20 Gennaio 2009

Ricordi e tradizioni in un paese che anela al cambiamento

di Sofia Riccaboni (Blog Ronciglione. Interviste Scrittori)

Alessandro Maiucchi

Alessandro Maiucchi

Situato lungo la via Franchigena, il comune di Ronciglione è ben conosciuto perché poco distante da Roma. E’ meta di un turismo domenicale, diretto soprattutto al Lago di Vico, che si trova nelle vicinanze.

Ecco cosa ricorda di questo paese lo scrittore Alessandro Maiucchi, che qui ha vissuto l’infanzia e che vorrebbe tornare con la moglie, i suoi figli e con i fratelli, con i quali ha condiviso questi luoghi e una casa in riva al lago.

Ronciglione è un paese antichissimo, come si nota camminando lungo le strade. Cosa andrebbe maggiormente valorizzato?
Valorizzare un paese spesso vuol dire distruggerlo, perché si snatura la sua anima. Non prendendo in considerazione ciò, il recupero dovrebbe abbracciare tutta la zona che, a mio avviso, ha un potenziale altissimo.
Si potrebbe partire creando punti d’attrazione turistica e, con gli incassi, finanziare lavori pubblici che restituiscano a Ronciglione ciò che il tempo tende a sottrargli. Sarebbe opportuno, poi, dare agli stessi abitanti la possibilità di scegliere tra diversi progetti di sviluppo, onde avere poi il loro sostegno. Probabilmente, è il modo in cui si prendono le decisioni in altre nazioni, ma in Italia non siamo abituati.
Il turismo dovrebbe essere il cuore pulsante di tutto il nostro paese, a partire proprio dai piccoli centri e non solo dalle grandi città.

Ci descrive il luogo più caratteristico di Ronciglione?
L’angolo che mi piace di più è quello a cui si accede dalla discesa sulla piazza principale: piccole strade silenziose, case che sembrano teletrasportate dal passato eppure molto belle da vedere. Addirittura magiche, nelle notti d’estate! Questo angolo di paese permette di vedere davvero come è l’anima del posto, fatta ancora di tradizioni, anche nella sua architettura.

C’è un monumento che identifica il paese?
Decisamente il monumento ai caduti. In qualunque paese mi trovi, mi fermo sempre vicino a questi templi della memoria. Quello di Ronciglione ha sempre avuto per me un doppio valore, perché quando lo vedevamo dall’auto significava anche che eravamo arrivati. Oltre logicamente a riportarci sempre alla memoria le persone di Ronciglione che hanno dato tutto per salvarlo, anche la vita.

In quale periodo dell’anno consiglia di visitare la città?
Io amo il periodo del carnevale, ma anche le sere d’estate quando si respira un’aria di magia, l’autunno che trasforma le montagne tutto intorno, il corso in qualunque stagione, anche se lo attraversano troppe auto.
Ecco, forse uno dei problemi di Ronciglione potrebbe risolversi potenziando il trasporto pubblico, lasciando le auto a casa e vivendolo da pedoni.

Cosa la lega in modo viscerale a questo paese della Provincia di Viterbo?
I ricordi: mi basta camminare a piedi per ricordare le scene del passato. Così tornano alla mente la tombola sulla piazza, le corse dei cavalli viste sulle spalle di papà, i carri allegorici del carnevale, il barista coi baffi e i gelati.
Poi la calma, la tranquillità che si respira e il valore delle piccole cose che qui ancora trovi. Devi cercarlo, ma poi quando lo trovi ti senti felice.

Cosa manca in città?
Un cinema. Da ragazzino andavo spesso a quello sulla salita del paese e a questo sono legati moltissimi ricordi. Tra questi, le corse col fiatone per arrivare in tempo prima dell’inizio delle proiezioni.

Molti paesi italiani rischiano di cambiare volto per via delle nuove politiche urbanistiche che mirano ad aumentare le abitazioni, ma trascurano altri aspetti. Rischia anche Ronciglione?
Il cambiamento secondo me non è un rischio; lo è se non viene regolato.
Bisogna fare attenzione e controllare prima ogni progetto. Soprattutto, bisogna evitare interventi che non siano inseriti in un disegno più grande, atto a rendere migliore il posto dove vengono poi messi in pratica.

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