7 Luglio 2010

Natura, archeologia, barocco e Soul

di Maria Minopoli (Blog Noto. Racconti di Viaggio)

Due giorni a Marzamemi sono bastati per trasformare il nostro aspetto, il colorito pallido e spento cede il passo ad un incarnato leggermente dorato, il sorriso è ornamento costante sul viso, persino lo sguardo è differente, più rilassato, più sereno.

Una sostanziosa colazione sotto il portico del nostro dammuso, la brezza mattutina porta un forte odore di mare, i gabbiani con le loro strida ci danno il buongiorno in questa bellissima mattinata siciliana. Destinazione l’oasi di Vendicari! Un parco naturale nel comune di Noto.

Spiaggia di Calamosche

Spiaggia di Calamosche

Alle otto del mattino, zaino in spalla, siamo pronti per raggiungere l’oasi. Fermiamo l’auto in un parcheggio antistante l’ingresso per Calamosche. Per raggiungere la spiaggia bisogna percorrere un sentiero, una passeggiata di circa venti minuti immersi in una vegetazione tipicamente mediterranea.

Timo, salsedine e mirto regalano intensi odori pungenti, le cicale sono la colonna sonora che ci accompagna lungo il percorso. Arriviamo alla scalinata in pietra che conduce alla spiaggia. La spiaggia di Calamosche è incastonata tra due promontori rocciosi ricchi di vegetazione. Il mare è limpido e tranquillo, una tavola nella quale i raggi solari giocano creando fili dorati.

Togliamo i sandali e ci lasciamo accarezzare dalla sottile e fresca sabbia, l’acqua è limpida, è possibile vedere il fondale. Decidiamo di sedere sul bagnasciuga per qualche minuto in modo da poter godere dell’atmosfera quasi irreale che ci circonda. La percezione del trascorrere del tempo è assente, ammiriamo la cala e siamo frastornati dalla prepotente bellezza che ci circonda. Decidiamo di visitare l’oasi e tornare successivamente in questo magico posto.

Pantano

Pantano

Prendiamo uno dei due sentieri che partono dal bivio. Il sentiero è comodo lentamente lo percorriamo, ai lati un acquitrino nel quale un cartello illustrativo segnala la presenza di tartarughe. Sulle sponde del Pantano Piccolo un capanno consente l’osservazione degli uccelli acquatici. Proseguiamo lungo il percorso e troviamo i resti di uno Stabilimento greco per la lavorazione dei tonni.

Successivamente incontriamo la Torre Sveva, del XVI secolo, poco dopo i resti di una Tonnara, del XVIII secolo. Alla nostra destra diversi pantani dimora di uccelli acquatici, alla sinistra lo splendido mare.

Una passerella in legno, quasi un ponte, conduce ad una spiaggia dalla sabbia sottile e chiara. Ad un estremo della costa la tonnara, simbolo di simbiosi tra uomo e mare, all’orizzonte l’Isoletta di Vendicari, luogo di ritrovo di una numerosa popolazione di uccelli. Un recinto impedisce di accedere ad una parte dell’arenile, da quanto indicano i cartelli lì inizia la riserva integrale.

Un bagno refrigerante nelle cristalline acque, un po’ di sole. Immagino questo posto in autunno quando la presenza umana è impercettibile. Vendicari è un luogo unico, un’incantevole oasi naturale e archeologica, simbolo di quanto l’uomo e la natura nei tempi passati siano riusciti a vivere in sintonia.

E’ ora di pranzo, prendiamo dallo zaino i panini. Il sole è caldo e la passeggiata per tornare sarà piuttosto faticosa, ma la bellezza del posto sicuramente affievolirà la fatica. Ancora cinque minuti, il tempo di fotografare nella mente questo luogo, questi odori, questi suoni, e ci incamminiamo per il ritorno. Sul selciato lucertole si riscaldano al sole, data la temperatura, immagino che a momenti prendano fuoco.

Finalmente il Piccolo Pantano che indica che siamo arrivati a Calamosche. La spiaggia è affollata e piuttosto sporca, la presenza di turisti non rispettosi ha purtroppo distrutto il nostro posto idilliaco. Nonostante questo troviamo un angolino isolato, dove poter stendere i nostri teli da mare.

Muniti di maschere e boccaglio ci immergiamo in quelle acque cristalline. Piccoli anfratti nascosti tra le rocce, tantissimi i pesci. La sensazione di volare in un mondo incantato, un mondo parallelo. Seguo branchi di pesciolini che improvvisamente si inabissano. Mi avvicino ad ogni cavità, ogni alga, ogni pesce, ogni forma vivente cattura la mia curiosità. Torniamo in spiaggia e lasciamo che il caldo sole ci asciughi. Nel tardo pomeriggio la spiaggia riacquista il suo fascino, la maggioranza delle persone sono andate via, lasciando qualche rifiuto, ma la preponderante bellezza del luogo riesce a rapire ugualmente i nostri pensieri.

Vista su noto

Vista su Noto

Torniamo a casa, giusto il tempo di una doccia e poi ci attende un concerto di musica soul nella bella Noto. Il fascino di questa cittadina è veramente enorme, la Porta Reale, a forma di arco, del XIX secolo, ci introduce al Corso Vittorio Emanuele.

Un capolavoro barocco, i colori del tramonto rendono il contesto ancora più seducente. La Piazza principale è incorniciata da Palazzo Ducezio, dalla Basilica di San Salvatore e da un’armoniosa scalinata che conduce alla Cattedrale, quest’ultima non può mostrare la sua magnificenza in quanto nascosta da ingombranti impalcature

Ci sediamo sui gradini che conducono alla cattedrale di fronte al palco che ospiterà il concerto. Un signore anziano ci chiede da dove veniamo, si siede al nostro fianco ed inizia a raccontare la recente storia della cattedrale. Alla fine degli anni ’90, dopo una violenta scossa di terremoto, parte della struttura crollò, qualche minuto prima c’era stata la celebrazione di un funerale, per fortuna tutte le persone erano già uscite solo il defunto era rimasto in cattedrale.

Abbiamo ancora un’ora prima che inizi il concerto e il panino mangiato nel pomeriggio non è sufficiente, il nostro amico ci indica una trattoria e ci consiglia di mangiare la zuppa di pesce.

La trattoria si trova in un caratteristico vicolo di Noto, al suo ingresso numerosi adesivi attestano che è censita su diverse guide. Ci sediamo e chiediamo la zuppa, dopo qualche minuto il cameriere ci fa indossare un enorme bavaglino, la cosa fa sorridere noi e le persone che siedono al tavolo vicino. Il cameriere porta a ciascuno dei commensali un enorme piatto ricco di triglie, merluzzetti, mitili, inzuppati in un magnifico sugo…capiamo l’utilità del bavaglio. La cena si conclude con una granita di mandorla, una delizia per il palato. Sazi e soddisfatti ci rechiamo al concerto.

La piazza non è eccessivamente affollata. Una matrona nera sul palco inizia a cantare, la sua voce intensa e melodiosa si sparge nella piazza fondendosi in modo armonioso con il palcoscenico che la circonda.

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