Il Sindaco di San Giovanni in Persiceto Paola Marani intervistata per Comuni-Italiani.it
Perché il Carnevale di San Giovanni in Persiceto è nel novero di quelli più rinomati d’Italia? Cos’è che lo rende singolare?
Le particolarità del nostro carnevale sono diverse. Innanzitutto i suoi personaggi tipici: il principale è Bertoldo, che nasce dalla penna dello scrittore Giulio Cesare Croce - persicetano doc - e al quale si accompagnano la moglie Marcolfa e il figlio Bertoldino.
Il riconoscimento di queste figure non è casuale, è legato a un’altra specificità del nostro carnevale che più che presentarsi come un’esibizione classica di maschere e carri mascherati, assume una forte valenza narrativa, nel raccontare storie ispirate proprio dalla letteratura popolare del Croce. Da essa sono ripresi motivi frequenti applicati alla realtà contingente come: l’ironia nei confronti del potere, la dissacrazione dei potenti, l’esaltazione della saggezza popolare e contadina.
Ciò spiega anche l’altra caratteristica identitaria di questa manifestazione. I nostri carri non sono a prima vista di così grande impatto scenografico come lo possono essere quelli di Cento, Viareggio e di altre zone d’Italia: sono carri ermetici, scatole anonime. Nel momento in cui arrivano nella piazza principale di San Giovanni in Persiceto eseguono lo Spillo, cioè il carro cambia completamente forma si trasforma e attraverso musiche e racconti svela il suo significato allegorico.
Una tradizione pressoché immutata o ci sono elementi innovativi?
Il nostro carnevale è rimasto immutato nel tempo, però ha saputo rimanere talmente dentro lo spirito della nostra gente, al punto che oggi possiamo contare su 13 società carnevalesche. Attorno a queste orbitano centinaia di volontari, giovani e meno giovani. Un’attività dal punto di vista sociale, culturale e ricreativo che fa di questa manifestazione l’espressione più significativa del nostro territorio.
Straordinaria tutta l’opera di preparazione che precede il giorno del carnevale. I mesi precedenti offrono questa singolarità di una cittadina di 26.500 abitanti, dove di sera uomini e donne di ogni età si ritrovano assieme per preparare il proprio carro nell’assoluta segretezza, tenendo nascosto agli altri il tema trattato. Uno spirito di sana competizione legato alla voglia di poter sbalordire gli uni più degli altri.
Il merito di aver preservato questi costumi del passato ci è stato riconosciuto nel corso del convegno sui carnevali storici d’Italia, che abbiamo ospitato poche settimana fa e al quale hanno preso parte i presidenti dei vari comitati organizzativi.
Gli aspetti qualificanti della sfera cultura persicetana.
Faccio il sindaco da dieci anni e da sempre abbiamo lavorato su un unico filone, quello cioè di un’offerta culturale che stia dentro la nostra tradizione. In anni di forti trasformazioni sociali e demografiche, dove ad essere colpita è l’identità soprattutto delle piccole realtà, abbiamo lavorato al mantenimento di questa identità.
Riteniamo che la cultura debba nello steso tempo aprirsi al tempo e lavorare sulle radici, sulla storia di un territorio, valorizzandone i talenti e le risorse.
Per queste ragioni, oltre agli eventi della nostra tradizione carnevalesca, da dieci anni organizziamo una manifestazione, “Arte&Città”, che abbraccia l’intero periodo estivo da giugno a settembre: con essa offriamo ai cittadini la possibilità di godere di un museo all’aperto, fatto di sculture, di mostre pittoriche che ogni volta si richiamano a un tema. Temi che si ricollegano a problematiche e contenuti di carattere ambientale, sociale, etc. Nello stesso tempo offriamo una vetrina agli artisti locali che possono esporre le loro opere accanto a quelle di grandi firme come Arnaldo Pomodoro.
Anche la scienza è protagonista nel suo comune, attraverso il Museo del Cielo e della Terra. Com’è nata l’idea?
