26 Novembre 2008

Uno sguardo lucido sulla propria città

di Sara Radicia (Blog Magliano Sabina. Interviste Giornalisti)

Il corrispondente Paolo di Basilio

Paolo di Basilio

Magliano Sabina attraverso lo sguardo attento di Paolo di Basilio, giornalista del Corriere di Rieti.

Quando è nata la sua vocazione?
Non c’è un momento preciso; intorno ai 17 anni iniziai a interessarmi di quello che succedeva nella mia città parlando con i politici, gli amministratori e la gente comune.
Poi, per caso, cominciai a scrivere per un giornale molto diffuso sul territorio – Incontri Magliano – e nel 2001 iniziai a collaborare con il Corriere di Rieti, l’edizione locale del Corriere dell’Umbria.
Per questo ero corrispondente da Magliano e dei comuni limitrofi, che sono un bel po’, occupandomi di tutto ciò che accadeva, spaziando dalla cronaca nera alla bianca, dallo sport alle manifestazioni varie.
Dal 2006, ho iniziato a lavorare stabilmente nella redazione cittadina anche se non ho mai smesso di fare anche il corrispondente.

Qual è il suo rapporto con il territorio?
Bella domanda! Con il mestiere che mi sono scelto ho rapporti con po’ con tutti gli attori del territorio: autorità varie, tra cui sindaco, amministratori, comandante dei vigili o dei carabinieri, presidenti di associazioni, politici, dirigenti scolastici, eccetera.
Data la presenza anche di un ospedale, con relativo Pronto Soccorso, ci sono continui rapporti con i responsabili di quella struttura, soprattutto per gli incidenti che avvengono sull’autostrada.
Magliano è una Città - il titolo gli fu assegnato nel 1495 - che ha le caratteristiche di un paese ed è decisivo anche conoscere il parere della cosiddetta gente comune.
Forse il segreto sta lì: che ci conosciamo tutti.

Su cosa si basa l’economia cittadina?
Tutto gira intorno a due principali indotti – l’Ospedale e l’Autostrada con i suoi due Autogrill – e sull’agricoltura e la zootecnia. Magliano è l’unico comune reatino – se si toglie una tenuta di Poggio Mirteto – che produce vino di qualità. Qui ci sono alcuni rinomati operatori economici, per esempio la Cantina Vini dei Colli Sabini che produce vini Doc e Itg oppure i Lorenzoni che firmano i vini Ratto delle Sabine.
Per quanto riguarda l’olio c’è poco da aggiungere: l’olio Dop della Sabina è famoso in tutto il mondo e se ne produce parecchio anche a Magliano. Inoltre c’è uno dei ristoranti più famosi del centro Italia: il Ristorante degli Angeli che alcuni anni fa nella rivista Quattro Ruote fu considerato tra i dieci locali “da non perdere” della Penisola.

Luogo ideale anche per le vacanze?
Vari sono gli artisti che si ritirano nelle nostre campagne: il più famoso è il simpaticissimo Nicola Arigliano che, fino al 2006, ha abitato in un “eremo” di Berardelli.
Purtroppo una malattia lo ha allontanato dal mio paese, dove viveva dal 1970, e ora si trova nella sua Puglia anche se ogni tanto manda qualche messaggio. Spero un giorno di tornare ad ascoltarlo cantare.

Quali sono i posti più belli da visitare?
La cosa più bella che puoi fare a Magliano è visitarla in un giorno di tempo sereno e affacciarti dai giardinetti de “Le Mura”. Da qui si ammira un vasto panorama che abbraccia le ceramiche di Civita Castellana, i monti Cimini, l’Umbria e sullo sfondo una veduta unica del Monte Soratte. Al tramonto è spettacolare!
Quando c’è cattivo tempo può capitare che “viene fuori il fiume” ossia che straripa il Tevere. Anche in quel caso la veduta di questo panorama che si specchia sull’acqua è una cosa unica.
Poi ci sono una serie di monumenti: ne elenco qualcuno specificando, però, che sono solo una parte.
C’è la Chiesa Romanica di San Pietro che è bizzarra perché ha sei colonne una diversa dall’altra, oppure la Cattedrale di San Liberatore (il patrono cittadino) dove, curiosamente, è allocata - chissà perché - anche un’acquasantiera di origini cinesi.
Il monumento più suggestivo è senz’altro la Cripta della Chiesa della Madonna delle Grazie dove ci sono affreschi del 1200 che testimonierebbero il passaggio di San Francesco a Magliano (anche se a Rieti, quando hanno tracciato il Cammino del Santo, sembrano esserselo dimenticato).
Merita di essere visitato anche il borgo della frazione di Foglia che sorge intorno al Castello appartenuto alla famiglia degli Orsini.

Ci sono appuntamenti particolari da non perdere?
Un discreto “fermento culturale” ruota intorno al Teatro Manlio: qui vengono organizzati concerti e stagioni teatrali di qualità.
La Mirabilis Teatro Societas è una delle compagnie più famose del teatro “alternativo” nel Centro Italia e una delle più competenti nell’uso di macchine sceniche; su queste ultimamente è stata allestita una mostra presso la chiesa di San Michele. Luciano Minestrella, il fondatore della compagnia e organizzatore dell’evento, propone un suggestivo cammino tra modellini di sue macchine e riproposizioni in scala di quelle progettate nel ‘400 dai grandi architetti fiorentini.

Qual è il luogo che preferisce?
Il panorama della Valle del Tevere, per me emblema di Magliano: a destra la Tuscia, davanti il Soratte (la Sabina Romana), a sinistra l’Umbria. Magliano è un po’ tutto questo. Vedi me. Sono umbro, ho tantissimi amici di Civita Castellana nel viterbese, e abito e lavoro in Sabina.

