Luglio a Pistoia vuol dire musica. Musica di grande charme, seducente, dalle sonorità che ammaliano i patiti del blues e dei generi affini, nonché capaci di affascinare anche gli ascoltatori più profani.
Dal 1980, ogni anno, si svolge in città – nonostante le numerose difficoltà che puntualmente si ripresentano agli organizzatori – una delle kermesse più apprezzate a livello internazionale, che attrae spettatori da ogni parte d’Italia e dall’estero; un tris di giornate estive (il secondo weekend del mese di luglio) che raduna nella centralissima piazza Duomo il gotha della musica mondiale. Sul palcoscenico pistoiese si sono infatti esibiti nel corso degli anni artisti leggendari, la cui fama ed il cui talento parla più di qualsiasi forbita recensione: Muddy Waters, B.B. King, Ray Charles, Fats Domino, Bob Dylan, Lou Reed, Carlos Santana e tanti altri. Tra le stelle più giovani, poi, si ricordano interpreti come Ben Harper e Lenny Kravitz; tra gli italiani Pino Daniele e Zucchero Fornaciari.
Fin dal Venerdì, primo giorno dei concerti, la cittadina toscana è presa d’assedio dai turisti e dai venditori ambulanti che, in questi, intravedono potenziali clienti, quindi anche ottime opportunità di redditizi business. Le vie del centro che si snodano, a tratti anguste ed a tratti spaziose, fra gli imponenti palazzi storici, solitamente note per l’eleganza delle vetrine delle numerose boutique presenti, si riempiono di bancarelle più o meno improvvisate che, occupando entrambi i lati delle strade, ne offuscano inevitabilmente la visuale. Pregiati esempi dell’artigianato orientale ed africano campeggiano sopra decine di stuoie distese in terra; colorati dispensatori di bibite non solo analcoliche, naturali prolungamenti dei banconi dei bar, dispensano fiumi di liquidi; fumi di incenso ed altre essenze orientaleggianti cingono la folla in un intenso abbraccio, mentre il ritmo ancestrale e travolgente dei tamburi, picchiettati con sapienza dalle dita affusolate di mercanti senegalesi in attesa di concludere qualche buon affare, si propaga cadenzato fra le antichissime mura di cinta.
Il caldo che fa ribollire l’asfalto e la notevole calca – aggiunti, talvolta, a qualche bicchiere di troppo – non rappresentano certo un ottimo connubio, pertanto non c’è da meravigliarsi più del dovuto se, durante la passeggiata fra le centinaia di ammennicoli esposti, capita di scorgere qualche soggetto steso lungo un marciapiede, intento – si fa per dire – a riprendere i sensi momentaneamente in stand-by.
I visitatori, a partire dal tardo pomeriggio, aumentano col passare delle ore e le “vasche”, come vengono definite, in gergo locale, le camminate “andata e ritorno” effettuate in serie nel reticolo di strade che costituisce il centro storico, si contano a fatica. Col calar del sole, poi, le allegre famigliole e gli adolescenti più giovani lasciano spazio ai blues-man ed ai rockettari che si ammassano, stringendo tra le mani i biglietti dei concerti, verso i punti d’accesso ad una piazza Duomo “sprangata”, chiusa per l’occasione al normale traffico dei pedoni. Lo spettacolo si ripete, come una sorta di rito collettivo, fino alla chiusura domenicale della manifestazione che, solitamente, prevede l’esibizione del “big” di turno.
Un’occasione che si ripropone ogni 365 giorni, quella del Festival Blues, e mostra in una veste insolita, ma pur sempre affascinante, una città abitualmente tranquilla e moderata come Pistoia.
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