Un centro storico ben conservato, un festival letterario che travalica i confini dell’isola e un lago. Questo è Gavoi, uno dei paesi della Barbagia sarda, tra Nuoro e il Gennargentu, al centro della Sardegna.
Grigio e rosso sono i colori dell’abitato: il grigio del granito, la pietra locale con cui sono state costruite molte case da sos picaperderis (i tagliapietre) e il color mattone della trachite. I balconi in legno e ferro, che si affacciano sulle salite e le discese di Gavoi, ricordano quelli delle baite di montagna; la casa tipica era su due piani, in basso la cucina e il ricovero degli animali, al primo piano la stanza degli sposi.
Nel centro storico, spicca il campanile rosso della chiesa dedicata a San Gavino del XVI secolo, con due campane della fine del Cinquecento e, all’interno, alcuni affreschi della fine del XVII secolo, un pulpito in legno intagliato del Seicento e un fonte battesimale del 1706. La facciata colpisce per il suo grande rosone in trachite e per il portale con timpano ricurvo, con davanti una piccola piazza.
Ed è in questi luoghi di Gavoi, un paese lontano dalle vie principali che attraversano la Sardegna da Nord a Sud (come la strada statale 131), che da qualche anno si ripete un festival dedicato alla letteratura ma soprattutto al piacere della lettura, che cerca di scoprire qualche nuovo talento e invita scrittori già affermati.
Gli ospiti sono sardi - molti attivi e apprezzati in questi anni anche al di là dell’isola - ma anche italiani e stranieri, tanto che il festival è diventato uno spaccato letterario molto vivace. Le canzoni accompagnano le parole lette e recitate e gli interventi (anche di giornalisti, com’è avvenuto nella scorsa edizione, di autori cinematografici affermati o esordienti).
Spazio, inoltre, per la fotografia e la comicità, oltre a un salotto letterario notturno in cui ospiti e pubblico possono parlare. Il festival dura tre giorni ed è organizzato dall’associazione l’Isola delle Storie, presieduta da Marcello Fois, scrittore noir e autore per la TV, originario di Nuoro.
Gavoi è quindi il paese delle storie che si ascoltano e si leggono tra le strade. Ed è conosciuta anche per la tradizione orale del canto a tenore barbaricino. Si tratta di un canto a quattro voci, tipico della tradizione agropastorale sarda dei paesi dell’area del Gennargentu, i cui testi - vere poesie! - non sono quasi mai scritti e quindi sono tramandati o spesso improvvisati. Un vero tesoro riconosciuto dall’Unesco dichiarato Patrimonio intangibile dell’Umanità.
Letteratura, canto a tenore, ma non solo.
Gavoi era infatti conosciuto, fin nel Campidano di Cagliari, per i suoi artigiani e i Zillonarjos, così si chiamavano gli ambulanti che giravano l’isola a cavallo, per vendere prodotti come l’orbace (il tessuto di lana usato per il costume tipico), il formaggio Fiore Sardo, oltre a finimenti, selle, morsi e speroni per cavalli. Altra tradizione antica è quella degli orafi e argentieri, abili nel realizzare antichi gioielli sardi per il costume, come sos guttones (i bottoni in filigrana) o i rosari. Tra gli strumenti ancora suonati i vecchi tamburi in pelle di asino e di cane, gli zufoli (sorta di pifferi).
I dintorni del paese sono l’ideale per passeggiate tra lecci, roverelle e quercete, con un clima mitizzato dal Lago Gusana, un invaso artificiale ottenuto dallo sbarramento del fiume Tolaro, da cui si ottiene energia idroelettrica. Nel lago si pesca la trota e la cernia, si va in canoa e si fanno escursioni a cavallo. Le sue acque hanno coperto uno dei reperti archeologici di età romana, un ponte romano conosciuto come Ponte Verzu, del II-III secolo dopo Cristo; poco distante anche una strada romana che congiungeva Cagliari a Olbia. Resti che testimoniano l’avanzata dei Romani nella Barbagia, una conquista sofferta e aspramente combattuta dalle popolazioni locali.
La zona è ricca di insediamenti di epoca precedente, come quello neolitico vicino al santuario Sa Itra, in cui spicca il menhir di granito Sa perda longa, alto quasi quattro metri. Altri menhir e domus de janas (sepolture antiche), si trovano nelle campagne di Gavoi.
Due infine i nuraghe più interessanti: quello di Castrolongu e quello di Talaichè.
(Foto di Grazia Sini, per gentile concessione)
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