11 Giugno 2009

Paese che vai, montagna che trovi

di Elena Cuomo (Blog Tolmezzo. Alla Scoperta della nostra Italia)

Un paesino piccolo, con non molti residenti, la cui importanza, però, è inversamente proporzionale al numero di abitanti. Borgo di montagna, di industrie e di frazioni, capitale di tutta la Carnia. Il nome, un po’ strano, pare derivi dal latino Tulmentium e probabilmente le prime dimore risalgono proprio all’epoca romana.

Il paese sembra un disegno, dalle tinte azzurrine che si mescolano a quelle verdi della vallata e al marroncino dell’Amariana, il monte che si inserisce nello schizzo con una forma piramidale. I tolmezzini si affidano ciecamente alla loro montagna dal cucuzzolo spesso innevato e pare che quando la cima è annuvolata sia il momento di tirar fuori gli ombrelli e attendere l’arrivo dell’acquazzone!

Monte Amariana

Monte Amariana

Sembra di vivere nella storia anche solo percorrendo le sue strade. Trincee, fortini, rifugi e tracciati di guerra sfumano tra la flora proprio lì dove le escursioni sono più numerose e dove ad un passo c’è il confine con l’Austria. Pochi ruderi restano ancora della Torre Picotta, al disopra di un’altura, che servì, in passato, come difesa dagli attacchi contro i Turchi.

Cultura e storia tracciano i lineamenti di Tolmezzo, lì dove il verde convive ancora con le strade asfaltate. Un tratto percorribile solo a piedi porta fino alla Pieve di San Floriano, una chiesa antica il cui santo veniva invocato per scacciare le epidemie che infettavano gli animali. La passeggiata dura circa mezz’ora, ma il panorama da lì è impareggiabile e la sua facciata è ben visibile in ogni particolare anche da giù a valle.

La campanella della scuola richiama a raccolta i bimbi con i loro grembiulini bianchi, diversi da quelli neri di una volta, proprio in quella stessa scuola dove Benito Mussolini fu maestro agli inizi del Novecento. Ecco quindi un paese dal passato da ricordare, insignito di medaglie civili e militari che ha saputo riparare ai danni delle calamità naturali, proprio lì dove la natura è fonte di turismo e attrazione.

Chiese, palazzi e torri circondano le abitazioni come a protezione di quei pochi abitanti ancora legati al lavoro agreste delle proprie terre. Casette rustiche, con tetti spioventi e quasi tutte in legno, sembrano ricordare il tipico paesaggio delle irreali montagne dei cartoni animati, dove l’erba è sempre verde e i cielo è sempre blu. Un magnifico Duomo, dal colore beige e dal timpano marroncino, si eleva imponente al centro del paesino con il suo campanile a cuspide dall’angioletto sulla cima che guarda verso i monti e con le tele del Settecento che decorano la navata interna.

Porta di Sotto

Porta di Sotto

Palazzi antichi regalano al luogo un profumo di nobiltà diffusa. In stile Ottocentesco e dai portoni possenti, fiancheggiano le case come se il passato vivesse con il presente, come se il nobile fosse il vicino di casa del moderno artigiano. Uno dei palazzi più importanti è il Palazzo Linussio, un impianto architettonico dagli ornamenti veneziani che fungeva sia da residenza sia da industria tessile. Di fianco si distingue la piccola Cappella Gentilizia dove i proprietari assistevano alle messe private.

Un altro palazzo va inserito nell’itinerario storico-artistico che offre Tolmezzo: il Palazzo Campeis che ospita il Museo Carnico delle arti e delle tradizioni popolari. In esso si rivive, attraverso il tempo, la vita, il lavoro e le usanze della Carnia. Utensili, abiti, quadri, sculture e dipinti di ogni epoca riposano ben posizionati all’interno delle ricostruzioni di antichi ambienti tipici: cucine, stanze da letto o botteghe, che immergono il turista in un’atmosfera tipica dei salotti letterari del XVIII secolo.

Insomma tutto è ben amalgamato nella cittadina, il vecchio e il nuovo si fondono come se lo stile e il gusto fosse lo stesso, l’unico elemento che distacca le epoche è la Porta di Sotto, forse l’ultimo particolare rimasto dell’antica cinta muraria.

Poche le macchine e tanta l’aria fresca da respirare. Case in mattoni, fontane e molto verde… in fondo nulla sembra cambiato rispetto al passato!

(Foto di Alpin furlan in licenza GFDL e di Sebi1 in Pubblico Dominio)

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