10 Febbraio 2009

Tharros e le sue rovine… fin oltre il mare

di Verusca (Blog Cabras. Alla Scoperta della nostra Italia)

Resti di colonne

Resti di colonne

Oggi il comune di Cabras, in Provincia di Oristano,  è un grazioso centro di pescatori, adagiato sulle rive delle stagno omonimo. Il luogo è famoso per la notevolissima pescosità di questo stesso stagno diviso in due grandi bacini e per il fatto che per la cattura del pesce vengono ancora usate antiche tecniche di pesca con le caratteristiche barche di canne dette fassoni.

Un tempo, però, nell’attuale territorio di Cabras, sorgeva l’antica città di origini fenicie Tharros, uno dei siti archeologici più importanti di tutta l’isola. Le rovine di un tempio dell’antichissima città ancora emergono dalla sabbia subito dopo un incresparsi di sabbiose dune con qualche giunco e qualche palma oscillante all’aspro vento marino.

Nel lungo periodo della dominazione cartaginese, tutta l’isola sarda progredì visibilmente sotto ogni aspetto: i campi vennero sfruttati intensivamente; le industrie artigianali prosperarono e il commercio divenne molto intenso; le antiche fattorie fenicie si trasformarono in importanti città.

Indubbiamente, quindi, la Sardegna se ne avvantaggiò anche se nelle miniere, nei campi e sulle navi, migliaia di schiavi isolani piegavano le schiene sotto il pungolo del dominatore.

Nuove e belle città vennero costruite, come ad esempio proprio quella di Tharros.
Qui come altrove, la vita era fastosa, come testimoniano i preziosi gioielli e le delicate suppellettili ritrovati durante gli scavi archeologici. La città, il cui nome è di origine incerta, venne fondata dopo il X secolo avanti Cristo.
Durante il dominio punico fu importante scalo per le navi in rotta fra Cartagine e la greca Massalia (Marsiglia).

Nel III secolo avanti Cristo passò sotto il dominio romano ed essa fu certamente il centro dal quale mosse la rivolta sardo-punica capeggiata da Amsicora contro i Romani.
Abbandonata, dopo il periodo bizantino, a causa delle scorrerie saracene (o forse per qualche fenomeno tellurico che aveva fatto sprofondare le opere portuali), rimase ricoperta di sabbia per quasi mille anni.

Nel secolo scorso divenne meta di saccheggiatori in cerca di tesori e di archeologi abusivi sino al 1956, anno in cui fu promossa un’adeguata campagna di scavi dalla Soprintendenza alle Antichità di Cagliari.

L’antico aggregato urbano è formato da case assai semplici di tradizione punica distribuite lungo il tessuto delle strade romane lastricate. Tra le rovine sono ben riconoscibili diversi luoghi di culto, tra cui il Tempio Punico monolitico, eretto fra il IV e il III secolo a.C. durante il massimo splendore della città, e il Tempio Semitico, vasto piazzale quadrato limitato per tre lati da alte pareti di roccia.

Sito archeologico

Sito archeologico

Camminando tra i resti riportati alla luce durante gli scavi archeologici si distinguono poi due imponenti edifici termali a terrazze: le Terme Minori e le Terme Maggiori.
Poi c’è l’Acropoli, con resti di una torre forse di epoca bizantina, e il Battistero Paleocristiano, risalente al V secolo.

Poco lontana dall’Acropoli sorge la Torre di San Giovanni, una delle 80 fatte erigere tra il 1580 e il 1610 da Filippo II di Spagna, nei punti strategici della costa sarda a difesa delle incursioni dei pirati saraceni. Le rovine dell’antica città si prolungano anche nello specchio del mare antistante dove non è difficile incappare in stormi di fenicotteri rosa diretti verso il su citato stagno di Cabras.

Suggestiva è la visita dei luoghi in estate per unire ad una vacanza all’insegna del mare cristallino e delle candide spiagge, itinerari culturali alla scoperta delle antiche radici dell’isola sarda.

(Foto di uno e due di Simon.zfn in Pubblico Dominio)

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