21 Gennaio 2009

Un giorno di shopping tra cultura e tradizioni

di Ornella d Anna (Blog Cava de' Tirreni. Racconti di Viaggio)

Borgo Scacciaventi

Borgo Scacciaventi

E’ una pioggia sottile ma fitta quella che saluta il mio arrivo a Cava de’ Tirreni. La cittadina è poco distante da Salerno, dieci i chilometri scarsi che la separano dal capoluogo di provincia campano, e si trova nel mezzo tra i Monti Lattari a ovest e i Monti Picentini a est.

Decido di fare un giro spinta dalla voglia di conoscere i suoi famosi portici, che la attraversano per buona parte.
Parcheggiata l’auto nei pressi di viale Garibaldi, proseguo per il corso principale, l’antico Borgo Scacciaventi. Nella zona è ancora tutto addobbato a festa: enormi ghirlande verdi collegano il lato destro con quello sinistro, mentre un grande abete, posto nella piazza principale, rimanda al Natale appena trascorso.

Qui, oltre alla fontana, svetta maestosa la Parrocchia di Sant’Auditore, patrono della città.
Fermo un passante per chiedere informazioni e questo mi spiega che la struttura è meglio nota come Duomo di Cava, costruito nel 1517 dall’architetto Pignoloso Cafaro.
L’impianto originario fu modificato più volte, di cui l’ultima dopo il terremoto del 1980.

Mi fermerei ancora un po’ ad ascoltare la storia della chiesa, ma questa mattina ho deciso di dedicarmi solo al relax per cui proseguo, attirata dai negozi delle migliori marche.
Gli abitanti sono gioviali e si fermano fuori ai bar e alle caffetterie discutendo in dialetto.

Mentre rifletto sulla particolarità del luogo, noto alla mia sinistra sulla strada un presepe a grandezza naturale. Si tratta di un allestimento curato dai maestri Antonio Polacco e Michele Paolillo, posto in prossimità di un’altra chiesa, quella di Santa Maria Assunta in Cielo.
Davvero bello, penso, anche se l’acqua sta rovinando i bordi di quell’opera d’arte.

Lungo il tragitto mi colpisce in modo particolare la pulizia. Cava da un’idea di ordine e di rispetto difficili da trovare altrove.
Sarà la pioggia, ma un silenzio quasi irreale accompagna la mia passeggiata che si interrompe solo di tanto in tanto, quando mi fermo a leggere i manifesti con le piantine delle frazioni della città: tra le altre spiccano quelle di Sant’Arcangelo e di San Cesario, curate fin nei minimi dettagli.

Solo quando la strada si interrompe decido di tornare indietro e di gustare una delle specialità locali: la zeppola cotta, un tipico dolce natalizio lavorato a forma di fiocco, con arancia e rosmarino. E’ talmente buono che ne mangio volentieri anche un altro.

Parrocchia di Sant'Auditore

Parrocchia di Sant'Auditore

Il titolare della pasticceria, tra una risata e l’altra, mi informa che oltre ai dolci le donne cavesi spesso cucinano la “milza cotta alla menta” o il “fegato con la rezza“. Questa è il peritoneo del maiale, nella quale si avvolge il fegato che poi viene cotto con sugna, sale e pepe.
Non credo che possa piacermi, ma chissà che una prossima volta, con un po’ più di tempo a disposizione, non decida di assaggiarlo.

La mia giornata sta per terminare, ho giusto un’oretta per visitare il boschetto, cioè la Villa Comunale, un caratteristico giardino pubblico dell’ottocento. All’interno successivamente fu aperto un Boschetto delle Delizie, chiamato così per sottolineare la bellezza delle sue piante rare provenienti dall’Orto Botanico di Napoli.
Al centro della villa sorge anche un club universitario, di impianto fascista, che adesso è un centro di ritrovo per i giovani studenti cavesi.

Vorrei continuare a camminare ininterrottamente perché questo antico borgo è davvero affascinante, ma non posso. Anche visitare la famosissima Badia benedettina della Santissima Trinità è impossibile a causa del maltempo e della distanza , circa 3 chilometri dal centro abitato; a quella mi dedicherò un altro giorno.

Ero venuta a Cava de’ Tirreni con l’idea di fare solo un pò di buono shopping e, invece, la sua storia, la sua cultura, sono state la migliore conoscenza che potessi fare.

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