Il Sindaco di Livorno Alessandro Cosimi intervistato per Comuni-Italiani.it
Con quali problematiche cinque anni fa si è dovuto scontrare?
Con problemi di riorganizzazione che riguardavano la qualità della vita. Penso al problema della gestione dei rifiuti, alla manutenzione di 30km di strade, tutti risultati cui si aggiunge quello principale, a parer mio, di aver riconsegnato le nostre aziende a una dimensione competitiva, preclusa in passato da bilanci in rosso.
In linea poi con la nostra idea di sviluppo della città, abbiamo costruito un numero molto importante di asili nido, circa 400 in più rispetto al 2004, e abbiamo gettato le basi perché possano aumentare. In un periodo di crisi profonda, qual è quello che stiamo vivendo, è la miglior politica di sostegno alle giovani coppie e all’occupazione femminile.
Sulla qualità della vita, non c’è che dire tutte le classifiche, ultima in ordine di tempo quella del Sole 24 ore, vi danno ragione.
Sarò noioso, ma da anatomopatologo quale sono prediligo statistiche imperniate su un’alta scientificità. Detto ciò, da “Italia Oggi” a “Legambiente”, tutti premiano la nostra qualità di vita.
Qui però disponiamo di un indicatore che nessuno può smentire: la scelta di tanti comandanti delle capitanerie, comandanti dell’accademia navale, generali della Folgore, ex prefetti, che dopo aver prestato servizio qui, decidono di ritornarvi e con loro tanti tra quelli che vengono a visitarla.
Qual è la ricetta del buon vivere labronico?
Un rapporto equilibrato fra sapere, cultura ed economia. Uno dei punti su cui abbiamo più investito e da cui bisogna ripartire per il futuro, la vera strada per salvare le città in generale, non solo Livorno.
Se non c’è un corpo sociale colto, duttile, attento a quello che accade nel mondo, si finisce per rinsecchirsi intorno a idee che appartengono al passato. In tal senso, credo che ci sia bisogno di un’irruzione di una generazione più giovane, capace di assumersi delle responsabilità e che guardi a soluzioni per il futuro che siano diverse da quelle tradizionali del novecento.
Nel contempo ci vorrebbe un patto tra imprese e parti sociali per selezionare una serie di obiettivi della qualità della vita. Tra questi, da uomo di sinistra, ci deve essere un discorso di redistribuzione, perché se c’è coesione sociale, ci sono meno povertà e conflitti, dunque più sicurezza.
Sul versante della sicurezza come si presenta il territorio?
Questa terra non ha grande criminalità, non ce l’ha perché ha gli anticorpi verso questo tipo di fenomeno. Tuttavia ci si trova spesso di fronte a comportamenti antisociali e di microcriminalità che sono comunque destabilizzanti per il tessuto sociale.
Sicurezza è sinonimo di legalità, senso civico, e su questo piano ci siamo mossi con decisione. La capillare lotta all’evasione ha consentito di riscuotere somme di una certa entità - multe che ad esempio riguardavano la Tarsu - e di conseguenza di non aumentare l’Irpef in questi 4 anni, lasciandola al valore del 2004 che è lo 0,4. Il numero dei comuni che sono stati in grado di fare ciò si conta ormai sulle dita di una mano.
Nella stessa direzione va la tendenza di chiudere tutti i bilanci, senza alcuna ricaduta sulle politiche sociali, anzi rafforzando i servizi. Una ragione per cui qui non abbiamo liste d’attesa nelle case di riposo.
Infrastrutture e turismo, un binomio centrale nella vostra agenda amministrativa.
Su questo punto si sono aperti importanti scenari e che hanno come epicentro la nostra area portuale. Oltre ad aver sbloccato il piano regolatore portuale, siamo partiti, grazie al finanziamento della regione, con la revisione delle linee ferroviarie tra Livorno e Firenze, per quello che riguarda le merci e per intercettare l’alta velocità e alta capacità. In questo modo, Livorno costituirà un passaggio nodale nella tratta Lisbona-Kiev, e quindi nei traffici commerciali con gli scali del nord Europa.
