15 Dicembre 2008

La semplicità trasformata in ricchezza

di Valentina Cavaliere (Blog Alvito. Alla Scoperta della nostra Italia)

Alvito, panorama

Alvito, panorama

Potremmo scambiarli per i monti di Heidi. Freddissimi d’inverno e verdi d’estate. Ma le montagne della valle del Comino, con i suoi pastori e i suoi braccianti, li ritroviamo nel più vicino e affollato Lazio.  In particolare nella piccola Alvito, cittadina della provincia di Frosinone, le cui case, con i tetti d’amaranto e arancio, si perdono tra il verde dei  boschi.

Il bel paesello, arroccato fra le alture dell’entroterra ciociaro, ricorda molto, per le sue dimensioni, i preziosi presepi di San Gregorio Armeno a Napoli. Nelle strade incontriamo ancora carri trasportati da cavalli e nelle campagne, di color del grano e delle terra, si ritagliano gli angoli per i tanti animali in pascolo.

Se si sale verso il centro del borgo è possibile ammirare ancora le tracce di un’importante storia. Alvito, infatti, può vantare il titolo di città attribuitogli da Carlo III di Borbone a metà Settecento, quando la popolazione cominciava a crescere e l’economia era piena stimoli e opportunità.
Il passato ancora più antico del borgo lo ritroviamo tra le mura del Palazzo Ducale, al cui interno si custodiscono gelosamente tracce di medioevo e risorgimento. Oggi come ieri, le sue ampie sale sfarzosamente arredate con suppellettili barocchi e arazzi ottocenteschi, ospitano grandi personalità politiche. Altrettanto prezioso si presenta la Parrocchiale di San Simeone, risalente al XVI secolo; luogo di culto privilegiato che oltre ai fedeli di estrazione popolare accoglieva preghiere di illustri rampolli di importanti dinastie.

Alvito pur essendo, dunque, un discreto centro frequentato dalle più blasonate signorie dell’epoca, non perse mai la sua anima rurale. Anima che ritroviamo ancora oggi soprattutto verso agosto e dicembre, quando i banchetti per la sagra del Farro e della Lagna e Fagioli, si dispongono lungo i vicoli già gremiti di alvitani e turisti. In quei giorni, la città mette da parte per un po’ rastrello e zappa per vivere le frizzanti e genuine atmosfere della festa di paese, dove tutti hanno aneddoti da raccontare o storie da inventare e l’olio dorato, proveniente dagli uliveti più rigogliosi, è già pronto per insaporire pane abbrustolito e minestre con verdure e pane morbido.

Se per caso vi trovate qui d’inverno provate a mettere il naso fuori dalla finestra, resterete di sicuro  senza fiato per la bellezza dei fiocchi di neve che imbiancano le cime dei monti e diffondono nell’aria un freddo per nulla ostile. L’aria secca, infatti, accompagna con mano i più curiosi in passeggiate rilassanti. Magari allungandosi qualche metro in più e affacciandosi dalla grande balconata nella piazza principale, è possibile ammirare il paese per intero e innamorarsi delle piccole case in lontananza, costruite l’una accanto all’altro quasi a volersi riscaldare durante i rigidi inverni.

Ma niente panico, ogni abitazione, casolare, appartamento che si rispetti è munito del suo bel camino tipico, attorno cui riunirsi e magari progettare, assieme agli amici, una gita al confinante Parco degli Abruzzi. L’immenso e ancora selvaggio parco, è situato, infatti, a pochi chilometri dalla città. Nei suoi boschi si ergono alti e maestosi alberi secolari e ai lati dei sentieri ognuno più gustare piatti a base di carne cucinati nelle trattorie del luogo.

Quando si decide di visitare Alvito dunque, quella che può sembrare una semplice gita fuori porta in campagna, in realtà diviene un’incredibile esperienza nella natura più impervia e nelle tradizioni più autentiche.

(Foto di Inviaggiocommons in Pubblico Dominio)

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