19 Settembre 2008

In volo su Arezzo

di Sara Radicia (Blog Arezzo. Racconti di Viaggio)

Sotto il sole clemente della fine di Agosto un manipolo di uomini si avvia, col volto che guarda a terra il suolo scomparire sotto i piedi. Nessuno è mesto ma sono in silenzio, felici e un po’ ansiosi. Le lamiere degli aerei scintillano al sole mentre un elicottero bianco e rosso si alza in volo alla loro sinistra, facendo un piacevole, ritmico, rumore. Le ultime raccomandazioni, un ultimo ripasso a voce alta ed il decollo.

lancio-arezzo-300808-7.JPGI paracadutisti sono persone  che non si conoscono neanche l’un l’altra nella maggior parte dei casi. Vengono qui ad Arezzo per fare un’esperienza emozionante, per mettersi alla prova o perché ormai questa è la loro passione e non possono più mancare all’appuntamento. Non sono i tipi ruvidi pronti a tutto, nemmeno tipi poco raccomandabili, è gente insospettabile, normale: operai, professionisti, qualche rappresentate dell’ordine. Gente che dopo essersi buttata nel vuoto si ferma a bere un tè al distributore automatico e a fare quattro chiacchiere in tranquillità. Niente alcolici, l’adrenalina basta per il momento; se mai la birra è rimandata alla serata, quando col volto rilassato e gli occhi ancora pieni di nuvole si parla con gli amici della giornata.

Il primo lancio spaventa, gli istruttori aiutano al massimo, ma non conta molto per i nuovi elementi. Poi man mano che lo fanno una seconda, una terza volta - mi dice uno dei veterani che sta ad osservare il secondo lancio della giornata -  “il cervello si abitua… sa che ogni volta che ti lanci arrivi a terra e che è sempre così. Non hai paura,  è così e basta ti rimane solo la sensazione del volo”.

lancio-arezzo-300808-14.JPGChissà cosa pensano mentre l’aeroplano esegue la manovra e loro sono ognuno da solo. Deve essere come una fiamma che ti esplode dentro quando ti butti. Quelli che ne hanno uno pronunciano ad alta voce il proprio motto quando si buttano, poi giù in picchiata. Eseguono degli esercizi a corpo libero o, se sono tra i più esperti, delle spettacolari figure,  finché l’altitudine non viene raggiunta ed aprono la vela.

Le prime strisce colorate compaiono tra le foglie dell’albero sotto il quale mi trovo al riparo dal sole. Una sciarpa viola appesa ad un ramo mi mostra ondeggiando la direzione del vento, ed infatti tutti i veterani stanno già col corpo rivolto in quella direzione, a commentare le manovre eseguite e a prevedere dove atterreranno i ragazzi.  lancio-arezzo-300808-16.JPGMi avvicino all’area di atterraggio e due dei paracadutisti in volo passano sopra la mia testa, vicinissimo tanto che posso sentire il vento passare sotto la vela e riesco ad immortalarli poco prima che sia troppo tardi. Mi pervade una sensazione emozionante e un pizzico di fastidiosa invidia per non avere abbastanza coraggio da provare in prima persona.

Quando tutti sono scesi a terra ed hanno raccolto il paracadute  esplodono i sentimenti positivi che prima erano bloccati dalla tensione: risate, scherzi ed amichevoli zuffe mentre ci si dirige verso l’hangar dove una coppia di ragazzi ripiega con destrezza le vele per il prossimo turno. Tutti si raccolgono attorno ai veterani ed inizia una discussione animata sul vento, la portanza della vela, gli esercizi di deriva… c’è da stare ore ad ascoltare. Tutti sono soddisfatti e tra loro c’è già chi si prepara per affrontare il prossimo lancio.

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