La mattinata dal cielo grigio e qualche raffreddore di troppo sembravano voler bloccare i nostri piani. Fortunatamente riuscimmo a portare a termine ciò che avevamo prefissato.
“Frazione di Passariano, località Codroipo” recita il cartello all’entrata del piccolo borgo. Abitazioni dal tetto inclinato, con giardino annesso, danno un caldo benvenuto a mia cugina e alla sottoscritta. Stradine strette, con sassi e senza una carta straccia sul manto stradale. Giardinetti alla mia destra anticipano il grande arco d’entrata della maestosa “Villa Manin”.
Stamattina abbiamo proprio intenzione di fare un tuffo nella storia. Ecco la dimora dell’ultimo doge di Venezia, Ludovico Manin, custode delle firme del Trattato di Campoformio del 1797 tra Francia e Austria; alloggio per le ferie estive, dove nell’ampio giardino antistante si svolgevano fino a qualche anno fa gli importanti “giochi senza frontiere”.
Un’abitazione circolare decorata da colonne, con statue sulla parte superiore. Un cancello in ferro battuto separa la zona “privata” da quella di passaggio per i “semplici” cittadini e, davanti, un immenso manto erboso fa da guardia alla villa e da contraltare a quello retrostante di circa 18 ettari, progettato minuziosamente secondo lo stile barocco-francese.
Ci guardiamo intorno e ci sembra di fare un passo indietro nel tempo. Rifletto su come potevano essere gli abiti delle dame aristocratiche dell’epoca. Magari larghi, con ampi cappelli e un ombrellino per ripararsi dal sole.
Al di sopra dell’entrata principale notiamo una sorta di striscione: “L’età di Courbet e Monet”. Ci informiamo e veniamo a sapere che le stanze del palazzo sono state adibite ad ospitare i dipinti di alcuni dei più famosi pittori del Realismo e dell’Impressionismo. Ne approfittiamo per immergerci nella mostra e gustare i particolari della villa.
Da Monet a Manet, fino a Renoir, Degas, Van Gogh e tanti altri. Tutto è splendido, tutto è storia e arte. Sembriamo due bambine che restano affascinate davanti ad una nuova bambola, ma in questo caso il balocco potrebbe essere qualsiasi quadro: una spiaggia russa o un Renoir che ritrae Monet mentre dipinge. Il tutto allestito nelle stanze della villa, in stile moderno, ma con ancora ballatoi in legno e lampadari in vetro di Murano.
Un’immensa camera profuma ancora del ricordo e della grandezza di Napoleone Bonaparte. Tutta in verde, con un divanetto senza appoggio per la schiena e delle sedie in raso che fanno da accompagnamento allo stile dei comodini e del letto dalle dimensioni ridotte, considerando la statura del condottiero. Un suo quadro appeso alla parete, il leone di San Marco, simbolo del potere veneziano, e uno specchio enorme, tipico dell’epoca, rievocano l’antica maestosità di Napoleone e della villa. Le stanze sono tutte dipinte con colori chiari, dal rosa al violetto senza eccessi, con uno splendido atrio (il più affrescato) dipinto da uno dei pittori più richiesti all’epoca, Dorigny.
Soffitti altissimi e stanze che entrano una nell’altra senza separazione. Purtroppo l’arredamento è stato spostato e poco resta dell’originario mobilio. Tuttavia riesco a stento a contenere la gioia di poter calcare lo stesso pavimento, sul quale re e principi hanno vissuto secoli fa.
La mostra si conclude con ritratti di personaggi sconosciuti e ci fermiamo nell’atrio a comprare un souvenir. All’uscita dal palazzo, sulla nostra sinistra, c’è un’antica scuderia ad oggi adibita a museo in miniatura per carrozze e bauli dal XV secolo al XIX. Antiche carrozze e diligenze, alcune tenute meglio, altre più fatiscenti; bauli e carri per trainare i cavalli. Pochi esemplari ma carichi di storia.
Un ultimo sguardo prima di andar via. E’ ora di tornare a casa e la soddisfazione di aver trascorso una giornata nell’arte, immerse nel verde dei giardini, ci fa rientrare con l’appetito di chi non è ancora sazio, per aver mangiato con gli occhi tutta quella cultura.
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