19 Febbraio 2009

Alla scoperta delle palafitte nel bacino della Lagozza

di Emanuela De Fazio (Blog Besnate. Racconti di Viaggio)

Il Battistero

Il Battistero

Besnate è ubicata in Provincia di Varese. Una domenica pomeriggio l’ho percorsa in lungo e in largo in bicicletta, in compagnia di un besnatese il quale mi indirizzava nella cittadina spiegandomi le varie peculiarità che la caratterizzano.

Pur essendo confinante con Gallarate non ha nulla a che fare con essa. Besnate, infatti, è molto più tranquilla, per lo meno questa è la sensazione che ho avuto nel visitarla, non è caotica né trafficata.
Le case basse, per lo più villette le danno un tocco di “paesino pacifico”.
Le strade non sono larghissime; ci sono diverse salite e discese e percorrendole giunsi fino alla piazza della chiesa, dedicata a San Martino.
Una chiesa piccola al suo interno, ma molto bella e caratteristica. Il mio accompagnatore mi disse che di recente avevano fatto dei lavori al suo interno, in particolare avevano voluto cambiare la pavimentazione. Alzandola avevano ritrovato al di sotto un’altra molto antica e resti di tombe.

Nel parcheggio della Chiesa c’è un Battistero, piccolino, di pietra, con un piccolo campanile sulla cima risalente agli inizi del 1300.
Riprendemmo la bicicletta e aiutati dalla discesa della strada, in velocità ci dirigemmo per le vie del paese.

Torre del campanile

Torre del campanile

Percorremmo le campagne circostanti giungendo a delle cascine molto grandi e belle. Alcune di queste possiedono ancora i fienili con gli animali e in particolare osservai con piacere un’altra piccola cappella e, poco distante, un possente Campanile di pietra, anch’esso vecchio e risalente al decimo secolo.

Fu piacevole percorrere la strada in bicicletta: la giornata era bella, il venticello che scompigliava i capelli e l’aria pulita che si respirava erano a dir poco perfetti. In una grande città è difficile andare in giro in bici senza respirare lo smog; qui invece appena esci di casa respiri della “buona aria” e intorno tutto sembra un grande villaggio.

Proseguimmo il nostro percorso giungendo in un’altra grande cascina. Al suo lato c’era una fattoria con tantissime mucche e dei macchinari per fare il latte e il formaggio; davanti a loro, un immenso campo verde con tanti alberi che creavano un bosco semicircolare che sembrava stesse proteggendo il podere.
Appoggiammo le biciclette all’albero e percorremmo a piedi la tenuta per fermarci di fronte al “laghetto” creato dall’acqua accumulatasi durante le precipitazioni dei giorni precedenti.

Bacino della Lagozza

Bacino della Lagozza

Questa proprietà non mi affascinò solo per la bellezza visiva, ma per il suo interessante passato. All’ingresso del podere lessi un cartello con le indicazioni del luogo in cui mi trovavo. Riportava che la zona risaliva al neolitico e il suo nome, Bacino della Lagozza, indicava una zona paludosa che al suo centro ospitava delle capanne su palafitte e gli uomini che vi abitavano erano dediti all’agricoltura, al tessile e alla ceramica.
Durante il periodo di bonifica erano stati ritrovati proprio resti di pali della palafitta e frammenti di ceramiche e legni.

Guardai il tutto e potei immaginare le palafitte e i primitivi che calpestavano il territorio in cui mi trovavo io in quel momento… E’ strano come cambiano le cose, come si evolvano. Ma nonostante l’evoluzione, oserei dire che questa zona è rimasta abbastanza incontaminata, anche se il mio attento accompagnatore mi sottolineò che negli anni Ottanta/Novanta c’erano meno case e meno gente rispetto ad oggi.
Spero comunque che la cittadina riesca a conservare il suo aspetto agreste e che, pur seguendo l’evoluzione, non si trasformi una caotica città ma che preservi il suo “immacolato” aspetto.

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