Sono poche le città in Italia ad avere una data di nascita precisa. Fra queste vi è Altamura, fondata nell’anno 1232 dall’Imperatore Federico II di Svevia su di una collina nell’entroterra pugliese, già in precedenza luogo di insediamenti.
Sappiamo, infatti, che la zona è stata abitata fin da tempi remotissimi (qui camminavano i dinosauri le cui impronte sono ancora visibili). Nel 1993, una fortuita scoperta ad opera di alcuni speleologi locali ha portato al ritrovamento dei resti fossilizzati di un uomo vissuto circa 250.000 anni fa: si tratta di uno degli uomini più antichi d’Europa!
Il ritrovamento è reso ancor più eccezionale dal fatto che si tratta di uno scheletro completo. Appartenente alla tipologia pre-neanderthaliana, è stato ribattezzato l’Uomo di Altamura, ma viene chiamato affettuosamente dai “compaesani” Ciccillo.
La grotta del ritrovamento è di difficilissimo accesso, comunque vietato ai turisti in quanto i microrganismi che vivono con noi sarebbero profondamente, a dir poco, deleteri per Ciccillo.
Inoltre, essendosi le ossa fossilizzatisi e fuse con la roccia della caverna, asportarle porterebbe ad un rovinoso crollo. Si è deciso quindi di lasciarlo lì dov’è, ancora una volta da solo.
Per incontrare questo nostro antichissimo progenitore è stato però messo a punto un sistema che ne proietta l’immagine in 3D presso il Centro Visite della Masseria Ragone, in località Lamalunga.
Tornando all’abitato, a questo si accede tramite un’antica porta: Porta Bari. La città vecchia si presenta oggi ordinata e tranquilla, divisa a metà dal corso cittadino dedicato al grande imperatore svevo.
Le strade laterali sfociano nei così detti claustri: tipici cortili simili a piazzette su cui si affacciano le case un tempo abitate da gente greca, ebrea e araba richiamata da Federico II, attraverso benefici ed esenzioni fiscali, per popolare la nuova città. In ogni claustro vi era una comunità diversa con proprie tradizioni, usanze e colori e questo luogo poteva all’occorrenza trasformarsi in una trappola per respingere un attacco nemico.
Una città ben difesa, quindi, che come dice il nome stesso era cinta da alte mura, costruite nel XIII secolo ma rimarcanti una fortificazione ancora più antica ascrivibile al V secolo a.C.
In prossimità dell’incrocio fra Corso Umberto e Corso Federico di Svevia, vi è un piccolo tratto di mura medievali superstite, su cui è posto un bassorilievo detto la coscia di Pipino. Era costui un nobile locale che, nel XIV secolo, si ribellò al governo angioino; la sua avventura si concluse con l’impiccagione, a cui seguì lo squartamento del corpo tramite quattro cavalli.
La gamba del ribelle fu lasciata appesa alle mura come monito, nel punto in cui è oggi visibile il bassorilievo.
La città resistette con coraggio alle truppe sanfediste del Cardinale Ruffo, tanto da meritare l’appellativo di Leonessa di Puglia. Una volta al mese, all’alba, la piazza cittadina muta aspetto: si riuniscono qui mugnai, fornai e agricoltori per fissare il prezzo della farina locale, da cui si ottiene il celebre pane di Altamura.
Una sorta di Wall Street: c’è chi vende e chi compra secondo un rituale antico di secoli.
Al centro della città sorge la Cattedrale, massimo emblema cittadino. Si tratta dell’unica chiesa la cui edificazione sia direttamente ascrivibile a Federico II; è dedicata all’Assunta, di cui secondo alcune fonti l’Imperatore era devoto. Inizialmente era molto diversa dall’attuale (possiamo supporre un magnifico edificio tardo romanico), ma nel 1316 un evento nefasto - probabilmente un terremoto - la danneggiò molto seriamente.
La riedificazione fu affidata dal re Carlo d’Angiò ai figli di tale Consiglio da Bitonto, ma pagata dagli altamurani. La nuova dinastia regnante, gli Angioini, colse inoltre l’occasione per cancellare sul monumento ogni traccia dell’odiata dinastia sveva, in modo da affievolirne fin anche il ricordo nella popolazione. La struttura fu stravolta invertendo facciata e parte absidale; il magnifico portale e il rosone furono smontati e rimontati dal lato opposto.
Altri interventi seguirono nel corso dei secoli per adeguare il monumento al cambiare del gusto e della moda. Ecco allora erigere un secondo campanile (quello di sinistra), in epoca rinascimentale, e due leoni ai lati del portale opera del maestro Antonio da Andria.
Dopo una serie di interventi legati al succedersi delle cariche clericali, la chiesa viene rimaneggiata in epoca barocca: i due campanili si coronano con cupolette e fra di esse viene eretta una loggetta su cui troneggia una Madonna.
Infine, a metà Ottocento è l’interno a mutare radicalmente ricoprendosi di stucchi, marmi e dorature neoclassiche. Quest’ultimo intervento, oggi deprecabile, fu accolto con grande entusiasmo dalla popolazione come un svecchiamento della Cattedrale. Il risultato finale di tutti questi interventi è molto più armonico di quanto non sarebbe lecito aspettarsi. I vari stili (tardo romanico, gotico, rinascimentale, barocco e neoclassico) sono armonizzati all’esterno dall’uso di un solo colore dato dalla tipica pietra calcarea bianca pugliese.
Per quanto gli elementi della facciata originaria siano messi quasi a caso su quella attuale (si noti ad esempio la presenza insensata di una mensola a forma di elefante che sorregge una colonna appartenuta forse ad un portale secondario) l’insieme non risulta certo sovrabbondante, grazie anche alle dimensioni ciclopiche della facciata.
I vari interventi che si sono succeduti nel corso dei secoli, tuttavia, sono lo specchio di una comunità cittadina dinamica e imprenditoriale: contadini tanto ricchi da finanziare le costruzioni e incidere sulle decisioni cittadine.
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