ll Sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi intervistato per Comuni-Italiani.it
Che immagine si è fatto di Salemi in questi primi quattro mesi di governo?
Ho trovato qui la stessa condizione di carenza strutturale della macchina amministrativa, riscontrabile in tutta la Sicilia e in generale nel meridione d’Italia. Il sud è in larga parte ingovernabile dovendo scontare un passato di “contumacia” da parte dello Stato e di soggezione al potere criminale.
In buona sostanza ci si imbatte nei vizi e nelle anomalie del pubblico impiego, all’origine dell’immobilismo imperante da Roma in giù.
Per intenderci, non abbiamo un segretario comunale, un ufficio segreteria, né di una linea telefonica diretta del sindaco. Del resto non è un mistero che non percepisco l’indennità di primo cittadino. Diciamo che si sono assicurati Sgarbi gratis per un bel po’, con tutto quello che ne consegue in termini di eco mediatica e di marketing, su cui io e la mia squadra di assessori stiamo puntando per il rilancio culturale di Salemi e che sta dando i primi importanti frutti.
Lei stesso ha parlato di “campagna pubblicitaria a costo zero”
Per l’appunto. E di questo i cittadini sono oltre che spettatori divertiti – dal via vai di personalità illustri e dall’attenzione della stampa nei nostri confronti –, osservatori critici dell’azione amministrativa, fiduciosi che questa sia la strada giusta per uscire dal lungo isolamento patito.
Una data, il 14 maggio del 1860, una tappa epocale, Salemi capitale per un giorno, la prima d’Italia. Cosa vuol dire per il futuro?
Significa che il 150° anniversario dell’Unità d’Italia partirà con Salemi. Difatti per noi i festeggiamenti avranno inizio con un anno d’anticipo, nel 2010, puntando sulla nostra capacità di comunicazione mediatica dell’evento ma non solo.
Il nostro compito, come amministratori, sarà di consegnare per quella data una cittadina modello sotto tutti i punti di vista. Un passaggio cruciale sarà riuscire ad ottenere una legge speciale per Salemi, che tenga conto del suo valore storico e metta a disposizione gli strumenti necessari alla sua rivalutazione come città d’arte.
La matrice “garibaldina” di Salemi è un aspetto su cui lei punta tantissimo. Vedi la storia delle “mille case restaurate”.
Fa parte sicuramente di una strategia comunicativa efficace e concertata con gli altri assessori. Tuttavia è innegabile, a dispetto di quanto sostengono altri, che le tracce di questo sentimento sono rinvenibile in ogni angolo della regione.
Ho voluto riprendere il profondo significato di “ricostruzione” di un’identità racchiuso nell’impresa dei Mille di Garibaldi, quale metafora della ricostruzione dell’identità culturale di Salemi, calpestata da decenni di oscurantismo mafioso.
Il primo e ineludibile passo era restituire al suo antico splendore il centro storico, lasciato nel più totale abbandono dal lontano terremoto del Belice (1968) e successivamente sfigurato dalla scellerata mano di alcuni architetti.
Di qui è nata la geniale idea del mio assessore alla Creatività, Oliviero Toscani, di cedere questi “ruderi” alla simbolica cifra di un euro a chiunque voglia farsi carico di restaurarli, utilizzando – un’operazione complicata e assai dispendiosa, dunque non alla portata di tutti – esclusivamente materiali storici. E’ l’occasione per attrarre al sud i capitali del nord.
Un compito in cui siamo avvantaggiati dalla mia presenza e dalla chiara fama del mio team di assessori e consulenti: da Toscani a Peter Glidwell, da Graziano Cecchini al principe Bernardo Tortorici Montaperto, da Carlo Petrini a Philippe Daverio. Il problema adesso è rispondere alle migliaia di richieste che ci stanno pervenendo da ogni parte del mondo.
Come va invece con i problemi di più ordinaria natura?
Di tanto in tanto gli assessori si lamentano della carenza strutturale o di fondi. Qualche giorno fa ci siamo accorti che non avevamo i soldi per pagare le panificatrici.
Questa è la realtà in cui operiamo fatta di piccoli e grandi problemi, dietro cui ci sono responsabilità ataviche della politica. Ha sempre funzionato così: se hai bisogno di qualcosa lo chiedi alla mafia; lo dico senza retorica.
Adesso però la mafia è “materiale” da museo, giusto?
Certamente. La mafia, in quanto potentato criminale capace di condizionare il potere politico ed economico, è finita. I mafiosi, quelli sì che restano. Sopravvive cioè il temperamento mafioso, nell’omertà, nel sottrarsi alle leggi dello Stato.
E’ come per il Nazismo, circoscritto come forma di potere a un preciso periodo storico, ma sopravvissuto come sfera ideologica, comportamentale.
