24 Luglio 2009

La città più a nord d’Italia

di Valentina Cavaliere (Blog Predoi. Alla Scoperta della nostra Italia)

E’ ormai tempo di vacanze! Avremo, quindi, molto tempo libero a disposizione, e, a mio avviso, il modo migliore per impiegarlo è quello di visitare luoghi nuovi, paesaggi e abitudini diversi dai propri, arricchendo in questo modo il personale bagaglio di esperienze; riempirlo insomma di belle immagini, volti e racconti interessanti.

Parco naturale di Predoi

Parco naturale di Predoi

Un valido angolo d’Italia che di certo non deluderebbe per la bellezza della sua terra e il fascino delle montagne è l’altissimo comune di Predoi. Ho detto altissimo non a caso. Predoi, è, infatti il comune più a nord d’Italia, l’unica città a due passi dal Tirolo Austriaco. E’ parte della provincia di Bolzano e la popolazione parla perfettamente sia l’italiano che il tedesco. Il clima locale è fresco, tipico da zona di bassa montagna, ideale per chiunque voglia allontanarsi dall’afa e dal caldo torrido della grandi città.

Predoi è una cittadina meravigliosa, basta osservare una foto e si resta incantati dal limpido manto verde delle valli e i ruscelli che, con le loro acque trasparenti, scorrono lungo i sentieri scavati nel corso dei millenni, sui ciottoli di diverse forme e dimensioni. Qui troviamo la pace che ogni cittadino lavoratore agogna ardentemente durante l’anno. L’aria pulita e i rumori propri di una natura incontaminata sono parte di un piacere unico. La stessa natura copre ben il 70% del territorio cittadino, protetto all’interno dei confini del grande Parco naturale di Vedrette di Ries – Aurina. Nel parco si ritrovano numerose varietà di piante e alberi, tra i più comuni che posso essere ammirati vi sono le Conifere e i Faggi, ma c’è davvero tanto da vedere e da studiare.

Miniera di Sant'Ignazio

Miniera di Sant

Pradoi, però, non è soltanto alberi e montagne. Il nostro comune, in effetti, può vantare un’antichissima tradizione nell’estrazione del rame. Per antichissima intendo addirittura preistorica. La vecchia miniera di Sant’Ignazio, infatti, conserva ancora le tracce della secolare presenza dei minatori che qui vi hanno lavorato sodo e reso la città punto di riferimento del rame in tutto il Trentino-Alto Adige fino al 1893, anno in cui venne chiusa l’ultima cava. Nonostante la fine dell’attività estrattiva, i predoiani, non si adagiarono vivendo solo di allevamento e agricoltura, come sarebbe lecito pensare dato il paesaggio. La comunità bilingue si rimboccò le maniche e creò dal nulla una nuova tradizione; e a dare inizio al tutto furono, manco a dirlo, le donne della città. Le signore di Predoi si specializzarono nella lavorazione dei pizzi a tombolo, ovvero ricami artigianali di stoffe finemente trasformate in merletti e orli di diversa forma e dimensione. Ancora oggi questi ricami sono molto celebri e conosciuti in tutta la regione, ogni anno, questi prodotti richiamano molti turisti.

A inizio del XX secolo la città contava soprattutto un turismo di tipo familiare in cerca di calma e relax estivo. Col passare del tempo e le trasformazioni culturali il settore ha visto un incremento anche per la stagione invernale con la presenza in loco di numerosi appassionati di sci richiamati dai tanti impianti sparsi su tutto il territorio ed esperti di escursioni ad alta quota sempre pronti ad organizzare bellissime passeggiate sulle cime più alte delle bellissime montagne del Sud Tirolo.

Chiesa del Santo Spirito

Chiesa del Santo Spirito

Ma anche l’arte ha un piccolo spazio. Nella Parrocchiale di San Valentino e la Chiesa del Santo Spirito, risalente al XV secolo, si ritrovano pregiati manufatti in legno di altissimo valore. E’ importante ricordare che l’Austria dista solo pochi chilometri da questi edifici religiosi.

Insomma questo piccolo gioiello della Val Pusteria, non estremamente noto ai più, merita la propria rivincita. La mancanza di notorietà l’ha protetto per anni da orde barbariche di turisti. Credo che valga la pena approfondire la conoscenza e godere di strade e strutture ancora libere da visitatori impazziti e chiassosi. Che dire, non tutte le città possono definirsi ponte tra due nazioni e custodi di due lingue e chissà di quanto altro ancora.

(Foto uno, due e tre di Allie Caulfield in licenza Creative Commons)

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