Dal punto di vista turistico, un passaggio di grande trasformazione della città sarà il progetto di “Porta a mare”, che prevede la riconversione del vecchio cantiere navale Orlando di Portamare in approdo turistico per 700 natanti, tra yacht e megayacht.
In più con la variante generale al piano strutturale della città, è previsto l’allargamento dei cosiddetti moletti, per la nautica di dimensioni inferiori.
Una tradizione marinara da difendere.
Puntiamo molto alla tradizione marinara della città e a un turismo legato alle crociere e alla yachtistica; forti della presenza di un nome importante come quello di Benetti e altre aziende che completano la filiera della nautica dal turismo alla gestione del rimessaggio.
Penso alla bellezza del nostro litorale, in particolare alla costa del Romito - quella per intenderci della storica scena finale del film “Il sorpasso” con Vittorio Gassman - che le precedenti amministrazioni hanno preservato dalla cementificazione selvaggia.
Un’area che sarà ulteriormente valorizzata attraverso l’opera di riqualificazione della vecchia via Aurelia, inserita nell’ambito dei lavori di realizzazione dell’autostrada tirrenica. In questo modo via Aurelia diventerà una sorta di strada parco, mettendo in collegamento il sud della Provincia - tra gli altri Castagneto con la suggestiva frazione di Bolgheri, Cecina, etc. – con Livorno, con il conseguente dirottamento del traffico pesante sulla nuova arteria autostradale.
Per completare quel magico tris di cui parlava prima, mancano all’appello cultura e sapere. Dove bisogna cercare le voci odierne della cultura livornese?
Il mio primo pensiero corre ai tantissimi cervelli che oggi tengono alto il nome della comunità in Europa e nel mondo. Sono così tanti che abbiamo recentemente fatto una sorta di censimento: da quelli che lavorano al Fondo Monetario Internazionale agli Obama boys dell’Università di Chicago. Ci tengo poi a menzionare un ragazzo, Massimo Morelli, che nessuno cita mai, cieco dall’età di 11 anni, che oggi è direttore del dipartimento di Economia e Sociologia politica della Columbia University.
Nel campo dell’arte, i gruppi Bruni, Varresi, che qui hanno dato vita a una piccola enclave di cinema e che poi per avere successo nel mondo si sono spostati.
La cultura resta uno degli asset che la città ha per svilupparsi. Siamo stati tra i pionieri nelle dinamiche di relazione con le università, nel nostro caso con l’Università di Pisa, con la quale abbiamo istituito il corso di logistica. Un’idea che non nasce dalla volontà di decentramento dell’università, ma per esaltare le caratteristiche del nostro territorio che non sono presenti a Pisa.
Un avamposto della ricerca è il laboratorio di robotica in mare dell’istituto Sant’Anna che, oltre a questa, ha sedi distaccate a Pontedera e in mezzo mondo.
Poi ci sono le istituzioni culturali storiche.
Come il Teatro Goldoni, un punto di enucleazione prezioso che richiama centinaia di giovani e che noi sosteniamo con politiche mirate.
Nella musica, una manifestazione di rilievo nazionale come il Premio Ciampi, intitolato al cantautore livornese Piero Ciampi.
E le tante personalità del mondo della cultura, di ieri e di oggi, legate alla nostra città; uno su tutti Giorgio Caproni, il grande poeta cui qualche giorno fa, alla presenza dei figli e del regista Paolo Virzì, abbiamo dedicato una piazza di Livorno.
Questa è una città viva, che spesso ha la capacità di prendersi in giro e di essere caustica con se stessa.
Lei che qui è nato e vive, cosa ci trova di così speciale?
Le sue radici democratiche. Il fatto di essere una città dove anche il sindaco è ogni giorno sotto esame e questo raporto con la gente non è accessorio. I livornesi oltre a tanti limiti hanno anche tantissimi pregi, in cima a questi c’è sicuramente la schiettezza.
Qui si avverte davvero la verticalità della società, non si corre il rischio dell’orizzontalità cioè della piattezza della città. Un neo? Qualche volta si sottovaluta la cultura quale vettore per vivere meglio.
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