La scrittrice Maria Stella Brancatisano, coautrice dei libri “Dove va la poesia” e “Il dolce web” (Carello Editore), intervistata su Samo, la sua città natale, per Comuni-Italiani.it
Una vita tra i libri: dal lavoro di bibliotecaria a Locri all’attività di scrittrice. Come valuta oggi il suo percorso di scrittrice?
Buono, interessante e dinamico. Sempre in crescita! Pur se faticoso, per certi aspetti. Scrivere è impegnativo, ti ruba il tempo, ti fagocita, non appartieni più a te stesso, ma… alla scrittura. Sei come un chirurgo che vuole sviscerare e sondare la realtà. Chi scrive mi capisce. E’ un’avventura meravigliosa, che ha un non so che di divino.
Se in un suo libro dovesse presentare Samo, cosa scriverebbe?
Scriverei che Samo offre paesaggi mozzafiato, sole, bel clima, sorgenti, tradizioni folcloristiche, manifestazioni religiose (soprattutto in estate). Oggi è in ribasso demografico (circa 1000 abitanti, ndr), ma con tanta voglia di non scomparire e di farcela. Ce la stiamo mettendo tutta!
Cosa ha da offrire Samo, in termini di opportunità culturali, a chi come lei coltiva una passione artistica?
Poca attività culturale, in realtà. Ciò spinge a guardare fuori città. Personalmente mi rifaccio con i libri e col fatto che mi trovo in biblioteca, in mezzo a tanti stimoli culturali ed umani.
Qual è il luogo della città che preferisce?
La piazza, che è il cuore pulsante del paese: una sorta di Agorà greca, l’ideale per noi che siamo di cultura magno-greca. Tutto si svolge in piazza: Natale, Capodanno, Pasqua, Festa del Patrono, Carnevale. Poi vi è la chiesa, l’oratorio e la bella campagna fiorita, multicolore, che a primavera è incantevolmente poetica.
Quali sono, a suo dire, i simboli che meglio rappresentano l’essenza della città?
Sono almeno cinque! Piazza Municipio, il Monumento ai Caduti, la chiesa di San Giovanni Battista, le campagne e, infine, Precacore (borgata storica fondata anticamente dai greci dell’Isola di Samos, ndr).
Quali sono tre buoni motivi per visitare Samo?
Solo tre? Disponibilità umana della gente, cordialità, sorgenti meravigliose (“Calamacia”, “Rocca”, “Irna”, ndr), laghetti e cascate per fare trekking (“Forgiarelle”, ndr), fiumare e buon vino, olio, miele, frutta, cicoria, fichi d’india… Buon pane e ottimi dolci, come le tradizionali Sammartine di Natale (biscotti tradizionali a base di uva passa e noci, ndr), che sono squisite e per le quali vado matta, sin dall’infanzia. Provare per credere!
Un forestiero le si avvicina per strada e le chiede un suggerimento per un itinerario turistico cittadino. Dove lo indirizza?
Si parte da piazza Municipio e si va alle Fontane di “Irna” e “Calamacia” o alle fonti della Rocca e poi tutti a Precacore – a piedi, ovviamente – sino al santuario, in pellegrinaggio, dove il 28 d’agosto si celebra la messa per la festività del Santo Patrono, San Giovanni Battista della Rocca. Domenica in piazza San Martino, con vino nuovo rosso delle nostre colline e tanta cicoria bollita e “zeppole” (tradizionali frittelle calabresi) e caldarroste.
Qual è il suo ricordo personale più bello legato alla città?
Per me la venuta in piazza, sopra casa mia, di un piccolo circo familiare con un trapezista in erba, mio coetaneo. Si improvvisava un piccolo cabaret con i personaggi paesani più caratteristici e la piccola famigliola artistica. Il circo era detto “u Lillinu” – dal nome del capofamiglia siciliano – e in quell’occasione il nostro “poeta” dialettale per antonomasia, Antonio Zurzolo, decantava le sue poesie ricevendo applausi da tutti. Oggi recitiamo insieme in piazza o partecipiamo agli stessi concorsi. Bello, no? Chi l’avrebbe detto?
(Foto di Franco Lazzarino, per gentile concessione)
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