Era una splendida domenica di giugno e in compagnia del mio fidanzato e di una coppia di amici prendemmo la macchina e ci dirigemmo verso una destinazione ignota a noi fanciulle, l’unica cosa che sapevamo era che ci volevano fare una sorpresa. E lo fu realmente!
Arrivammo a Porto Ceresio in provincia di Varese, un rilassante comune che si affaccia sull’omonimo lago. Trovammo parcheggio e ci avviammo verso il lungolago ad ammirare il sole riflettersi nell’acqua mentre l’ampio anfiteatro delle Alpi ne faceva da cornice.
Iniziò così la serie infinita di scatti di fotografie, ammirai il paesaggio cercando di catturare in pieno la bellezza del luogo e, tenendola stretta nella mia memoria, pensai che ci sono posti stupendi in Italia e che siamo fortunati a vivere in un paese tanto bello ricco di storia e di cultura proprio come Ceresio.
Ceresio è il nome letterario del lago di Lugano: infatti il comune confina con la Svizzera e viene anche chiamato Porto in quanto era il punto di attracco per i battelli provenienti dal Nord.
Ci avviammo verso il centro cittadino, quella domenica vi era una mostra d’arte che occupava gran parte del lungolago, passammo in mezzo ad essa ammirando l’arte che si metteva in mostra nel pieno delle sue diversità attraverso sculture, quadri, fotografie, collanine e tanto altro ancora. Apprezzai il gusto delle Ville Liberty con le loro curiose decorazioni e i bei giardini che riportano alla memoria il tempo passato, il ponticello da attraversare, che in compagnia della persona amata e magari al tramonto crea un contesto romantico. Il tramonto comunque non era ancora arrivato e continuammo a camminare per il bel Porto sino ad arrivare alla Chiesa di Sant’Ambrogio risalente la fine del XVI secolo ricca di decorazioni barocche-lombarde. Percorremmo poi la salita di Selvapiana arrivando all’oratorio di Santa Maria Ausiliatrice.
Quindi ritornammo alla Corte del Pozzo dove si trova il Museo Etnografico Appiani – Lopez, non riuscimmo a visitarlo ma informandoci su ciò che conteneva scoprimmo che presenta una raccolta di oggetti riguardanti la vita quotidiana, le abitudini e le risorse degli abitanti di Porto Ceresio nel periodo che andò dal 1850 al 1940 circa e una sezione dedicata agli scultori e agli artisti che resero famosa nel mondo il loro bel Comune.
Lasciato il centro, ci dirigemmo verso l’ufficio informazioni, perché la vera sorpresa non era solo il Comune in sé quanto la storia che essa custodisce. Recuperammo delle cartine con gli itinerari della Linea Cadorna, ossia un sistema di fortificazioni costruito lungo il confine italo – svizzero tra l’estate del 1915 e la primavera del 1918, durante la prima guerra mondiale.
Il percorso fu molto interessante!
In totale gli itinerari possibili sono nove e per percorrerli tutti bisognerebbe ritornarci più volte o alloggiare a Porto Ceresio o nei dintorni. Comunque è una piacevole camminata, sono ottime anche le scarpe da ginnastica, non è necessario portarsi delle scarpe da trekking e per far capire quanto fosse semplice dico che incontrammo diversi gruppi di bambini con i genitori che mostravano alla prole le varie fortificazioni realizzate in punti di importanza tattica!
Entrammo anche in alcune grotte e con l’aiuto del cellulare o scattando foto utilizzando il flash ci facemmo luce e percorremmo i “labirinti”. Che bello! Non solo perché da alcuni punti era possibile vedere tutto il lago e oltre ma perché non puoi evitare di catapultarti nel passato, immaginarti i soldati che stavano in trincea. Siccome i camminamenti sono prevalentemente scavati nella roccia ci fu possibile passare da una trincea all’altra immaginando come i soldati potessero facilmente fare la stessa cosa passando sotto il fuoco nemico e in sicurezza raggiungere le varie postazioni. Fortunatamente la Linea non fu mai soggetta ad operazioni belliche.
E’ un luogo da visitare, lo consiglio vivamente e sicuramente anch’io ci ritornerò, percorrendo questa volta un altro itinerario.
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