26 Settembre 2008

Cristianità e coraggio nella Val di Sole

di Marcello Di Sarno (Blog Cavizzana. Interviste Sindaci)

Il sindaco di Cavizzana Luciano Rizzi intervistato per Comuni-Italiani.it

Come si presenta Cavizzana a chi oggi la vive quotidianamente?
E’ un piccolo comune nell’alta Val di Sole sulla riva destra del torrente Noce, decentrato rispetto alle principali vie di collegamento, ma a due passi da importanti stazioni sciistiche del calibro di Folgarida, Marilleva e Passo del Tonale.
Sulla nostra terra il sole arriva dopo e conseguentemente va via molto più tardi. In ciò siamo avvantaggiati rispetto a quelle zone della bassa Val di Sole dove per due mesi il sole non sorge mai. Il clima mite alimenta una fiorente attività di frutticoltura, mele per lo più, e una modesta coltivazione di patate, favorita dal terreno sassoso.
Il tessuto urbano è articolato in due aree giustapposte: un nucleo storico, dove il 70% degli edifici è stato interessato negli ultimi anni da un’opera di restauro; una parte nuova proiettata verso la Val di Sole.
Il nostro sistema economico, che si regge in prevalenza sul settore terziario, presenta anche una componente turistica da non sottovalutare, legata sia alla posizione strategica, sia all’attività di strutture ricettive che operano sul territorio (ristoranti, agriturismi, etc).

Stemma di CavizzanaTre validi motivi per visitarla?
Si viene qui prima di tutto per la singolarità del posto: un mondo contadino, che non conosce parole come traffico, stress e insicurezza. Qui si offre uno spaccato di paesino di montagna senza stravolgimenti.
Poi viene tutto il resto: un bellissimo incubatoio dove viene allevata la trota, meta di turisti e di scolaresche; una locanda che è anche fattoria; una pista ciclabile attraversa tutta la valle, etc.
Intramontabile richiamo per i cavizzani emigrati è la festa di San Martino, dove regnano castagnato e vin brulè al suono di ballate trentine.

Chi o cosa, secondo lei, ha plasmato l’identità dei cavizzani?
Amo ricordare quando anni e anni fa i giovani andavano a studiare dai frati Camilliani, tra i quali assai caro alla nostra comunità era padre Celestino Rizzi. A lui abbiamo intitolato una Fondazione che raccoglie fondi per le opere dei frati Camilliani in Vietrnam, nelle Filippine e in altre regioni dell’Asia. Inoltre abbiamo di recente dedicato un’area del cimitero proprio agli appartenenti all’ordine.
Ai loro insegnamenti si deve il forte radicamento dei valori cristiani nella comunità locale. Pensi che la sagra di San Martino inizialmente identificava la consacrazione della prima messa. Del resto in ogni famiglia di Cavizzana c’è almeno una persona che ha preso i voti.

Per quale aspetto del suo Comune e della sua gente Luciano Rizzi, da cittadino prima ancora che da sindaco, va fiero?
Di essere sindaco di un paese che per 2-3 anni ha fatto registrare nel proprio territorio il maggior incremento demografico di tutto il Trentino-Alto Adige.
Di aver contribuito a tenerlo in vita grazie al progetto di alloggi popolari, da me sostenuto quando ancora ero consigliere e tradotto in pratica da primo cittadino. Del fatto che siamo uniti nelle cose importanti, come nel gioco; è proverbiale il nostro spirito di gruppo nelle manifestazioni sportive regionali.
La memoria dei nostri padri ci tiene uniti, il ricordo di coloro che negli anni ‘50 e ‘60 furono costretti a emigrare nell’alta Savoia per andare a lavorare nei boschi. Di recente ho organizzato una gita in quei luoghi per i figli degli emigranti.

Tra progetti da portare a termine e traguardi ambiziosi da perseguire, come vede il futuro di Cavizzana?
Sono sindaco da 23 anni e tra un po’ mi congederò definitivamente con la consapevolezza che ormai null’altro resta da fare, se non interventi di ordinaria amministrazione. E, ci tengo a sottolinearlo, senza un solo euro di mutuo da pagare, nessuna pendenza finanziaria.
Anche se potessi ricandidarmi, non potrei usare la formula “c’è qualcosa da finire”. Amministrare questo paese è come prendersi cura di una famiglia, praticamente l’ho visto nascere – nel 1957 ci siamo staccati da Caldes – e ho lottato per tenerlo in vita.
Questo mi ha dato il coraggio di fare determinate scelte, su tutte quella di abbattere cinque case antiche per ricavarne una piazza, successivamente intitolata all’emigrante.
E di farne altre lungimiranti, come quella di offrire ai giovani il collegamento a internet gratis, attraverso la rete wireless.

Una domanda che per lei è d’obbligo rivolgere su Cavizzana e la risposta che darebbe.
Vorrei sentirmi chiedere se riusciamo a tenere vivo questo spirito di coesione e modernità.
Risponderei citando tutto quello che è stato fatto e che si continua a fare nel quotidiano; due testimonianze importanti sono il nostro sito istituzionale e un libro su Cavizzana. Lascio soddisfatto e orgoglioso di sentirmi dire “che bel paese hai portato avanti!”.

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