25 Ottobre 2008

Il passo dello Stelvio: la vetta d’Italia

di Andrea Bonfiglio (Blog Bormio. Racconti di Viaggio)

E’ estate, fa caldo.

Il sole svetta adirato fra le rade nubi biancastre che adornano il cielo, sereno.

La decisione è stata ormai presa; si tenta “l’impresa”. Raggiungere il passo dello Stelvio – valico automobilistico più alto d’Italia e secondo d’Europa – è la missione del giorno. All’apparenza niente di trascendentale, secondo alcuni. E’ pur vero, tuttavia, che la tradizione popolare insegna da secoli che l’apparenza inganna; questa n’è la conferma.

Partiamo dalle pendici delle Alpi. La strada pianeggiante, d’un tratto, inizia ad impennarsi. Il capo in un riflesso incontrollato pare volgere al cielo, dove il guardo minacciato dall’intenso bagliore del sole tenta di scovare la vetta della montagna. Pochi istanti ancora e ci si accorge che, insieme alla pendenza, giungono puntuali le curve. Un groviglio di tornanti, apparentemente adagiati sui fianchi spigolosi delle alture, decora la corazza rocciosa che sporge verso il vuoto. Dei piccoli cartelli ai bordi della carreggiata, man mano che si sale, tengono il conteggio dei gomiti d’asfalto.

L’aria si fa sempre più fresca ed invade prepotentemente l’abitacolo. Per non rischiare l’assideramento, a metà del tragitto, solleviamo i finestrini: ci viene da ridere pensando che è il mese d’agosto. Avvinghiata alla roccia riusciamo a scorgere perfino la neve. Cumuli di acqua gelata campeggiano a macchia di leopardo sulle cime più alte e negli anfratti dove l’ombra manifesta il suo dominio. Le mani di qualcuno, in previsione dell’arrivo, iniziano a rovistare frettolosamente negli zaini in cerca di qualche indumento più indicato delle T-shirt. Io, invece, mi guardo a valle. Da questa prospettiva, lo spettacolo della strada che si snoda zigzagando tra l’intenso verde dei prati ed il grigio smaltato delle pietre è una visione mozzafiato. Un altro po’ di pazienza e finalmente siamo in vetta.

Passo dello Stelvio

Passo dello Stelvio

Abbandonata l’auto in uno degli appositi parcheggi che sorgono a margine della statale, facciamo quattro passi allo scopo di goderci appieno il panorama. In primis, però, siamo costretti a confrontarci con un vento gelido e insistente che ci obbliga ad indossare un k-way sopra la felpa.

Risolte le questioni legate al clima ci abbandoniamo così alle meraviglie del paesaggio. Le fotocamere sembrano impazzite: clic dopo clic immortalano ogni angolo del luogo. Lo scatto più gettonato è quello vicino al cartello che recita: «Bormio - Passo dello Stelvio – m.s.l.m. 2758». Nelle memory card non mancano poi le immagini dei ghiacciai, dei corsi d’acqua che si gettano nel vuoto, degli strapiombi, della funivia che raggiunge quota 3.000 metri, delle baite di legno che ospitano piccoli chioschi di souvenir…

L’accento spagnolo di alcuni motociclisti viene d’improvviso a distogliere la nostra attenzione dalla natura. Ci mettiamo a scambiare quattro chiacchierare e, tra le varie folate di vento che ci bersagliano, scopriamo che sono partiti dalla Catalogna a bordo dei loro bolidi proprio per giungere fino in Italia. Incredibile!

Il tempo passa in fretta, pertanto dopo un veloce spuntino giunge il momento di rimettersi in marcia. Già con un pizzico di nostalgia nel cuore ci avviamo verso l’auto consapevoli di abbandonare una sorta di paradiso ambientale; un’area incontaminata dove le avverse condizioni climatiche e geografiche hanno impedito all’uomo di compiere qualche ennesimo scempio.

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