25 Aprile 2010

Non solo tartufi

di Maria Minopoli (Blog San Pietro Avellana. Racconti di Viaggio)

La nostra destinazione è la Sagra del Tartufo di San Pietro Avellana. Partiamo da Venafro e ci dirigiamo verso il piccolo paese. Il viaggio è piuttosto breve ma regala piacevoli sensazioni grazie ad un paesaggio dominato da incantevoli rilievi collinari arricchiti da una vegetazione lussureggiante. Lo scenario è bucolico, dolci pendii verdeggianti dedicati al pascolo di ovini si alternano a distese coltivate, ombrosi boschi dolcemente degradano sui fianchi delle colline.

Panorama San Pietro

Panorama di San Pietro

Arrivati in paese parcheggiamo l’auto, ci attende una salita con una rilevante pendenza. La presenza dei passeggini e la canicola estiva rendono la salita  piuttosto ardua, ma la meta è estremamente vicina. Una piccola stradina adornata da molteplici banchi, che offrono numerose leccornie e oggetti tipici, accoglie le numerose persone intervenute alla sagra. Un paio di capannoni arredati con tavoli e sedie ospiteranno tutti coloro che vorranno assaporare il tartufo. In attesa dell’evento ci addentriamo nel paese e percorriamo gli angusti viottoli circondati da piccole abitazioni di recente fabbricazione.

Indugio sulla bellezza del paesaggio circostante che affievolisce la mia delusione dovuta all’idea di un paese medievale. Casualmente incontriamo un’amica romana, al nostro stupore spiega che ha origini locali e che periodicamente torna a San Pietro. Rallegrati dalla presenza di una preparata guida turistica ci lasciamo condurre per le stradine semideserte del paese.

L’esigua popolazione locale è addensata sulla strada che ospita la sagra. Il nostro cicerone spiega che il paese fu raso al suolo più volte durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, ecco la spiegazione alla recente fattura degli edifici.

Andiamo a visitare il Museo della Civiltà Contadina. La nostra accompagnatrice ci spiega che il museo è stato allestito recentemente grazie all’intenso lavoro di una signora del paese che non solo ha fornito molto del materiale esposto ma ha anche collaborato attivamente alla ristrutturazione dell’edificio che ospita l’ente.

Museo della Civiltà Contadina

Museo della Civiltà Contadina

La sede del museo è un graziosissimo edificio ristrutturato recentemente. Attrezzi da lavoro, utensili, merletti rapiscono l’attenzione conducendo in un’atmosfera contadina di inizio secolo. Una dettagliata didascalia illustra la provenienza degli oggetti, il tipo di utilizzo, a volte con una breve storia.

La mia curiosità di neomamma è attirata da una culla in legno massiccio. Leggo l’annotazione che descrive l’oggetto, la storia riportata rapisce la mia fantasia. Le contadine costrette a lavorare tutta la giornata lasciavano i bambini in cullette, protetti solo dall’ombra di enormi alberi. Anche se malati i bambini dovevano essere lasciati e a volte capitava che al ritorno trovassero il bambino in situazioni gravissime o addirittura deceduto. Guardo mia figlia penso a come la situazione si sia evoluta e quanti adulti accudiscono un unico bambino.

Distolgo l’attenzione dai tristi pensieri e proseguo la visita, si accede in una sala dove è allestita una camera matrimoniale contadina, in uno spazio adiacente è approntata una cucina. Le diverse zone del museo espongono oggetti agricoli per la lavorazione dei campi, utensili per la lavorazione del latte e della lana, un settore è dedicato all’archeologia e agli oggetti militari, un’altra ai vestiti d’epoca. Estremamente interessante l’archivio fotografico comprendente foto d’epoca che raffigurano vita quotidiana, donne in vestiti caratteristici, situazioni belliche e la distruzione successiva ai bombardamenti. Una breve ma intensa immersione in un recente passato.

Terminata la visita torniamo nella zona in cui c’è la sagra. Dopo un’estenuante fila siamo pronti ad assaporare i numerosi piatti contenenti il tartufo cucinato in molteplici modi. Satolli di cibo e di buon vino, godiamo dell’aria di festa. La musica di organetti e strumenti tipici completa il quadro di beatitudine sensoriale. Trascinati in un vortice di allegria e tradizione ci lasciamo condurre dalla musica in una situazione allegra ed esaltante. Balli, canzoni tipiche e risate risuonano nell’area circostante e trasformano l’intera strada in un’enorme sala danzante.

Purtroppo dobbiamo andare è pomeriggio inoltrato, la nostra accompagnatrice ci invita a tornare per vedere l’Osservatorio Astronomico, fare una gita in uno dei numerosi boschi circostanti, vedere l’Eremo di Sant’Amico, il laghetto che si trova in località La Torre o per fare una passeggiata lungo il tratturo.

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