Un episodio o un ricordo caro legato alla città.
Cito questo episodio forse per deformazione professionale.
Anche se non sono credente, uno dei momenti più belli è stato l’arrivo di Giovanni Paolo II nel 1993. Una di quelle cose che non riuscirei mai a dimenticare. Riuscì a risvegliare l’orgoglio dei maglianesi ricordando che da noi è ancora custodita - malgrado il trasferimento mai digerito della sede della Diocesi Sabina a Poggio Mirteto – la sedia cardinalizia. Un episodio curioso che alimentò un po’ di gustoso campalinismo.

C’è qualcosa della città che non è valorizzata come dovrebbe?
Purtroppo tante cose. C’è tutta la valle del Tevere che è incontaminata, ma inaccessibile ai più perché non ci sono percorsi; il centro storico – che ha caratteristiche comuni a molti centri della vicina Umbria – è stato completamente deturpato da tubi, intonaci, cavi elettrici e motori di condizionatori.
Dopo decenni di interventi selvaggi, oggi c’è un piano di recupero che chissà se sarà mai attuato.
A Magliano non si è mai riusciti a sfruttare fino in fondo l’agevole posizione geografica né i collegamenti ferroviari e stradali. Poi c’è la storia suggestiva: qui è passato San Francesco e non lo sa nessuno.
Beh qualcuno dovrebbe fare qualcosa.

La cosa che la rende più orgoglioso.
La capacità dei miei concittadini di battersi per le cause collettive.
Nel 1904 ci furono dei moti contadini che ebbero rilevanza nazionale: furono tra i primi che coinvolsero anche le donne. Si narra che le “signore” maglianesi sfidarono i militari a cavallo gettando cenere negli occhi degli animali.
Nel 1991 una popolazione intera protestò e si bloccò per 8 mesi contro l’individuazione di un sito per una discarica a due passi dal Tevere.
L’ultimo episodio è di qualche settimana fa: 14 lavoratori di un supermercato hanno perso il lavoro perché l’immobile dove sorgeva l’esercizio è finito al centro di un’inchiesta della magistratura ed è stato sequestrato. Per solidarietà, non per criticare l’operato della magistratura, sono scese in piazza oltre 1000 persone.
Di questo sono orgoglioso.

Cos’è che ti piacerebbe fare o cambiare?
Il modo di amministrare la cosa pubblica. In una città che non ha mantenuto le sembianze e le abitudini del paese si deve avere l’obbligo morale di ascoltare continuamente la gente prima di prendere le decisioni e non “parlargli” solo ogni 5 anni. Altrimenti vado a vivere in città che è lo stesso.

Invece, quali le cose che non cambierebbe?
Il paese per la città. Vivere in un paese comporta degli svantaggi (uffici lontani, poche opportunità di svago, collegamenti difficili) ma anche dei vantaggi (niente stress, un rapporto più vicino con le istituzioni, rapporti interpersonali diretti). Se non si valorizza la seconda parte non c’è nessun vantaggio a vivere in un posto come Magliano o come tanti altri paesi. Ecco voglio che la mia città (ribadisco il titolo ce lo ha dato lo Stato Pontificio) continui a comportasi da paese.

Una notizia trattata a cui è particolarmente legato.
Come si fa a dire a un giornalista di affezionarsi a una sola notizia? E’ una domanda difficilissima ma ci provo.
Il fatto di cronaca di cui mi sono occupato a lungo con orgoglio è lo scandalo Masan.
Ha presente il sito per la discarica vicino al Tevere di cui parlavo prima?
Dopo che il Tar nel 1992 lo considerò sito non idoneo per ricavarne una discarica, nel 2002 proprio lì fu creato un impianto di compostaggio ad opera di una società toscana.
Insieme a una coraggiosissima associazione di ambientalisti e ad alcuni politici, iniziammo a volerci vedere chiaro. Da corrispondente, tra il 2003 ed il 2004, scrissi decine di articoli sulle origini di quella società e sulle attività “sospette”.
Nel luglio del 2004 il Noe dei carabinieri e la Forestale portarono a termine l’operazione “Agricoltura Biologica”, che fece registrare il sequestro dell’impianto ritenuto dalla Procura di Rieti il centro di un traffico illecito di rifiuti pericolosi e speciali.
Nei mesi precedenti al blitz tutti gli enti ufficiali gettavano acqua sul fuoco, ma io e la testata che ospitava e ospita i miei articoli, scegliemmo di stare dalla parte dei cittadini.
Oggi c’è un processo in corso che vede imputate per quei fatti 19 persone. Ogni tanto, quando il lavoro me lo permette, vado a vedere un’udienza e ripenso a cosa dicevano gli enti ufficiali. Mi viene lo sconforto perché quei rifiuti stanno ancora tutti lì a deturpare uno degli angoli più suggestivi della Sabina e nessuno ha ancora pagato.

Come vedi il futuro della città?
Negli anni ‘50 eravamo il centro nevralgico della Sabina, poi progressivamente abbiamo perso questo ruolo. Il futuro lo vedo comunque positivo perché, malgrado tutto, Magliano sta in una posizione strategica e l’economia non si è mai fermata. Qualche anno fa – appena ci siamo diplomati o laureati – parecchi miei amici sono andati a lavorare lontano, specialmente nel Nord Italia. Molti sono tornati e hanno messo su un negozio o trovato un altro lavoro. Quelli più “piccoli” non se ne vanno e, anzi, si stanno impegnando per le elezioni del prossimo anno. La prendo come una positiva inversione di marcia.

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