12 Febbraio 2010

Un sabato d’arte, memoria e letteratura

di Andrea Bonfiglio (Blog Loreggia. Racconti di Viaggio)

Due panini, un frutto e una bottiglia d’acqua: ecco ciò di cui ho bisogno per l’avventura odierna. Sistemato il tutto nello zainetto d’ordinanza, sono pronto per partire. L’auto è parcheggiata dinanzi alla casa; piove. Sollevo il cappuccio del giubbotto e mi precipito al volante. Pochi istanti e sono già in carreggiata diretto verso l’autostrada.
La tratta che mi aspetta non è molto lunga: Pistoia-Bologna-Padova. La pioggia non offre tregua e salendo di quota si tramuta in neve. Le alture dell’Appennino si fanno sempre più vicine e le vette imbiancate conferiscono un tocco di magia al loro aspetto, al pari delle conifere che adornano il paesaggio ai margini della lingua d’asfalto.

I minuti passano e alla radio si alternano i successi del momento. L’auto oltrepassa le montagne e per qualche attimo, in cielo, si scorge addirittura il sole. L’emozione dura poco perché la pioggia torna a dominare la scena. Lo sguardo spazia all’orizzonte ed io rimango colpito da uno scenario che mi è nuovo: la pianura.
Non sono abituato a vedermi d’innanzi l’infinito, bensì i monti e le colline che nel loro rassicurante abbraccio cingono la mia vallata di residenza. Proseguo con un pizzico di sorpresa in questo insolito habitat e mi concentro con maggiore attenzione sui cartelli stradali: l’uscita è ormai prossima.

Chiesa parrocchiale di Loreggia

Mi lascio l’autostrada alle spalle e mi dirigo verso la meta designata, percorrendo una statale sopraelevata che si distende fra imponenti complessi commerciali. Sono diretto nel comune di Loreggia, piccolo borgo veneto popolato da poco più di seimila anime.

Noto prevalentemente per la sua connotazione agricola (recente l’avvento di piccole industrie legate ai metalli), mi attrae oggi per una motivazione completamente opposta: l’arte.
Si svolge in loco, difatti, l’annuale “Premio Antonio Baratella”, manifestazione culturale dedicata alle arti figurative e letterarie. Un’interessante rassegna di opere contemporanee che richiama in città pittori, illustratori, scultori, poeti e narratori provenienti da tutta Italia.

L’esposizione si svolge nella suggestiva cornice di Villa Rana ed è proprio lì che ho intenzione di andare. Seguo le indicazioni per Loreggia e poi per il centro urbano, così mi trovo sulla destra il palazzo municipale. Lascio il veicolo nell’antistante parcheggio e mi avvicino all’ingresso moderno. Trovo chiuso e sosto in attesa per qualche minuto.
D’un tratto noto alcuni eleganti signori dirigersi verso un’altra direzione e decido di accodarmi a loro. Scelta giusta: vanno verso un ingresso laterale, più antico. E’ il cancello nero, in ferro, della residenza. Lo oltrepasso e mi trovo subito in un piccolo androne coperto, che precede i locali interni.

Non appena dentro, rimango subito impressionato, positivamente, dall’eleganza degli ambienti che ospitano i quadri. Faccio un giro di perlustrazione della prima sala, aggirando i pannelli espositivi posti al centro. Mi colpisce un’opera d’illustrazione tridimensionale che commemora le vittime di religione ebraica, perite nei campi di sterminio durante la Seconda Guerra Mondiale. Ne sono parte integrante dei reticoli di filo spinato, una pioggia di stelle gialle con la scritta “Jude” (ebreo) e la divisa numerata di un prigioniero.
Dopo un’attenta osservazione, visito una seconda stanza più piccola e m’incammino verso il piano superiore, salendo una scala – divisa in due parti – che disegna una “M”. Vi trovo gli uffici dell’amministrazione e uno slargo comunicante che ospita altri quadri, oltre ad una serie di sedie disposte ordinatamente. Si svolge qui la consegna dei premi agli artisti insigniti di un riconoscimento ed io vi assisto piacevolmente, ascoltando con partecipazione la declamazione dei brani premiati nella sezione letteraria.

Si respira un’atmosfera d’altri tempi, forse anche in virtù delle magnifiche pareti che, in un sapiente gioco di colori, riproducono delle antiche colonne, bianche, che spiccano sullo sfondo contraddistinto dalle tenui sfumature del giallo. Una degna conclusione per un viaggio di matrice culturale.

(Foto di Danilo Bonato)

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