Quella di Arborea, cittadina di pianura a pochi chilometri da Oristano è una storia relativamente recente. Le sue origini, a differenza della maggior parte dei centri piccoli e grandi della Sardegna, non arrivano da lontano, dalla preistoria o dalla civiltà nuragica. La sua nascita è infatti legata alla nascita di altre città isolane e non, come per esempio Carbonia, nel sud Sardegna e Fertilia, nel nord, oppure nel Lazio a centri come Latina (in origine chiamata Littoria), Sabaudia e Aprilia. Tutte cittadine di fondazione fascista che risalgono agli anni ’30, nuclei abitativi non spontanei ma costruiti secondo appositi progetti.
Anche la costruzione di Arborea si deve a un programma produttivo partito dopo un processo di bonifica di aree paludose e malariche. A questi lavori hanno contribuito i sardi ma anche intere comunità di cittadini veneti, talvolta anche obbligati, che poi hanno abitato e coltivato proprio queste aree.
Basta una passeggiata tra le strade di Arborea per rendersi conto che si tratta di una cittadina originale, che ancora oggi conserva la vecchia struttura con le strade dritte e parallele. Ma sono gli stili degli edifici a colpire di più il visitatore, stili del tutto diversi da quelli dei paesi e delle città sarde, soprattutto di pianura.
I tratti di molti edifici, che furono il vanto del regime fascista, ricordano quelli dell’architettura del nord Italia, quasi “montani”. Così i tetti aguzzi per la neve, i balconi in legno e le fasce bicolore diventano pittoreschi e quasi bizzarri in questo angolo di pianura bonificata, nota come Bonifica Sassu. Gli stili che si rincorrono tra le vie di Arborea sono tanti: il Neomedievale eclettico di Carlo Avanzino, il Razionalismo puro di Giovanni Battista Ceas, fino a ciò che è stato definito macchinismo futurista di Flavio Scano.
Tutto il centro ruota intorno alla chiesa dedicata al Cristo Redentore, con un campanile, davanti c’è la piazza e poi il municipio, in stile tardo liberty. Sul lato perpendicolare ci sono le altre costruzioni come le scuole elementari, la vecchia casa per gli impiegati, mentre sull’altro lato campeggia la Locanda del Gallo Bianco, trattoria tuttora attiva che propone piatti sia sardi sia veneti. Da non perdere anche la Villa del Presidente della Società Bonifiche Sarde con un magnifico parco, l’edificio del Mercato e l’Enopolio.
Tanti i nomi che la cittadina ha cambiato negli anni, adattandosi al corso della storia italiana. Così nel 1928 fu inaugurato dal re Vittorio Emanuele III il villaggio Mussolini, poi due anni più tardi fu chiamato Mussolina e solo con la caduta del fasciamo nel 1944 avrà il suo nome attuale.
Il progetto di bonifica delle paludi oristanesi in realtà risale a ben prima del regime fascista, è addirittura precedente alla prima guerra mondiale. Gran parte del successo si deve alla Società Bonifiche Sarde con l’ingegnere Giulio Dolcetta (progettista anche della diga sul fiume Tirso). L’opera fu finanziata dalla Banca Commerciale del gruppo Bastoni. La parte più impegnativa fu prosciugare il territorio della piana mediante la regolazione di fiumi e torrenti che scendono dal Monte Arci a valle. Solo quando i lavori di bonifica e di costruzione di strade, pozzi e infrastrutture furono completati, alla manodopera di operai si sostituirono le famiglie coloni, soprattutto venete, che tuttora abitano ad Arborea.
Oggi Arborea è una delle realtà produttive più importanti della Sardegna. Vi operano aziende
agro-zootecniche e industrie di trasformazione a carattere cooperativo, soprattutto nel settore agroalimentare.
A parte il tessuto urbano, specchio di un particolare momento storico italiano, girare nei dintorni di Arborea può essere un’occasione per fare anche delle escursioni in ciò che resta delle antiche aree umide. In particolare ci sono aree di grande interesse naturalistico come gli Stagni di S’Ena Arrubia e di Corru S’Ittiri, entrambi Siti di Importanza Comunitaria (SIC) inseriti nella Rete Natura 2000.
(Foto di Laura La Rocca, per gentile concessione)
Scrivi un commento
Per inviare un commento devi fare il login.