2 Dicembre 2008

Una terra illuminata tutto l’anno

di Marcello Di Sarno (Blog Udine. Interviste Giornalisti)

Daniele Damele è un noto giornalista prestato da qualche tempo alla Pubblica Amministrazione, in quanto dirigente amministrativo di ruolo della Provincia di Udine.
E’ direttore del mensile “Udine economia”, mentre in passato ha collaborato tra gli altri con il “Messaggero Veneto”, con la testata regionale RAI e con la tv locale “Telefriuli”. La sua attività editoriale e istituzionale si connota da sempre per un deciso impegno nella tutela dei minori rispetto ai vari livelli della comunicazione. Di questo si è occupato come consulente del Ministero delle Comunicazioni e in particolare come Presidente del Corecom del Friuli-Venezia Giulia dal 1998 al 2003.
Di ciò, del suo profondo legame con Udine e di altro ancora parla nell’intervista rilasciata per Comuni-Italiani.it

“Ok, faccio il giornalista”, quando l’ha deciso?
Direi fin dai tempi della scuola col famoso giornalino di classe e poi d’istituto. Ho collaborato dapprima con il settimanale diocesano goriziano “Voce Isontina”, poi con radio e tv private locali, Rai del Friuli Venezia Giulia e carta stampata. Sono giornalista dal 1986, da 25 anni scrivo e mi piace ancora, molto.

Daniele Damele

Il suo legame con Udine nel lavoro e nella vita.
Ho scritto per il quotidiano friulano “Messaggero Veneto” dal 1981 al 2001, quale corrispondente da Trieste, occupandomi di cronaca politica regionale.
Mi sono, poi, avvicinato fortemente a Udine e all’intera regione da presidente del Corecom del Friuli Venezia Giulia appunto nel 2001, specie per sostenere con convinzione la battaglia per la valorizzazione sui media della lingua friulana.
Dirigo attualmente il mensile dell’ente camerale friulano “Udine economia”.
Insomma Udine sta al centro del mio percorso professionale: anche l’intervista più bella che ho fatto sinora è quella realizzata per la Radio regionale Rai a un friulano doc, padre David Maria Turoldo, un modello di vita.

Dove e quando Udine le riconsegna una parte del suo passato?
Spesso mi capita, abitando in centro, di percorrere la strada che porta al Duomo. Scendendo da via San Francesco è un’emozione unica vederlo spuntare e svelarsi man mano in tutta la sua inimitabile facciata romanica. Osservando quest’ultima mi passano nella mente i tanti ricordi legati al mio passato da chierichetto e di catechista e del mio riferimento alla fede che a Udine ha trovato magnifici incontri con sacerdoti di enorme spessore: da monsignor Giulio Gherbezza a don Davide Larice.
Penso poi alle sale dei convegni disseminate in città, al cinquecentesco Castello - sede di importanti musei - che dal colle domina piazza Libertà e la celebre Loggia del Lionello; a piazza San Giacomo, con l’antica pavimentazione a sassi e il centro rialzato, dove sullo sfondo c’è un bellissimo e antichissimo pozzo. E ancora altri, innumerevoli sono i luoghi di fronte ai quali finisco preda di un turbinio di emozioni e ricordi.

Parafrasando il titolo di una sua celebre rubrica tv, a quali luoghi di Udine “dà volentieri del tu”?
Essendo un “mangione” do del tu a molti ristoranti e trattorie. Mi piace anche soffermarmi in piazza San Giacomo e pensare a quanto sia importante la cultura friulana non solo per chi abita in questo splendido pezzetto di terra italiana, ma per chiunque vi entri in contatto.

Il friulano al centro della sua lotta per la valorizzazione delle lingue minoritarie storiche: il rapporto tra Udine e il suo idioma.
E’ fondante. Basta vedere l’attenzione che viene riservata alla conservazione e allo studio del friulano nelle più importanti istituzioni scolastiche e culturali. La stessa Università di Udine è nata come “Università friulana” e, fin dall’inizio, è stata concepita come strumento per lo sviluppo e il rinnovamento dell’antica lingua neolatina. Per queste stesse finalità sono stati istituiti presso l’ateneo il Centro di Ricerca sulla Lingua Friulana (C.I.R.F.) e l’Osservatorio Regionale della Lingua e della Cultura Friulana.
Non avere sensibilità per questo tema, magari da friulano, è incredibile e secondo me sbaglia chi propone il dualismo inglese-friulano.
Oggi valorizzarla può corrispondere a due sfide: quella dell’internazionalizzazione e dell’innovazione e quella del rafforzamento delle proprie radici. Ciò per evitare colonialismi striscianti esterni e favorire, invece, una corretta integrazione dello straniero che viene da noi.
Vedere una persona di colore che saluta col mandi e parla par furlan è splendido e significa proprio tutto questo.

Come cambiare il volto della città?
La parola d’ordine dev’essere internazionalizzazione. Udine può e deve diventare baricentro europeo dell’Italia del Nordest e per fare questo occorre un’apertura al mondo sulla base delle proprie irrinunciabili radici. Nel concreto, la città deve puntare su innovazione e creatività per richiamare l’attenzione dell’Italia e dell’Europa, costruendo il futuro su quelle realtà scientifiche di alto livello che qui operano.
Sarebbe opportuno, per esempio, organizzare un appuntamento annuale, un momento di “ritrovo” dei Premi Nobel per la scienza per aprire un confronto con gli organismi interessati di tutto il mondo. Ciò sarebbe di sicuro richiamo e potrebbe rilanciare Udine quale “culla della scienza del domani”.

Il Friuli e l’Aido: la risposta del territorio alle battaglie dell’associazione.
Sono iscritto all’associazione per la donazione di organi, tessuti e cellule da sempre. Negli ultimi anni sto rappresentando il Friuli-Venezia Giulia nel Consiglio nazionale dell’Aido. La mia regione è da sempre ai vertici della classifica dei donatori a conferma del cuore grande di questo popolo.
Purtroppo solo un paziente su tre in lista d’attesa in Italia ce la fa. Occorre fare di più, iscrivere più persone all’Aido e promuovere stili di vita corretti per evitare di finire in quelle liste d’attesa.

Come vede, da esperto di web, il futuro della professione giornalistica tra tecnologia digitale e giornalismo partecipativo?
Le rispondo riportando un episodio di cui sono stato vittima.
Un giornalista di un quotidiano molto seguito in Friuli non è riuscito a scrivere questi fatti, privi di riscontro e non veri - ovvero non di mia responsabilità - sul suo giornale e allora ha pensato bene di farli scrivere a un blogger che poi ha dovuto ricredersi e spiegare, sempre e solo per allusioni, le possibili ragioni che hanno spinto questo giornalista a gettare discredito sulla mia persona.
Le racconto questo fatto per specificare come in rete ci sia bisogno di regole. Com’è possibile che quando un direttore di un giornale boccia e non fa pubblicare, perché falso e calunnioso un articolo, questo possa essere messo on-line?
Certo i pericoli della rete sono ben altri che la diffamazione. Mi riferisco in particolare alla violenza e alla proposta di modelli comportamentali diseducativi per giovani e adulti. Ma anche in questo caso la risposta sta nelle regole che vanno, poi, rispettate. E per chi non le rispetta ci dev’essere l’impossibilità a rimanere in rete, ovviamente in maniera tempistica differente a seconda dell’infrazione commessa.

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