30 Ottobre 2010

La fonte sacra di Su Tempiesu

di Barbara Cidda (Blog Orune. Itinerari Turistici)

Se vi piacciono le gite fuori dal comune, se desiderate immergervi nella selvaggia natura del Nuorese, se volete trascorrere una giornata speciale, alla scoperta di vestigia del passato note soltanto ad una cerchia di pochi eletti, allora questo itinerario è ciò che fa per voi.

Giungere alla meta finale sarà un premio gradito, che arriverà dopo un cammino affascinante, tra la natura selvaggia dei monti del Gennargentu. Eh si! Sarà un viaggio che vi lascerà senza fiato.

La fonte sacra di Su Tempiesu

La fonte sacra di Su Tempiesu

Arrivare a Su Tempiesu, fortunatamente, è meno difficoltoso di quanto ci si possa aspettare. Sin dall’ingresso di Orune la chiara segnaletica vi indicherà il percorso. Se pensavate di attraversare tutto il borgo le vostre attese saranno disilluse: la strada per Su Tempiesu, infatti, si diparte dalla via principale quasi subito, sulla destra, e scende con una certa pendenza sino al cimitero del paese. Una volta oltrepassato il luogo di riposo dei nostri defunti ecco snodarsi il sentiero, quasi interamente asfaltato, che vi condurrà a destinazione. Per un primo breve tratto vi terranno compagnia alcuni splendidi murales, che ripropongono al turista alcune scene di vita vissuta.

Subito dopo ecco un altro spettacolo aprirsi davanti ai vostri occhi: curve cieche, ripide salite ed altrettanto ripide discese, la parete rocciosa che incombe sulle vostra testa da un lato e lo strapiombo dall’altro. Quando tutto sembra perduto, quando il viaggio sembra infinito (perché così qualsiasi percorso appare al viaggiatore ignaro della destinazione) due ali di nuda roccia vi accompagneranno per l’ultimo tratto, sino a giungere al punto in cui l’asfalto lascia il posto allo sterrato. Ed ecco, qualche metro più in là, una costruzione moderna, che accoglie i visitatori che, coraggiosi, vogliono affrontare la prova.

Come dite? Pensavate che tutto fosse finito? Vi sbagliate… il bello inizia proprio ora. La costruzione in questione è la sede della cooperativa che si occupa della gestione del sito. Ospita una ricostruzione della fonte così come doveva essere nell’antichità, oltre ad una copia delle spade in bronzo che adornavano la sommità dell’edificio.

Se volete vivere ancora un po’ nel mistero lasciate la visita dei locali della cooperativa per ultima. Incamminatevi invece lungo lo stretto sentiero discendente, lungo ottocento metri, che vi condurrà finalmente all’anelata fonte. Se lo desiderate potete anche avere il piacere di essere accompagnati da una guida, che vi spiegherà tutto ciò che è necessario per la conoscenza del monumento che vi apprestate a scoprire.

Pinnettu

Pinnettu

Dopo aver percorso pochi metri ecco la prima sorpresa: un gruppo di pinnettos, le tipiche capanne circolari che richiamano quelle nuragiche, usate un tempo, ed in alcuni casi anche ora, come rifugio dei pastori.

Lungo il sentiero vi faranno compagnia alcuni cartelli di legno, che vi illustreranno la forma e i nomi della flora locale in latino, italiano e sardo (al ritorno invece un altro sentiero vi guiderà tra le meraviglia della fauna sarda), oppure vi segnaleranno quanti metri ancora mancano alla fine della stradina. In alcuni punti strategici sono poste delle rustiche panchine, per permettere a chi lo desideri di riposarsi e divagare con lo sguardo tra le alture, liberando la mente dai più cupi pensieri e respirando la frizzante aria montana.

La fonte appare all’improvviso, quando meno ve lo aspettate. Si tratta di una costruzione di pietra dalla singolare forma di casetta, alta in origine sette metri, dal tetto a doppio spiovente, di cui ora però manca la sommità.

Il monumento fu costruito dai nuragici per celebrare il culto delle acque. La struttura a forma di casetta è unica: si tratta, infatti, del solo monumento di tal genere giuntoci quasi interamente conservato. Le acque sacre della sorgente furono dapprima incanalate in una tubatura in piombo (motivo per cui è vietato bere l’acqua che tuttora sgorga dalla fonte), quindi fu costruito il monumento, che presenta diverse peculiarità, oltre al tetto a doppio spiovente: prima di tutto i materiali da costruzione.

Archi

Archi in monoliti basaltici

Infatti, il basalto usato per la realizzazione della fonte non è locale; probabilmente fu portato dai nuragici attraverso le montagne dalla costa orientale dell’isola, forse Dorgali. Ricordiamo poi i due archi in monoliti basaltici, situati sopra l’accesso al pozzo principale, che hanno una semplice funzione decorativa.

Molto interessante è anche la tecnica costruttiva: i conci di pietra, squadrati in loco, furono disposti l’uno sull’altro secondo una tecnica di realizzazione detta a coda, che permetteva di seguire una sporgenza fissa, tale da permettere loro di reggersi da soli.

Ultimo accenno degno di nota riguarda il concio terminale del tetto, rinvenuto poco distante dalla fonte, il quale presenta venti fori che ospitavano venti spade in bronzo, fissate alla pietra mediante del piombo fuso e spezzatesi a causa del crollo.

Dobbiamo ringraziare la natura se tale monumento è giunto sino a noi: nel nono secolo a.C. una frana ricoprì la fonte distruggendola in parte, ma preservandone il resto. Essa fu riportata in luce fortuitamente negli anni Cinquanta del millenovecento e da allora ci è concesso ammirarne il profilo e seguirne con lo sguardo i dettagli, il tutto in religioso silenzio, perché la grandiosità di tale costruzione, pensata da menti che ignoravano qualsiasi forma di scrittura, lascia chiunque senza parole.

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