Il maiale, si sa, unisce tutta l’Italia da Nord a Sud, isole comprese. Fino a cinquant’anni fa, nelle case dei nostri nonni si allevava questo animale che forniva provviste a intere famiglie, il giorno della sua uccisione (detta maialatura in Abruzzo) era una vera festa. Tutto ciò che ruota intorno al maiale è uno spaccato culturale, gastronomico ed economico ora quasi scomparso dietro le confezioni di carne che si comprano al supermercato. In un piccolo paese abruzzese Carpineto Sinello, in provincia di Chieti c’è un originale museo dedicato a questo animale onnipresente nelle nostre tavole. In questo borgo di circa 800 abitanti, ancora oggi, una parte dell’economia si basa sui derivati suini, soprattutto gli insaccati artigianali tra cui spicca la ventricina. Nello Bologna, ideatore del museo intervistato per Comuni-Italiani.it.
Quando è nato questo museo così insolito? Chi ha avuto l‘idea?
L’inaugurazione vera e propria è stata fatta il 2 febbraio 2008. Il progetto del museo è stato ideato dalla società Locomia di Milano con cui lavoro, anche se io sono originario del paese. La storia parte da lontano: l’allora sindaco e mio parente, Giusto Bologna, voleva restaurare la parte alta e antica del paese, grazia a dei fondi che aveva ricevuto il Comune. Mi ha chiesto un parere sul museo delle arti contadine che aveva intenzione di aprire, io ho dato la mia disponibilità a collaborare alla nascita di un museo che avesse però alla base un’idea originale, diversa. È così è nato il museo del maiale, da una chiacchierata tra me e il sindaco di Carpineto Sinello.
È un museo particolare, non mostra oggetti storici o artistici ma racconta di un microcosmo culturale ed economico ancora particolarmente vivo in Abruzzo…
C’è anche una parte etnografica, una sezione che abbiamo allestito in collaborazione con il museo delle Genti di Abruzzo di Pescara. Si tratta di arnesi, cesti e vasi (come i tipici tròccoli) legati all’allevamento, alla preparazione e conservazione della carne di maiale, tutti forniti dagli abitanti del paese. In un’area del museo c’è anche la riproduzione della vita contadina e della stalla e alcune sezioni un po’ pulp in cui è rappresentato il momento della mattanza del maiale che avveniva sempre d’inverno.
Avete esposto anche del materiale multimediale?
Sì, oltre ai pannelli illustrati ci sono ben cinque schermi allestiti in collaborazione con la rivista Abruzzo, che è anche un centro di studi coordinato dalla professoressa Lia Giancristofaro, il cui papà è il più grosso conoscitore delle tradizioni abruzzesi e ci ha fornito dei video che ritraggono le attività che ruotano attorno al maiale a partire dagli anni ’70 ad oggi, alcuni andati in onda nelle tv locali. Per quanto riguarda le foto abbiamo un fondo di un fotografo svizzero, scattato negli anni ’50, concesso dall’università di Berna e l’accostamento dell’arte tradizionale e quella pop di Andy Warhol, fino alla letteratura e poesia ispirati da questo animale umile ma utile.
In che modo il museo è legato alla realtà del paese?
Gli abitanti di Carpineto Sinello sono stati continuamente coinvolti, anzi hanno costituito un’apposita associazione che si chiama Carpine (dal nome della pianta che dà il nome al paese) per gestire il museo, insieme al Comune, e farlo sviluppare con iniziative collaterali. Il primo anno di apertura hanno visitato il museo diecimila persone, un risultato non da poco per un paese che non raggiunge i mille abitanti. Quest’anno il bacino di utenti è stato invece soprattutto regionale.
Chi è il visitatore medio?
Il primo anno abbiamo avuto due livelli circa di visitatori. Il primo è quello dei turisti gastronomici, gente di un profilo medio alto che si fa un’ora di macchina e più per raggiungere il paese e il museo, si fermano e di norma acquistano i nostri prodotti. La seconda categoria è quella dei giovani che si muovono più per le feste, per gli eventi organizzati.
Quali sono gli eventi proposti?
In genere si organizzano tre grossi eventi all’anno (uno d’estate, uno d’inverno e uno in primavera), l’ultimo è stato la Festa del primo taglio a cui hanno partecipato diversi produttori italiani.
Su questa originale iniziativa si innestano altre idee e progetti di sviluppo del territorio?
Dietro il museo c’è la storia di tante famiglie e un settore della microeconomia locale: in media ogni famiglia produce una quantità modesta di carne e salumi. L’attività più significativa è la norcineria, il museo del maiale ha dato una grossa spinta alla produzione e vendita, anche a livello nazionale, della ventricina. È un salume tipico condito con peperone trito, finocchietto e pepe e poi insaccato in una vescica di maiale.
Avete anche dei laboratori didattici?
Sì, certo. È una delle cose che funziona meglio. Nei laboratori del museo si lavora proprio la carne, ci sono delle signore del paese che insegnano ai bambini a fare le salsicce. Il raggio d’azione di queste iniziative è soprattutto provinciale ma hanno davvero un gran successo soprattutto tra i bambini.
Riferimenti:
Museo del maiale
Via Castello, 66030 Carpineto Sinello (CH)
Email: nello@locomia.it
(Foto del Museo del Maiale, per gentile concessione di Nello Bologna)
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