Piero Archenti cura le pagine della cronaca per il quotidiano on line TuonoNews.it. Collabora, inoltre, con due mensili cartacei locali “La Pulce nell’Orecchio” e “Movida”.
Il suo personale modo d’intendere la professione giornalistica tra passato, presente e futuro, sullo sfondo del profondo legame con Alessandria, al centro dell’intervista rilasciata per Comuni-Italiani.it
Professione reporter, com’è maturata questa scelta?
L’ho davvero maturata da grande, e precisamente nel novembre 1994, a 53 anni, quando uno dei due fiumi che attraversano la mia città, Alessandria, decise che era il momento di esondare e mandare a mollo buona parte dei suoi abitanti. All’epoca aiutavo mia figlia nella gestione di un’agenzia immobiliare e nell’amministrazione di sei condomini.
Ci ritrovammo nell’arco di poche ore a dover affrontare problemi per la maggior parte sconosciuti, senza sapere a chi rivolgerci per ottenere gli aiuti necessari. Furono giorni frenetici, prima per uscire dal fango in cui ci trovavamo tutti quanti, compresa la mia famiglia.
Fu in quell’occasione che mi trovai costretto a scrivere richieste alle autorità per ottenere quanto serviva, le cose più elementari come badili, guanti, carriole, generi alimentari, persino l’acqua dato che in molte tubazioni si era infiltrato il gasolio fuoriuscito dalle cisterne. Insomma una catastrofe, soprattutto il confronto con la burocrazia e, non ultimo, con funzionari burocrati e, in qualche caso… maneggioni.
Una lotta impari che durò fino al 1998, quando finalmente riuscimmo a chiudere tutte le beghe avviate con l’Amministrazione. Nel frattempo, però, mi ero reso conto che scrivere e raccontare i fatti quotidiani che si verificavano nella mia città su di un “compiacente” settimanale locale, mi consentiva di raccontarli a una platea più vasta, entrando nel contempo in un mondo completamente sconosciuto ma affascinante. Il passo successivo fu quello di ottenere l’iscrizione all’Albo, nel 2000.
E’ indubbio il ruolo giocato da Alessandria in questo avvicinamento al giornalismo. Che stimoli offre a chi fa informazione?
Se non si fossero verificati quegli eventi catastrofici, avrei continuato a svolgere un lavoro che non amavo e che mi lasciava moralmente insoddisfatto. Per quanto riguarda gli stimoli, questi vengono dagli avvenimenti quotidiani, raccoglierli e raccontarli è qualcosa che mi gratifica.
Esistono delle peculiarità del sistema informativo locale rispetto al contesto generale?
Come in quasi tutte le città di provincia, abbiamo un trisettimanale locale cartaceo presente sul territorio da moltissimo tempo, affiancato da un quotidiano televisivo sorto con i primi esperimenti televisi locali e tuttora in piena attività. Le specificità direi che si possono individuare fra i giornali web locali così come qualche specifico giornale cartaceo, anche questi mensili o settimanali, soprattutto di approfondimento.
Tra i suoi interessi la storia del dialetto alessandrino. Quali istituzioni e appuntamenti, oggi, valorizzano l’antico dialetto e in generale l’identità storica della comunità alessandrina?
Come molti alessandrini “datati”, sono molto appassionato al dialetto locale al punto che una ventina di anni fa, complice un mio caro amico, il professor Luciano Bevilacqua - ora scomparso - ci dedicammo all’aggiornamento di un saggio del dialetto alessandrino, scritto dal canonico Giuseppe Prelli e stampato in Alessandria nel lontano 1902.
Direi che non esistono, attualmente, istituzioni che dedicano al dialetto locale parte delle loro attenzioni, troviamo però dei “volontari” del dialetto che cercano di mantenere vivo l’interesse dei giovani e meno giovani sull’argomento con serate a tema. Serate che comunque raccolgono un certo interesse per cui direi che il dialetto, per essere vero, deve venire dal basso. Imporre regole è pressoché impossible in quanto, non essendo una lingua, raccoglie parole ed accenti diversi a seconda del luogo in cui questo viene espresso.
Per questo motivo sono, e lo sarò sempre, contrario a progetti che tentino di ingabbiare il dialetto per proporlo come una lingua. Per semplificare, ad esempio, parlare di dialetto o lingua piemontese è un falso storico poiché il dialetto e l’accento torinese è anni luce distante dal dialetto e dall’accento alessandrino, così come dal dialetto tortonese, novese o cuneese. Decisamente improponibile!
Quell’articolo su Alessandria che la emoziona oggi come allora.
Mi procurò partecipazione emotiva scrivere un pezzo per il giornale mentre, a pochi passi dalla mia abitazione, veniva abbattuto il vecchio e storico ponte sul Tanaro per essere sostituito, forse, da un moderno ponte firmato Meier, lo stesso che ha realizzato il monumento che custodisce l’Ara Pacis di Roma. Un altro pezzo di memoria storica che veniva gettato alle ortiche.
Un titolo e dieci righe per raccontare cosa le piace e cosa cambierebbe dell’Alessandria attuale.
“Alessandria chiede più rispetto per il suo passato”
Non sono convinto che Alessandria debba cambiare molto, basterebbe regolamentare il traffico cittadino e spostare l’isola pedonale, che, caso più unico che raro, è stata individuata in periferia lasciando una circolazione caotica e inquinante in centro; l’attuale sindaco sostiene che va bene così.
Il nuovo ponte sul Tanaro dovrebbe essere realizzato nel rispetto della storica Cittadella, per la quale venne realizzato più di centodieci anni fa. Insomma, poche cose ma importanti per la sua memoria storica, così come per la viabilità attualmente in crisi, proprio per l’abbattimento ingiustificato (per molti alessandrini, me compreso) del ponte di collegamento con la Cittadella e non solo.
Da blogger e redattore di un quotidiano on line, come vede il futuro della professione giornalistica tra tecnologia digitale e giornalismo partecipativo?
La professione giornalistica futura sarà sempre più collegata all’uso della tecnologia digitale, e giornalisti come il sottoscritto, anagraficamente superati dai giovani, saranno presto classificati come “archeologicamente incompatibili”. I motivi sono molti ma quello determinante è la difficoltà che incontriamo (parlo per me) con l’uso sempre più massiccio della tecnologia digitale.
Forse il web un giorno soppianterà del tutto la carta stampata ma sono certo che sarà un giorno ancora lontano. Vuoi perché i lettori dei giornali tradizionali in rapporto alla popolazione sono troppo pochi, vuoi perché la popolazione più anziana è tradizionalista e poco propensa all’utilizzo del computer per aggiornarsi. Tutto quanto cambierà, ne sono certo, il giorno in cui sarà possibile ad una vasta fascia di popolazione il facile accesso al web, semplicemente utilizzando il televisore di casa.
E la trasmissione organizzata da Santoro a Bologna, “Raiperunanotte”, è soltanto “l’antipasto” di quello che sarà il futuro dell’informazione. Il giorno in cui anche le persone non più giovani, utilizzando il telecomando della tv, potranno accedere alle notizie da diverse fonti, dialogando istantaneamente con persone all’altro capo del mondo, quello sarà il giorno in cui l’informazione sarà davvero partecipativa…ma io quel giorno difficilmente ci sarò, e mi dispiace!
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