24 Luglio 2010

La grotta di Rio Martino

di Daniele Imperi (Blog Crissolo. Racconti di Viaggio)

Era da tempo che i miei amici di Alessandria avevano invitato me e un mio amico a fare un giro lassù, in Piemonte, una regione che non avevo mai avuto l’opportunità di approfondire. C’eravamo conosciuti durante un viaggio in Islanda e proprio in quell’occasione ci avevano parlato della grotta di Rio Martino.

Occorsero più di tre anni, però, per poter finalmente stabilire una data e così il 25 settembre 2009, assieme al mio amico, partii per la volta della provincia di Alessandria, da cui poi avremmo raggiunto la località di Crissolo, nel cuneese, dov’era ubicata la grotta, proprio nella Valle del Po.

Il giorno dopo la nostra partenza, sabato, raggiungemmo Crissolo e da lì, alla fine del paese, immerso nel verde della montagna, un piccolo bar ristorante dal curioso nome, La spiaggia, segnava il termine del nostro giro.

Entrata della grotta

Entrata della grotta

La grotta, secondo le indicazioni, era situata nel versante di fronte al bar, salendo attraverso un sentiero montano, a poca distanza da dove avevamo lasciato le nostre auto.

Così, cambiati i nostri abiti con altri più consoni a una visita sotterranea, ci incamminammo lungo il sentiero, sotto una pioggia leggera che non accennava a smettere. In breve tempo, anzi, aumentò d’intensità e ci ritrovammo così tutti fradici.

Il sentiero saliva su per il versante fra alti fusti e abbondante vegetazione; costeggiava il torrente Rio Martino, che seguimmo per alcuni minuti, finché non ci sembrò di aver sbagliato strada. Secondo quanto avevamo letto, avremmo dovuto raggiungere la grotta in meno tempo.

Sotto l’acqua che cadeva giù sempre più abbondante, tornammo indietro e prendemmo un secondo sentiero, fino a quando non decidemmo di aver sbagliato nuovamente strada. Tornati sui nostri passi, fu comune la scelta di chiedere informazioni al bar ristorante…

La cascata sotterranea

La cascata sotterranea

La grotta era proprio davanti a noi, come dissero i proprietari del locale, bastava salire su quel sentiero fino a ritrovarsi proprio davanti alla grande entrata. E infatti, ripercorso il primo sentiero, finalmente l’ingresso della grotta ci accolse dall’alto, fra la pioggia che inzuppava la montagna ormai da qualche ora.

La grotta di Rio Martino ha un’importante particolarità: al suo interno, proprio alla fine, c’è la cascata sotterranea tra le più alte d’Europa, un getto d’acqua che si tuffa da un’altezza di una cinquantina di metri. Ma quel mondo sotterraneo non ha fine dove l’acqua si getta nel vuoto, poiché lassù un ramo superiore porta a nuove emozioni, nascoste ai più. Buttando lo sguardo in alto, dove il buio sembra inghiottire persino l’acqua, una lunga corda, vecchia di anni, e una scala arrugginita sono silenti testimoni delle esplorazioni avvenute negli anni sessanta.

E noi arrivammo lì, attraverso gallerie e passaggi, camminando sull’acqua o su tavole poggiate a mo’ di ponte per superare due punti, o sulla roccia, a cui erano state attaccate, decenni prima, corde e catene per sorreggersi.

La grotta, purtroppo, sta subendo dei lavori per renderla turistica e questo comporta inevitabilmente il suo danneggiamento e problemi al delicato ecosistema interno che si è stabilito nel corso dei secoli. All’entrata una rete in plastica chiude parzialmente il passaggio. Nell’antro sono disseminati in terra i materiali per i lavori: quelli che costituiranno le passerelle di metallo.

I lavori, comunque, erano già cominciati nel diciannovesimo secolo, ma soltanto nei primi del novecento fu risalita la parete della cascata, per mezzo di scale e passerelle, e erano ben visibili all’interno, nelle corde e nelle catene, o perfino nei gradini scolpiti nella viva roccia per facilitare il passaggio degli speleologi. Tutto questo rappresenta un danno per quel tesoro sotterraneo che è la grotta.

E là sotto, nella grande sala in cui l’acqua si gettava, noi eravamo fuori dal mondo conosciuto, fra il rumore assordante della cascata e il buio fitto che ci avvolgeva. Un piccolo tesoro per il comune di Crissolo, che mi auguro non subisca troppi danni per gli intenti turistici a cui è destinato.

(Foto di Fabio De Paolis)

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