Il merito principale è di un gruppo di astrofili molto motivato che materialmente, armatosi di badili e cazzuole, ha nel tempo realizzato un planetario e un osservatorio. Completata l’opera con l’aiuto del Comune hanno iniziato a gestire volontariamente questo museo astronomico. Attorno al planetario è nato l’Orto Botanico, che poi si è collegato a un’altra area interessante dal punto di vista ambientale, nella quale attraverso un progetto con l’Università di Bologna è stato istituito il Museo dell’insetto.
Di qui un gruppo di archeologi locali, in relazioni a dei ritrovamenti di origine romana e non solo, hanno costituito un piccolo museo archeo-ambientale. A un certo punto si è fatto in modo che queste esperienze fossero collegate fra di loro creando - visto che non disponiamo dei mezzi per aspirare ad avere un grande museo - una rete museale fatta di tante piccoli musei, cui è stato dato il nome di Museo del Cielo e della Terra. Oggi grazie anche al suo responsabile scientifico, il noto ecologo Giorgio Celli, rappresenta la principale istituzione scientifica dell’area metropolitana bolognese.
Una rete che coinvolge non solo San Giovanni in Persiceto.
Raccogliendo le proposte di realtà limitrofe, abbiamo messo in rete il nostro museo insieme ai comuni che con noi fanno parte dell’associazione “Comuni Terre d’acqua” (Anzola dell’Emilia, Calderara di Reno, Crevalcore, Sala Bolognese e Sant’Agata Bolognese, N.d.R.).
In questo modo gli altri comuni hanno potuto articolare questa rete museale con aree di interesse naturalistico, alle quali recentemente si è aggiunto il Museo dell’Acqua del Dosolo a Sala Bolognese, che varrebbe veramente la pena visitarlo. Per le scuole in particolare rappresenta una preziosa occasione di approfondimento, grazie ad efficaci ausili didattici, su un tema molto importante per il futuro del nostro pianeta che è l’acqua, dove nasce, dove finisce che percorsi fa.
Questo forte investimento nella cultura e nella ricerca che ritorno economico ha per il territorio?
Tenere in piedi tutto questo ci costa uno sforzo economico non impossibile. Realtà piccole come la nostra si conservano in vita costruendo e promuovendo offerte di questo genere. Accettando la scommessa di evitare che ci siano fughe senza ritorno verso le “cattedrali del consumo”, cioè centri commerciali, outlet e simili. Mantenere nei centri storici la possibilità di garantire qualcosa di alternativo a questo niente che viene offerto dal punto di vista architettonico, culturale e artistico, in luoghi così anonimi, acquista un significato enorme, aldilà del semplice ritorno economico.
Elezioni alle porte, con quali risultati chiude quest’esperienza amministrativa?
Per me si chiude un ciclo lunghissimo che vede aggiungersi questi dieci anni di sindacatura ai diciassette precedenti in cui ho ricoperto diversi ruoli. Ho passato insomma buona parte della mia vita in questo comune. Sono soddisfatta del lavoro eseguito e ritengo ci sia stata di fatto una svolta importante nel dare risposte infrastrutturali decisive.
Sui collegamenti ferroviari, con il raddoppio della linea Bologna-Verona e sulla quale oggi stiamo lottando per avere più treni.
Sulla viabilità, che ci vede quale snodo fondamentale tra Bologna, Ferrara e Modena. L’entrata in funzione della tangenziale ha consentito di tenere lontano dal centro cittadino il traffico pesante che fino a pochi mesi si riversava nelle nostre strade.
Queste sono le cose più significative, credo, per definire la qualità della vita di una piccola cittadina, che ha una dotazione di verde tra le più alte dell’Emilia-Romagna, con aree di pregio che sono state preservate, nonostante qui, come dappertutto, si sia costruito molto.
L’obiettivo dei prossimi anni, per chi verrà dopo di me, sarà appunto di coniugare le esigenze di sviluppo, ahimè così problematico, con la salvaguardia dei nostri territori, dando ovviamente un occhio a quella che è la sostenibilità sociale, visto anche l’attuale crisi economica e il conseguente disagio di tante famiglie.
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