Cordovado sorge dove il Friuli-Venezia Giulia sfuma nel Veneto: da sempre terra di confine, il comune è infatti adagiato alla stessa distanza tra Sesto al Reghena e Portogruaro, rispettivamente i primi baluardi delle due regioni.
Questo piccolo comune, oggi abitato da poco meno di 3000 anime, ha una storia molto particolare, travagliata e spesso di conflitto tra signori locali e Chiesa. A dire il vero, i conflitti di Cordovado nascono già con il nome: per quanto concerne la toponomastica, infatti, il nome offre diverse interpretazioni. Quella più probabile è tratta dai termini latini curtis e vadum, a indicare quindi un insediamento di una certa importanza sul greto di un fiume, su un guado appunto. Con il passare degli anni e con la nascita del volgare il nome evolve – come si trova trascritto in una pubblicazione del 1126 – cort de Vat. Il simbolismo della comunità, però, ha sempre portato a pensare a un’altra etimologia, ovvero Cor de Vado, ossia cuore del guado. Per quanto più romantica e suggestiva, questa interpretazione, sembra tuttavia errata.
La costruzione dell’insediamento si perde nella storia, ma alcuni elementi portano a pensare che già prima dell’anno Mille Cordovado avesse una certa importanza strategica, tant’è vero che venne fortificata e incastellata. L’importanza strategica sembrava essere di tipo temporale: Cordovado era al limite della diocesi vescovile e, quindi, terra di confine – tratto distintivo che si rivedrà molti anni più avanti – con l’adiacente territorio di Sesto al Reghena con i correlati possedimenti dell’abbazia.
La storia del comune durante il medioevo è lunga e travagliata: in quegli anni diversi signorotti locali cercarono continuamente di usurpare i territori alla diocesi. Suddette lotte finiranno solo all’alba del XIV secolo (nel 1317 per l’esattezza), quando l’esercito patriarcale riuscì a respingere il nemico. Nel 1381 scoppia la Guerra del Friuli, a seguito di incomprensioni con papa Urbano VI su una nomina. Il maniero cordovadese resiste e, nel 1387, viene firmato il trattato di pace.
Verso la fine del XVI secolo lo sviluppo urbano del paese portò alla creazione di quello che ancor oggi è indicato come “borgo nuovo”. Nei cento anni successivi Cordovado divenne anche meta di pellegrinaggio e il perché è presto spiegato: a cavallo tra il 1500 e il 1600 a una popolana apparve la Madonna ed a seguito di quest’apparizione venne eretto il Santuario della Beata Vergine Maria (1603), santuario che divenne presto meta di pellegrinaggio.
La storia del paese continua poi senza infamia e senza lode fino al primo conflitto mondiale, quando Cordovado si vede assegnato un ruolo preminente di retrovia. Nel 1916 per il paese fu di passaggio il re Vittorio Emanuele III, che conferì con il generale Ricciardi. Al termine del secondo conflitto, Cordovado ritrova il ruolo di confine che già le era stato assegnato all’inizio della propria storia; in quegli anni era difatti ultimo baluardo della Grande Germania: la sbarra di confine era proprio all’interno di Cordovado, sorvegliata dai repubblichini.
Per quanto riguarda, invece, la storia più recente non si può dire Cordovado senza pensare in automatico alla Rievocazione Storica. La Rievocazione è il vero piatto forte che Cordovado offre ai difficili palati pordenonesi, abituati al particolare. Dal 1986, per alcuni giorni nella prima domenica di settembre le lancette dell’orologio di Cordovado vengono prepotentemente riportate indietro nei secoli, traghettando il paese nel Medioevo. Per quanto ora, a quasi 25 anni di distanza dalla prima edizione, questo evento possa sembrare assolutamente “dovuto”, bisogna dire che invece la manifestazione del Palio è stato un evento assolutamente eccezionale per il piccolo paese, che è potuto così tornare a rivivere le sue origini.
Nella Rievocazione si sfidano i quattro rioni del paese, nel cosiddetto “Palio dei Rioni”: Rione Borgo (che veste i colori giallo neri), Rione Saccudello (biancoazzurro), Rione Villa Belvedere (rossoblu) e Rione Suzzolins (giallorosso).
Nell’ultima edizione, quella del 2009, l’evento è stato rinnovato notevolmente, recuperando ad esempio diversi eventi medievali, addirittura cambiando il nome: da Rievocazione Storica si è passati a Anno Domini 1387 (l’anno della firma del trattato di pace), proprio per indicare il ritorno al passato.
Tra l’infinita varietà di spettacoli proposti i più interessanti sono senz’altro le scenette teatrali durante le feste rionali, la corsa con le botti, il tiro con l’arco e il concorso “domina bella”, concorso nel quale ogni rione propone una “domina” che dovrà superare le altre non in bellezza ma in recitazione di canti della Divina Commedia e altre prove.
Spettacolo da non perdere assolutamente, è anche quello offerto dagli sbandieratori. Durante la giornata finale, la domenica, il centro storico di Cordovado viene chiuso, e riempito di bancarelle.
Non mancano le ombre su questo evento, purtroppo. Sempre più spesso, con il passare degli anni, in molti lamentano due problemi: il primo è di tipo economico. Le comunità e le istituzioni vengono accusate di non foraggiare abbastanza la Rievocazione, mentre altre più recenti (come a Valvasone e Spilimbergo) sono ben più aiutate. La seconda, invece, è che secondo molti è venuto meno l’entusiasmo iniziale. Certo dopo 23 anni di Rievocazione potrebbe anche essere considerato normale, ma per il bene di tutti sarebbe meglio continuare questa splendida manifestazione, rimboccandosi le maniche.
Ma Cordovado non è solo rievocazione storica: se qualcuno volesse annusare i dolci odori campestri o vedere da vicino questo splendido paese (che dal 2004 è entrato di diritto tra i “Borghi più belli d’Italia”), di sicuro non ha di che annoiarsi. Deve solo decidersi su cosa concentrarsi prima, se sui palazzi, sulle chiese o sul verde che abbonda nel territorio.
Partiamo proprio da quest’ultimo, anche se si deve andare un po’ “fuori porta”. Cordovado sorge tra Tagliamento e Lemene, il verde è rigoglioso e si possono anche ammirare diverse risorgive (due a Venchiaredo, una in zona Casette, un’altra in zona Suzzolins e infine due in zona Vilunghi) a poca distanza l’una dalle altre. Si possono ammirare addirittura laghi artificiali (“laghi pacher”).
Per quanto riguarda invece i palazzi e le chiese, non si può non guardare la Chiesa della B.V. (di cui si è già parlato in precedenza). Immancabile anche la visita al Castello Medievale nel “Borgo Antico”: sorto con ogni probabilità su di un insediamento preistorico, ad oggi è rimasta solo la torre portaia nord, dopo che il castello fu abbattuto fin dalla seconda metà dell’ottocento.
Insomma, Cordovado è una piccola gemma al confine della provincia di Pordenone: se visitata a settembre offre l’irripetibile esperienza del Palio, nel resto dell’anno si annusa comunque un’aria retrò nel paese, ma il meglio è offerto dalla natura, proprio in autunno. I colori che riesce a regalare la distesa sterminata di campi e alberi è qualcosa di magico: se poi c’è anche la fortuna di essere accompagnati da un po’ di bruma (o nebbia, dicendola in italiano), ecco che il paesaggio diventa quasi sublime.
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