Sorge nell’area nord-orientale dell’Abruzzo un piccolo borgo dal fascino tanto semplice quanto suggestivo, tipico della provincia italiana. Si tratta del comune tramano di Morro d’Oro che si erge su d’un poggio a 210 m.s.l.m, circondato dai sinuosi profili di altre verdeggianti colline. Una cittadina abitata da poco più di 3.000 abitanti, i quali hanno l’opportunità di godere – merito di una strategica posizione geografica – sia delle attrattive tipiche del mare, distante 15 minuti d’auto, che dell’ambiente montano, distante appena mezz’ora. Un luogo intermedio, ma non di passaggio: tutto possibile grazie alla presenza di uliveti, vigneti, frutteti e vivai che ne permeano il tessuto urbano. Un motivo determinante, per molti, al fine di ricondurre in loco il centro dei propri interessi. Se a ciò si aggiunge la straordinaria generosità della terra, che dona prodotti genuini e di pregio come il vino, l’olio, la frutta ed i formaggi, il gioco è fatto.
Un legame inscindibile quello tra l’agricoltura e la città, come si può evincere dalla semplice osservazione del quadro paesaggistico.
Per gli osservatori disattenti, inoltre, c’è la possibilità di visitare il locale Museo della Civiltà Contadina, ospitato nell’ottocentesco palazzo De Gregoriis. Una meta ideale, soprattutto per i più giovani, per riscoprire le tradizioni popolari di un tempo, quando la quotidianità era scandita dalle mutevoli mansioni da svolgere nei campi o al focolare domestico. Un vero e proprio tuffo nel passato da compiere attraverso l’osservazione di circa trecento oggetti, esposti sui tre piani che costituiscono il polo museale secondo una logica didattica tale da consentire una facile “lettura”. E’ così che si può ammirare, fra gli altri, la tipica conca, ovvero quella grande sorta di brocca che le donne portavano in equilibrio sulla testa, con l’intento di trasportare l’acqua fino a casa.
Per osservare un esempio storico di maggiore magnificenza architettonica, invece, è opportuno uscire dal nucleo fortificato e percorrere poche decine di metri in direzione sud-est. E’ qui che sorge infatti la Chiesa di San Salvatore, opera trecentesca riconducibile a Gentile di Ripatransone, caratterizzata da un campanile a vela che si mette in evidenza, trasversalmente, sul lato posteriore. Un luogo di culto che custodisce all’interno pregiati cimeli: una tela di Francesco Ragazzini (databile al 1601) raffigurante il matrimonio mistico di Santa Caterina D’Alessandria; un imponente organo del XVIII secolo realizzato dal Maestro Adriano Redi di Atri ed un reliquiario settecentesco di San Bernardino.
Un edificio che nella sua essenza risulta ispirato al modello della più importante Chiesa di Santa Maria di Propezzano, già esistente nel VIII secolo. Un maestoso complesso religioso nel quale spicca, in alto, un rosone duecentesco ed al centro un ampio chiostro impreziosito da 27 lunette affrescate – opere del pittore polacco Sebastiano Majevski – che ripercorrono la vita di Gesù. Nel cortile interno spiccano anche due file di logge: quella superiore immetteva anticamente nelle celle dei frati, mentre quella inferiore conduceva ai magazzini ed al refettorio. Quest’ultimo presenta ancora oggi vari affreschi di spessore che ritraggono la Crocifissione di Cristo, l’Ultima Cena ed i Santi Francesco e Benedetto.
E’ un ambiente che rivive principalmente il 10 maggio di ogni anno, data in cui si svolgono i festeggiamenti cittadini in omaggio alla Madonna. Ad avere cadenza annuale, inoltre, c’è pure il Concorso Internazionale per Fisarmonicisti che richiama in paese musicisti proveniente da ogni parte del mondo.
Nel paese non mancano nemmeno le opportunità di svago per gli sportivi, a partire dai graziosi laghetti che attraggono gli amanti della pesca, per passare alla struttura polivalente d’avanguardia – nel cuore della campagna – che strizza l’occhio agli appassionati di atletica.
A Morro d’Oro c’è, insomma, un mix vincente incapace di suscitare delusioni!
(Foto di Infinitispazi)
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