Sorano si trova su uno sperone tufaceo sopra la valle del Lente, racchiuso tra le rupi e la rocca degli Aldobrandeschi. La cittadina è veramente particolare, con le sue vie strettissime e le costruzioni erette a seguire la morfologia della montagna. Per un pelo ho rischiato di passare oltre e visitare solo l’interno del museo invece devo dire che è valsa la pena farsi qualche passeggiata a piedi per gustare appieno questa cittadina così peculiare.
A volte commetto l’errore di pensare che le cose belle siano state catalogate ed ordinate dall’uomo e che si debba ricercare qualcosa di ‘preparato’ per vedere ciò che vale la pena di vedere. Non c’è errore peggiore di questo e mentalmente, appunto, devo costringermi ad evitarlo. Sono felice di essermi fermata, sembra di giocare agli esploratori tanto è labirintico l’ordine delle costruzioni di Sorano. Quello che mi dispiace dover ammettere, è che a causa del dissesto geologico, molte delle case del paese sono non solo dissestate ma stanno proprio crollando.
Le costruzioni, di tufo o di pietra, hanno ambienti scavati nella roccia, cunicoli, sottopassaggi, ripide scale. All’estremità meridionale del paese, poco dopo una chiesa, si apre uno scorcio panoramico sulla valle del fiume: mi fermo alcuni minuti a gustare lo stormire delle fronde e lo scrosciare dell’acqua; è come medicina per lo spirito fiaccato dallo stress e dall’alta velocità del mondo odierno, mi sembra di aver recuperato un tesoro sepolto da chissà quanto tempo.
All’altra estremità di Sorano la rocca, una struttura militare rinascimentale. Appena sotto la porta guardo in su. Intagliata nella roccia un’apertura a forma di imbuto rovesciato: una volta servì a interrare l’entrata della fortezza per impedire l’entrata. Fa una bella ombra dentro e trovo una signora che tiene un esemplare di cane pastore, un vero gigante: “come si chiama?” “Orso” dice la signora. Stupidamente rispondo che in effetti ne ha la mole, per poi pentirmene poco dopo. La città dopo essere appartenuta agli Aldobrandeschi è stata degli Orsini e io non avevo capito subito l’allusione, ma ormai è troppo tardi e mi dirigo nella piazza antistante al museo, ai cui lati stanno delle antiche tombe. Dalla terrazzetta si vede un bel panorama della città e io sono contenta di poter vedere il museo.
Purtroppo questo è ancora molto giovane e non c’è la quantità di reperti che speravo, ma è comunque interessante per la bellezza delle ceramiche ritrovate. Contiene anche un antico affresco con una particolarità rarissima: ai lati delle pitture è inciso un madrigale del Petrarca con la musica da accompagnamento; mi chiedo se è stata eseguita ed annuso l’importanza che deve aver avuto la scoperta anche se non sono in grado di coglierla appieno. Vorrei anche visitare i sotterranei del palazzo, che devono essere molto affascinanti ma purtroppo era necessario prenotare, invece io quando parto mi affido al caso, fiduciosa che in qualche modo mi guidi verso le cose più significative per me…
Ma adesso è tempo di lasciare il paese per raggiungere una frazione del comune di Sorano: Sovana, che alcuni amici ci hanno consigliato di vedere. Questo paese è indicato perfettamente dal termine pittoresco, e non nel suo senso più banale, tanto che è stato riconosciuto essere degno del titolo ‘uno dei più bei borghi d’Italia’.
Tutte le costruzioni si trovano sulla strada principale. Qui potenti sono le suggestioni provenienti dall’epoca etrusca che colpiscono il visitatore, unita al sapore duecentesco, epoca in cui gli Aldobrandeschi portarono la città al massimo splendore. La rocca della famiglia si staglia potente di fronte a noi come entriamo nella piazza principale. E’ bello visitare il duomo romanico, ma ormai dopo aver letto le descrizioni che ci raccontano la storia della regione, di come fu un importante centro anche per i longobardi, con rammarico mia accorgo che è tardi e devo rinunciare al parco archeologico e alle sue necropoli.
Un vero peccato scommetto che ne sarei rimasta meravigliata. Devo tornarci la prossima volta che passo di là!
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