29 Dicembre 2009

La quiete contadina tra le valli del Savena e dell’Idige

di Andrea Bonfiglio (Blog Monghidoro. Interviste Scrittori)

La scrittrice Tiziana Monari, autrice del libro “Il cielo capovolto” (Maremmi Editori Firenze), intervistata su Monghidoro per Comuni-Italiani.it

Tiziana Monari

Tiziana Monari

Una vena poetica piuttosto spiccata, capace di portarla a comparire in numerose antologie letterarie ed a conseguire riconoscimenti in più d’una rassegna nazionale. Come valuta il suo percorso di poetessa?
Il mio percorso poetico è nato per caso. Sono sempre stata un’accanita divoratrice di libri, ma tutto si risolveva nelle letture. Quattro anni fa, durante un viaggio in Perù, ho raccolto in un foglio le sensazioni provate davanti ad alcune bellezze di questo paese. Tornata a casa ho spedito il piccolo manoscritto a un concorso indetto da una rivista di viaggi. A sorpresa sono stata pubblicata e così ho scritto altri appunti sull’Argentina, sul Cile, sulla Bolivia, sulla Malesia etc. Poi cominciando a navigare in Internet, mi sono avvicinata alla poesia scrivendo su alcuni portali. Un anno dopo ho fatto un viaggio a Cuba, appuntando dei versi su quest’isola che mi hanno fatta classificare al primo posto nel premio letterario “l’Autore”, con conseguente pubblicazione del libro “Il cielo capovolto”.
Ho continuato poi il mio percorso, con antologie e concorsi letterari. Dopo tre anni di attività, ho testi stampati in circa cento antologie di varie case editrici e al mio attivo molti premi nazionali ed internazionali vinti.
Nelle mie pubblicazioni figurano anche altri due libri: “Frammenti d’anima” (Aletti Editore) e “Il lamento d’Antigone” (Edizioni Lulù). E spero di non fermarmi qui!

Forse tutto ciò era scritto nel suo destino: nascere nella città di uno dei più apprezzati artisti italiani (Gianni Morandi) e frequentare per lavoro la Toscana - terra del sommo poeta Dante Alighieri e di altri illustri letterati – non poteva portare ad altro…
Per chi nasce in una comunità ristretta e per di più con un carattere introverso come il mio, la lettura diventa un mondo fantastico a cui ancorarsi; i libri sono stati il cibo per la mia anima e a forza di ingurgitare parole, le stesse sono uscite, tanti anni dopo, in forma di poesia. E’ una cosa che ha sorpreso anche me: non credo ci siano state influenze esterne.

Se in un suo libro dovesse presentare Monghidoro, cosa scriverebbe?
Monghidoro prende forma in uno spartiacque che divide la valle del Savena da quella dell’Idige, si snoda nel verde dell’Appennino tosco-emiliano, in paesaggi e strade sinuose che restano incollate all’anima. E’ piacevole d’estate con il suo clima fresco, le semine, i raccolti, in quella sua luce particolare e chiara che tocca le cime degli alberi e regala sorrisi ai villeggianti.
L’autunno lo addolcisce un po’, annunciato da tre colori: il verde dei prati e le foglie che diventano gialle in pomeriggi grigi, nuvolosi. Ed è bellissimo d’inverno quando scende la neve e tutto si trasforma in un paesaggio da cartolina, nel suo gelo che copre tutto con voce di cornacchia. La primavera invece lo rende screziato di pioggia e colma i suoi campi di viole e primule in boccio. Una meraviglia per un poeta…

Cos’ha da offrire Monghidoro, in termini di opportunità culturali, a chi come lei coltiva una passione artistica?
La vita culturale è di casa a Monghidoro. Nell’arco dell’anno si susseguono tantissimi eventi legati alle stagioni, che coinvolgono a tondo tutta la popolazione. Si va da presentazioni letterarie a mostre di pittura sia singole che collettive, serate letterarie a tema, serate di letture poetiche.
Molte le feste che raccolgono centinaia di persone provenienti un po’ da tutta l’Emilia, dalla coloratissima festa degli Alpini alla festa di primavera, alla festa d’estate con tanti mercatini sparsi per le vie del paese e la vendita di prodotti tipici. Non mancano in questa occasione serate danzanti e stand gastronomici di ogni tipo. Abbiamo, poi, per gli sportivi, gare di bocce, di fuoristrada, di enduro e di rally organizzate dal club Sandro Munari.
Non dimentichiamo il famoso coro di Scaricalasino (l’antico nome di Monghidoro) che allieta le serate con i suoi canti.

Qual è il luogo della città che preferisce? Perché?
Senza dubbio, piazza Ramazzotti è il cuore del paese, il ritrovo di gente con abitudini semplici che sosta la domenica, dopo la messa, a prendere un’ombra di vino, fermandosi a chiacchierare amichevolmente davanti al monumento ai caduti.

Quali sono, a suo dire, i simboli che meglio rappresentano l’essenza della città?
Sono tre: il parco castello di Scaricalasino; il campanile; il museo della civiltà contadina.

Quali sono tre buoni motivi per visitare Monghidoro?
In primis, la possibilità di gustare le feste di campagna e i sapori tipici delle cose di una volta; poi la buona cucina in generale ed infine l’opportunità di assaporare il ritmo di un piccolo paese, che ha saputo stare al passo con i tempi ma che è anche rimasto fedele alle sue tradizioni di gente contadina.

Un forestiero le si avvicina per strada e le chiede un suggerimento per un itinerario turistico cittadino. Dove lo indirizza?
Il paese è piccolo, si gira comodamente a piedi. Io consiglierei di fare il periplo completo, con calma, gustandosi i vari monumenti, il paesaggio e qualche zuccherino bollito.

Qual è un motivo per cui andar fiera di vivere a Monghidoro e qual è, invece, uno per cui non esserlo?
Monghidoro è il posto giusto per chi vuole vivere in una gradevole calma, al ritmo delle stagioni, col caldo nelle vene e nel cuore, gustandosi la prelibata cucina locale.
Nota stonata, ahimè, è il lavoro, ma credo che questo sia il punto dolente di tutta l’Italia.

Qual è il suo ricordo personale più bello legato alla città?
Io ricordo le feste in piazza, quelle col sapore del latte e dell’infanzia. Ero piccolissima e la nonna era costretta a prendermi in braccio per vedere Gianni Morandi che cantava nella piazza gremita fino all’inverosimile.
E poi la festa del 29 giugno in omaggio ai Santi Pietro e Paolo con la raccolta delle ciliegie e il mercato straboccante per le vie del paese.

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