22 Gennaio 2009

Un pezzo di cuore tra mura turrite

di Marcello Di Sarno (Blog Amaseno. Interviste Giornalisti)

Luca Colantoni con Antonio Cassano

Luca Colantoni il calcio lo racconta in tutte le sue sfaccettature da oltre quindici anni. N’è passata di acqua sotto i ponti dalla prima esperienza in tv, nel 1993, come autore di testi per la redazione sportiva del Tg2 e per trasmissioni storiche come “Domenica sprint” e “La Domenica sportiva“.
Dopo la collaborazione con il quotidiano “Il Tempo” dal 2001 al 2004 e con varie emittenti radiofoniche del Lazio, la svolta con i tre anni con EurosportEurosportnews, Sportitalia e SI Live24, per cui si è occupato tra gli altri anche di Calciopoli.
Internet rappresenta il suo presente professionale: da marzo 2008 collabora con la Infront Sport in qualità di inviato, redattore e speaker per la realizzazione dei Tg e delle videonews sul sito Gazzetta.it. Al web è dedicata la sua prima creatura editoriale “INTERNET – Calcio” (Edizioni Simone, 2000).
Non solo calcio ma anche moda e spettacolo con il mensile “Sleeplees” che dirige dal 2004.

Amaseno è la culla dei suoi ricordi più spensierati e dei suoi primi abboccamenti con lo sport, la natura e la spiritualità.
Il resto è nell’intervista concessa per Comuni-Italiani.it.

Quand’è scoccata in lei la scintilla del giornalismo sportivo?
Da sempre appassionato di sport, calcio su tutti; tuttavia ho iniziato a fare il giornalista seguendo i consigli circoscrizionali e facendo cronaca per un giornale locale, La Gazzetta della capitale. Poi ho cominciato a collaborare con una trasmissione sportiva in onda su una radio privata e da lì la classica gavetta: prima in redazione, poi come inviato al seguito della Roma calcio, in ultimo radiocronista.
Di qui con tutte le altre collaborazioni successive passando per i sei anni a Il Tempo, i tre a Sportitalia fino ad oggi che mi trovo a curare il tg sportivo online sul sito della Gazzetta dello Sport.

Il suo approccio con lo sport tra le pianure e le sorgenti di Amaseno.
Nelle estati della mia adolescenza ricordo che con i miei cugini e gli altri ragazzini ci aggregavamo ai “più grandi” che noi rispettavamo perché facevano parte della “squadra del paese” e insieme a loro andavamo a giocare a calcio nel campo sportivo comunale; ci sembrava cosi grande e ci sentivamo grandi anche noi, anche perché ci prestavano le magliette ufficiali.

Nato a Roma ma vive a Milano. Cos’è che la lega a questo piccolo comune del frusinate?
Il legame è sicuramente affettivo. E’ il paese di mia nonna Teresa, della zia Felicetta scomparsa alla veneranda età di 103 anni. E’ il posto dove da ragazzino andavo con i miei a passare parte delle vacanze. Un pezzo del mio cuore sicuramente è tra quei vicoli racchiusi da mura turrite e da cinque porte, d’epoca medievale.

Quali sapori e profumi le ricordano Amaseno?
Oltre alla tipica mozzarella di bufala, il pane cotto a legna che cuocevano e che tutt’ora cuociono vicino casa di mia nonna e l’odore era di quelli inebrianti. Da ragazzini appena sentivamo quel richiamo eravamo tutti lì a farci dare le prime fette che condivamo con dell’olio dal sapore meraviglioso. Tutt’oggi che vivo a Milano, se mangio una fetta di pane casereccio con l’olio, non posso non pensare ad Amaseno.

Che ricordo ha del rito dello scioglimento del sangue di San Lorenzo, patrono degli amasenensi?
Questo è un ricordo del tutto particolare e molto bello perché da piccoli eravamo tutti un po’ precettati dal famoso Arciprete della bellissima Collegiata di Santa Maria - costruita tra il XII e il XIII secolo e dov’è custodita l’ampolla con il sangue del santo - per aiutare a preparare le varie processioni. Chi si occupava di una cosa, chi di un’altra; c’era anche chi, avendo un parente nelle due Confraternite, veniva anche lui vestito con il saio bianco e il famoso cappuccio, per sfilare al seguito della statua del santo con il cesto di dolci tipici da distribuire alla gente.
Il sangue di San Lorenzo che si scioglie lo andavamo a vedere anche di nascosto e poterlo vedere prima degli altri aveva quel non so che di trasgressivo, da perdonare a dei bambini…

Volti e luoghi della memoria che le parlano di Amaseno.
Casa di Nonna Teresa e Zia Felicetta, i loro bonari rimproveri perché ritornavo leggermente tardi e il pasto era in tavola. Il cinema, l’unico di Amaseno, dello zio Vittore. Il bar in piazza della Vittoria dove ritrovarsi con i miei cugini Bruno e Mario e gli altri amici. Le gite a piedi alle fonti di “Donchei” - arcinote per le loro proprietà diuretiche - con tanto di panino al salame. Ricordi di profonda spensieratezza.

Cosa ama di più e cosa cambierebbe del comune come appare oggi?
Amaseno, rispetto ad altri paesi simili, ha un qualcosa di talmente particolare, storico, profondo e vissuto che trasporta il turista in un viaggio che parte dall’ottavo secolo d.C. passando per gli Annales Ceccanenses del secolo dodicesimo, per il passaggio di proprietà alla famiglia Colonna fino ai giorni nostri. Ecco, amo la sua storia.
Cosa cambierei? Della mia generazione è rimasto poco o nulla, molti si sono trasferiti, altri hanno le loro belle famiglie. Noto che adesso molti giovani soffrono il fatto di abitare in un paese e quindi si sentono più “cittadini” ed emulano chi vive, ad esempio a Roma, Frosinone, insomma nei grandi centri. Bisognerebbe invece esserne fieri.

La trova molto cambiata rispetto agli anni in cui vi ha vissuto?
Come tutti i posti, subisce l’influenza del tempo. Mi è bastato fare una ricerca in internet per leggere tutta una serie di fatti di cronaca più o meno importanti che riguardano Amaseno. Magari all’epoca i Carabinieri del posto erano più attenti a chi rubava le pannocchie in un campo, adesso leggo di sparatorie in centro, rapine a mano armata. E la cosa proprio non mi piace. Per niente!

Da convinto fruitore del web, come vede il futuro della professione giornalistica rispetto al rapporto con internet e alle nuove forme di giornalismo partecipativo?
Da anni è in corso uno studio su una riforma della legge sull’editoria che riguarda proprio i siti internet. Credo che prima o poi si debba arrivare per forza a delle regolamentazioni, ma secondo me senza porre troppi paletti.
Internet, comunque, deve restare un luogo il più libero possibile. Ci sono dei siti che già permettono questo e dove anche giornalisti famosi partecipano con i loro pezzi; ormai in molti hanno un blog dove pubblicare pensieri e parole e poi ci sono i social network che hanno cambiato la vita di molti.
Io sono d’accordissimo con il futuro che avanza, ci mancherebbe, ma tutto da usare in piccole dosi, specialmente se si tratta di cose virtuali, altrimenti si rischia di perdere di vista la realtà. E qualche
volta, purtroppo, è già accaduto.

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