22 Luglio 2008

Orvieto Underground

di Leonardo Guerrini (Blog Orvieto. Racconti di Viaggio)

Orvieto UndergroundVi racconto l’itinerario che ho percorso tra i cunicoli della città umbra di Orvieto, sfidando la mia ben nota claustrofobia. Era un’estate di qualche anno fa. Stavo per concludere la visita ai punti più rilevanti della città, quando seppi delle rupi orvietane. E della possibilità di poterle visitare con l’ausilio di alcune guide. Non ho indugiato nemmeno un istante, dirigendomi nel punto d’accesso.

A circa 100 metri dal Duomo, sono entrato nel Parco delle Grotte. Il nome è già indicativo: un’immensa area verde all’aperto, da cui si accede per visitare l’Orvieto Underground. La prima cosa che ho notato è stato il fitto districarsi di viuzze, in parte recentemente scavate, altre risalenti ad età storiche molto più antiche. Le più recenti sono le cantine create dagli orvietani, in tempi in cui freezer e frigoriferi non esistevano neanche nelle menti dei loro inventori.

La guida mi spiega che un’altra funzione era quella di conservare le produzioni vinicole. Se ne contano a centinaia; ed è grazie a loro se, negli ’70, alcuni speleologi hanno compiuto uno studio accurato del sottosuolo di Orvieto. Proseguo nel percorso, avvistando alcune cisterne di età etrusca, di dimensioni abbastanza ridotte. Il passaggio del tempo, tra Medioevo e Rinascimento, ha cambiato le dimensioni dei contenitori; ciò è dovuto allo sviluppo di tecniche di costruzione più raffinate.

L’attitudine ad espandersi sotto terra, da parte degli Etruschi, era anche un tentativo di colmare la carenza d’acqua. Noto distintamente dei grandi canali per la captazione idrica; uno, di circa 30 metri di lunghezza, lo percorro per intero per quanto è grande. Scopro con sorpresa anche la terza ragione per cui si scavava sotto Orvieto. Riguardava un problema che ieri, come oggi, preoccupava i nostri avi, cioè lo smaltimento dei rifiuti. Naturalmente le dimensioni dell’impatto ambientale erano minime rispetto ad oggi. Oggi troveremmo materiale nocivo e tossico; un tempo si limitavano a smaltire resti di ceramiche e suppellettili per la casa.

Aumenta in me l’entusiasmo (tale da neutralizzare l’angoscia per gli spazi chiusi) quando arrivo al Pozzo della Cava. Una cavità profonda 36 metri che comprende ben 9 ipogei etruschi. Lo scavo fu fatto ampliare nel Cinquecento da Papa VII come difesa dagli assedi della città.

La fantasia degli attuali proprietari, ai quali si deve l’intero onere dei lavori di restauro, ha portato alla costruzione di un presepe in grandezza naturale. È diventato il punto di riferimento del Natale ad Orvieto, grazie all’allestimento in grandezza naturale e alle scenografie che ingraziano e suggestionano l’opera. A Natale ci ritornerò, vado matto per i presepi! Accanto al Pozzo della Cava vedo anche altri ambienti, sfruttati nel Medioevo per produrre ceramiche piuttosto che per conservare i cibi. Un vero capolavoro d’ingegneria.

L’escursione nell’Orvieto sotterranea la ricordo con una particolare nostalgia. Mi è rimasta impressa la passione che le guide e i volontari mettono per valorizzare e sponsorizzare la Orvieto Underground. Consiglio a tutti di aggiungere questo insolito itinerario, ai noti percorsi che una città come Orvieto offre ai suoi turisti. Ehi, claustofobici, dico proprio a voi: non scoraggiatevi!

(Foto di Roby Ferrari in licenza Creative Commons)

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