6 Marzo 2009

Crolla il campanile di San Marco

di Valentina Cavaliere (Blog Venezia. Schegge di Cronaca)

Correva l’anno 1902. Il 14 luglio alle ore 9.50, sotto gli occhi increduli e spaventati di centinaia di veneziani, crolla il campanile di San Marco, il simbolo di Venezia, lasciando tutto il mondo orfano di uno dei più importanti e secolari monumenti del pianeta.

Il 15 luglio il “Corriere della Sera” aprì la prima pagina con una immagine della piazza con il campanile ancora lì presente in tutto il suo splendore. Ma il bianco delle macerie in realtà già copriva gli edifici circostanti sotto gli occhi lucidi e commossi di cittadini e autorità.

Quella mattina, molto probabilmente, coloro che sedevano ai caffè attigui al Palazzo Ducale, pensavano di assistere ad un incubo, qualcuno magari ancora a letto, avvolto dalle coperte. Era invece tutto reale. Il monumento, protagonista della piazza dal lontano 1511, si sbriciolava dinanzi a loro, come il più debole dei ramoscelli. Ciò che era vanto per l’arte di tutto il mondo, dove Galileo Galilei, con il suo cannocchiale, studiava i segreti degli astri, si dissolveva in una nuvola densa per sparire per sempre.

Come prevedibile scene di panico e disperazione si verificarono in piazza. Squadre di militari furono dispiegate con forza per soccorrere eventuali vittime (fortunatamente inesistenti) e scongiurare atti di saccheggio. Così come i soccorsi, un’orda di giornalisti accorse sul luogo per documentare il fatto. Con queste parole, sul Corriere del 15 luglio, un commosso passante commentava il crollo:

L’impressione della catastrofe è enorme. Non ricordo di aver riscontrato un’eguale commozione nella cittadinanza che per l’assassinio di Re Umberto. Non solo in piazza vidi il sindaco e altri personaggi piangere, ma, per le vie moltissimi cittadini avevano gli occhi rossi… ”.

Macerie campanile San Marco

Macerie campanile di San Marco

Lo spirito di tristezza e confusione verrà ribadito in tutte le altre dichiarazioni, dai semplici cittadini fino ad arrivare alle più alte cariche dello Stato. Da tutta Italia giunte comunali offrirono o proposero donazioni per un’immediata ricostruzione. Tutta la penisola, dunque, si stringeva attorno al capoluogo veneto in un abbraccio di lodevole solidarietà.

Ma come spesso è detto in queste circostanze, la catastrofe era già annunciata. Due giorni prima (13 luglio) dello sconcertante crollo, il quotidiano di via Solferino riportava in un intervista le dichiarazioni dell’architetto Saccardo, nominato della Prefettura a presiedere ai controlli sulla stabilità della struttura. “Le informazioni che vi ho mandato ieri sulla fenditura verificatesi nel campanile di S. Marco sono esatte, sebbene i giornali locali di stamane cerchino di attenuarle alquanto per non dare allarmi esagerati o intempestivi [...]“.

I giorni che seguirono al crollo furono incandescenti. Aspre polemiche si levarono verso l’amministrazione di allora e soprattutto verso ingegneri e architetti preposti alla salvaguardia del monumento. Accuse di negligenza e superficialità rimbalzarono da una pagina e all’altra dei quotidiani italiani. Il dibattito valicò le pagine nazionali fino ad arrivare ai quotidiani esteri.

Autorevoli giornali internazionali, nelle edizioni del 17 luglio, espressero giudizi e suggerimenti.
“Le Figaro” di Parigi invitava tutti gli appassionati d’arte a concorrere alla ricostruzione inviando donazioni. Il “Lueger” di Vienna espresse in una lettera rivolta al sindaco di Venezia, il cordoglio e la commozione degli austriaci per il triste accaduto. Il “Daily News”, così come lo stesso Corriere della Sera, aprì una sottoscrizione pro ricostruzione, perché – come scritto - “Venezia possa riacquistare quella fisionomia architettonica che formava l’ammirazione del mondo”. Fuori dal coro si schierò il londinese“Daily Express” che ritenne, a differenza degli altri, che piazza San Marco fosse molto più bella senza la Torre. Da oltre oceano, sui quotidiani di New York - o come si diceva allora Nuova York - Washington e Chicago si susseguirono interviste agli architetti locali ampiamente favorevoli alla ricostruzione dello storico edificio.

Il 25 aprile del 1903 si diede inizio ai lavori di ricostruzione. Il nuovo campanile venne inaugurato 9 anni dopo in concomitanza con la festa di San Marco. Oggi in pochi ricordano quel terribile 14 luglio, al contrario però, molti ammirano, assieme alle feste e ai colori del Carnevale, il famoso volo dell’angelo. Il tradizionale evento è stato riportato in auge nel 2001, e vede il volo di una persona dal Campanile fin giù alla piazza, adeguatamente protetto da un imbracatura, in ricordo delle manifestazioni cittadine di inizio Cinquecento.

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6 commenti a “Crolla il campanile di San Marco”

  1. Massimo Di Bello scrive:

    Non lo sapevo che il campanile di San Marco fosse crollato e poi rimesso su!
    Molto bella la ricostruzione di quanto accaduto, sembra davvero di rivivere quei momenti drammatici :-)

  2. Marcello Di Sarno scrive:

    Condivido il giudizio di Massimo. Voglio aggiungere che l’articolo in alcune parti incarna il genere dell’inchiesta storica. :-)

  3. Jacques de Molay scrive:

    Un evento storico di gravità enorme e tuttavia sconosciuto o dimenticato dai più.
    Le immagini(impressionante quella con le macerie del campanile)e la ricostruzione storica ci riportano in un’Italia di inizio Novecento tanto diversa da quella di oggi.
    Molto interessante

  4. Marina Greco scrive:

    L’evento storico, purtroppo, è dimenticato da molti, sebbene molto drammatico.
    I miei complimenti per l’articolo, davvero emozionante!

  5. gemma greg scrive:

    Neanch’io avevo mai sentito dire che un secolo fa fosse crollato il campanile di San Marco. interessante l’articolo che riporta anche la reazione delle varie testate giornalistiche che non danno le notizie in ugual modo, c’è sempre chi minimizza, chi nasconde la verità…. Non molto diverso il mondo d’oggi quando si tratta di fronteggiare una tragedia annunciata, le polemiche vengono sempre fuori dopo, chi mette in guardia non viene ascoltato molte volte.

  6. sangiopanza scrive:

    La fortuna fu che si accasciò praticamente su se stesso, un po’ come le Torri Gemelle. Grazie a ciò non provocò vittime, nè fece gravi danni agli edifici circostanti.

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