E’ il primo pomeriggio di un assolato giorno d’Agosto e decido, assieme al gruppo di amici con cui trascorro le ferie, di passare qualche ora spensierata al mare. Dopo un pranzo leggero consumato nella vicina Jesi, quartier generale delle nostre vacanze, saliamo in auto e partiamo alla volta della costa. L’albergatore ci ha consigliato una destinazione, pertanto non ci resta che fidarci del suo suggerimento.
Complici i bagordi della sera precedente e la sveglia mattutina per un’escursione naturalistica, cado presto in “letargo”. Percorsa una cinquantina di chilometri, i compagni di viaggio mi svegliano poco prima di imboccare una piccola rotatoria, quando già compare alla mia sinistra un mare sfavillante. Subito dopo un cartello con sfondo bianco rivela ai viandanti il nome di questa graziosa località costiera: Numana.
Si tratta di un piccolo borgo della provincia di Ancona, popolato da poco più di tremila abitanti, che si contraddistingue per la sua spiccata vocazione turistica. Un angolo delle Marche indiscutibilmente affascinante, come testimoniato da un territorio ricco di bellezze naturalistiche, non a caso inserito per circa il 92% della sua estensione all’interno del meraviglioso Parco Regionale del Conero. L’area comunale si caratterizza, inoltre, per la duplice ripartizione che distingue la parte alta, comprendente il cento storico, da quella bassa, che include il porto.
Il primo impatto è positivo, anche se la ricerca di un posto libero per parcheggiare l’automobile ci mette a dura prova. Alla nostra destra, proprio a ridosso delle pendici dei colli numanesi, compaiono pochi slarghi, tutti rigorosamente occupati dai mezzi dei visitatori giunti fin dal mattino. Aguzzando lo sguardo alla ricerca di un possibile varco, mi imbatto in una scena che desta in me una piacevole sorpresa. Lungo i verdeggianti declivi noto infatti i profili di alcune persone, impegnate a scendere a valle, e le sagome di una fila di auto in sosta al bordo di una strada che si snoda in vetta al poggio. A seguito di una simile “impresa”, immagino che per loro il piacere del relax offerto dalla spiaggia sarà doppio.
Proseguendo la nostra marcia sulla striscia d’asfalto che costeggia l’Adriatico individuiamo, dopo alcuni minuti, uno spazio libero sulla sinistra nei pressi di un muretto che separa l’area di circolazione dagli stabilimenti balneari. C’è perfino un albero che dona un po’ di frescura!
Zaini in spalla ci dirigiamo verso l’entrata del limitrofo stabilimento e, pagato il dovuto, scendiamo in spiaggia. Qui ci attende la prima sorpresa: la superficie è sassosa, particolarità della quale, distrattamente, non c’eravamo accorti.
Ci accomodiamo così sotto l’ombrellone blu, bordato di bianco e di rosso, ed iniziamo a guardarci attorno. Io noto subito i tanti bagnanti, oltre ad una nutrita schiera di venditori ambulanti, la maggior parte di origine indiana. Mi soffermo poi su ciò che di più bello ha da offrire il paesaggio locale: il florido profilo del Monte Conero (572 m s.l.m.) che, punteggiato dalle variegate tinte della vegetazione, si protende verso un mare dalle sfumature intense, con alle spalle il chiarore monocromatico di un rassicurante cielo azzurro, capace di esaltare per contrasto i toni argentei della riva.
E’ un’immagine da cartolina che diviene inevitabilmente il ricordo più prezioso di questa piacevole giornata.
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