Un mondiale di calcio alla Tv e le magie di un fuoriclasse del calibro di Roberto Baggio possono cambiarti la vita. Né più né meno quello che è accaduto a Maria Cuscela, che nell’ambito dello sport nazional-popolare del Bel Paese, in particolare delle imprese del team di Borgosesia, ha mosso i primi passi giornalistici.
Dal 1997 al 1998 ha collaborato con “Forza Borgo” giornale promozionale del Borgosesia calcio, iniziando nel contempo a scrivere di cronaca per “Notizia Oggi” di Borgosesia come collaboratrice e poi redattrice dal 1995 al 2002.
Ancora lo sport sulla sua strada con la collaborazione presso l’ufficio stampa di Valsesia Wild Water 2002, comitato organizzatore dei Campionati europei 2001 e mondiali 2002 di canoa e kayako.
Dal 2003 al 2006 entra nel giornalismo on-line, con le collaborazioni successive ai siti internet del mensile “GQ”, del mensile “Glamour” e del marchio Champion Europe.
Nell’aprile 2005 approda al quotidiano La Stampa, per il quale tutt’oggi è corrispondente dalla Valsesia.
Calcio, preistoria e storia patria. Alcuni dei punti che tocca nell’intervista rilasciata per Comuni-Italiani.it.
Quand’è avvenuto l’incontro fatale tra lei e il giornalismo?
Nell’adolescenza. Tutto è cominciato da una grande passione per il calcio, e in particolare per il giocatore Roberto Baggio. Nel periodo dei Mondiali Italia ‘90 è nata in me la voglia di raccontare le sue gesta. Da quel momento ho iniziato a coltivare un amore viscerale verso la scrittura che cresce ogni giorno, e che nell’arco del tempo non è stato più esclusivamente legato al mondo dello sport.
Nel mio presente e, mi auguro nel futuro, il giornalismo è vita.
Una vita che ha preso le mosse da Borgosesia.
Esatto. La mia professione è partita proprio da un giornale locale di Borgosesia. Durante quella esperienza, durata sette anni, ho potuto assaporare ogni settore della mia città: quello sociale, quello sportivo, quello politico, quello legato allo svago, provando a raccontare le diverse sfumature.
Attualmente è per me un onore poter essere corrispondente della Valsesia per La Stampa.
Borgosesia e il calcio: il primo amore non si scorda mai.
Gli articoli che mi stanno più a cuore sono tutti quelli che hanno per tema il Borgosesia calcio: la storica promozione in C2, la lotta degli ultimi anni per una promozione dall’Eccellenza alla serie D. E poi le interviste che mi danno modo di conoscere da un’angolazione diversa i personaggi della zona.
Attraverso quali luoghi borgosesiani passa il “filo” dei suoi ricordi più cari?
Innanzitutto dalla frazione Aranco, località in cui sono cresciuta. Il ponte che collega Aranco al centro della città, le chiese, il cinema, le scuole. Tutti i luoghi hanno un valore nei miei ricordi.
Borgosesia e la preistoria. Il nome Anny cosa le fa venire in mente?
Indubbiamente le testimonianze della frequentazione umana nelle grotte del Fenera sin dalla preistoria. Nella “Grotta dell’uomo libero” furono trovati dei resti umani, con ogni probabilità appartenenti a una donna di un’età compresa tra i 20 e i 25 anni, soprannominata al momento della scoperta appunto Anny.
Un evento storico di portata nazionale è stato rievocato dal “giallo” della recente scomparsa di una famosa cambiale. Di cosa si tratta?
Dell’Unità d’Italia, cui venne dato un fondamentale contributo dall’azienda Manifatture Lane Borgosesia, in particolare da Alessandro Antongini, tra i fondatori dello storico lanificio. Lo stesso con una cambiale di 510 mila lire garantì alla società Rubattino di Genova l’utilizzo di due piroscafi per la spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi.
Cosa rappresenta per lei il Carnevale di Borgosesia?
Il carnevale è il mio presente, per questo è un insieme di ricordi che si rinnovano di anno in anno durante il periodo del regno del Peru Magunella e della Gin Fiamma (le due maschere tradizionali del carnevale borgosesiano N.d.R.). Adoro le sfilate a piedi - cui ho partecipato qualche anno fa attivamente tra le fila del rione Fornace - i carri allegorici, i veglioni e tutta l’atmosfera che il “mondo dei coriandoli” porta con sé.
Quali aspetti della cultura valsesiana le appartengono realmente?
Sono orgogliosa di essere valsesiana. Non credo ci siano degli aspetti che ci caratterizzano da altri luoghi. Anche se l’arte, tra cui spicca l’opera di Gaudenzio Ferrari al Sacro Monte di Varallo, ha sicuramente una grande influenza e serve a far conoscere la valle al di là dei confini regionali.
Un titolo e due pennellate per il suo ritratto in chiaroscuro della Borgosesia di oggi.
“Un orizzonte in rosa”
Borgosesia è la mia vita. Qui sono nata, sono cresciuta ed è tra le mie zone di corrispondenza a livello lavorativo. Insomma è il mio tutto. E come per tutti i grandi amori ho imparato ad apprezzarne pregi e difetti. In che cosa mi piacerebbe vederla cambiata? Forse andrebbe più “vissuta”, attraverso la creazione di eventi in grado di attirare la gente. Ma vedo un orizzonte in rosa per la mia città. Ci voglio credere.
Il futuro della professione giornalistica, guardando in particolare al rapporto con internet e alle nuove forme di giornalismo partecipativo?
Credo che internet abbia dato una forte scossa al mondo del giornalismo. La carta stampata ha un sapore che per me non ha eguali ma è inutile negare che la comunicazione oggi passa necessariamente dalla rete. I social network, se usati nella maniera corretta, penso siano un’ottima possibilità di interazione. E perché no un modo di lavorare fuori dall’ufficio quando in ufficio non si è fisicamente…
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