Lo stesso invece non si può dire per la camorra e la ndrangheta, la cui contiguità con il potere politico in alcune aree è indiscutibile. Fatte le dovute eccezioni.
Il caso di Nicola Cosentino (politico campano, sottosegretario all’economia dell’attuale governo N.d.R.) temo che sia l’ennesima bufala giudiziaria. Anzi gli ho detto che deve festeggiare per la copertina che gli hanno dedicato su “L’Espresso”.
Addirittura farne un museo...
L’idea di un “museo della mafia” – per il quale ci avvarremo della collaborazione tra gli altri di un baluardo dell’antimafia qual è Giuseppe Ayala (magistrato ed ex parlamentare N.d.R.) – traduce la volontà di presentarla come reperto archeologico di qualcosa che non esiste più, di datato.
Il termine “museo” è usato ad arte ad intendere una sorta di spazio della memoria sull’attività criminale della mafia, sull’esempio del Museo della Shoah.
La parola “museo” rimanda a un altro concetto, quello del “bello” del “sublime”, che mal si conciliano con la mentalità mafiosa.
Non v’è ombra di dubbio. Basta guardare alle case dei boss… sono orribili!
Da terra di mafia a culla del dialogo interculturale e interreligioso. Un progetto piuttosto ambizioso.
Partiamo dal fatto che a Salemi, sotto il profilo urbanistico, sono rappresentate le tre grandi religioni monoteistiche: dal quartiere arabo a quello ebraico della giudecca, passando per quello cristiano.
Il messaggio che è passato, mi ripeto, grazie all’efficacia della nostra azione comunicativa, punta a fare di Salemi una sorta di avanguardia del confronto tra culture e credi diversi e nel contempo un laboratorio di riflessione politica e spirituale.
Nel concreto vogliamo incardinare una serie di iniziative di richiamo internazionale coinvolgendo grandi personalità del mondo laico e religioso. Per fare ciò, potrò contare sull’illuminato contributo del vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero.
Al momento cosa bolle in pentola?
Un cartello di incontri moderati da Magdi Allam sul concetto di “ironia” e di “spirito” nelle religioni. Preferiamo tematiche pregnanti e al tempo stesso accattivanti in luogo dei soliti polpettoni che finiscono per annoiare il pubblico.
Da San Severino Marche a Salemi, passando per la mancata avventura di Pompei: c’è un filo rosso in queste scelte?
Si tratta di esperienze legate al caso, ma accomunate dalla ferma volontà di ridare lustro a un patrimonio monumentale e culturale inespresso o lasciato nel pieno degrado.
A San Severino Marche da assessore prima e da Sindaco poi ho contribuito alla rinascita di questo gioiello medievale, tutelandone l’integrità anche con scelte impopolari.
A Pompei ho sollecitato il governo Berlusconi perché intervenga con un’iniziativa forte, ovviamente con il coinvolgimento di privati, per il recupero dell’area archeologica, che versa da tempo in uno stato mortificante.
A Piazza Armerina come Alto Commissario sto coordinando i lavori alla Villa Romana del Casale, di prossima inaugurazione.
Poi ci sono posti dove pur non essendo amministratore ho dato il mio contributo: vedi Cosenza e il suo meraviglioso centro storico per la cui salvaguardia e rilancio sono sceso in prima linea.
Da storico dell’arte e cultore del bello cosa la porterebbe a Salemi da visitatore?
Le due sculture del Gagini sono imperdibili, per non parlare dello splendido giardino di villa Margut, del Chiostro di Sant’Agostino. Potrei indicare svariate ragioni per attirare studiosi e cultori, ma di aspetti turistici neanche a parlarne.
Sono contrario ad ogni logica legata al turismo di massa. Pensi che tra i primi provvedimenti adottati, c’è la soppressione dell’ufficio turistico.
(Foto di Giovanni Dall’Orto)
1 commento a ““Mille” ragioni di un’impresa ad arte”
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CARO VITTORIO AVANTI COSI’ SIAMO LA GENTE DEL FARE E NON DEL DOIRE E TU FAI PARTE DI QUELLA MIRABOLNTE RAZZA CHE ORMAI NEL PANORAMA POLITICO STA SCOMPARENDO!!!!
SOLO TU RIUSCIVI FARE COMIZI IN 5 CITTA’ LO STESSO GIORNO MENTRE I PANNOLONI DELLA POLITCA SE NE FACEVANO 1 O 2 SI DEFINIVANO DEGLI STACANOVISTI!!! SOLO TU FACEVI E FAI 7 MOSTRE IN UN GIORNO E POI VIA ANCORA A FARE DI GIORNO E DI NOTTE RICORDI CARO VITTORIO E ALLORA AVANTI VIVI QUESTA VITA FINO ALL ULTIMO MINUTO E COME DICEVA ERASMO DI ROTTERDAM INSEGUIAMO IN QUESTA LUNGIMIRANTE FOLLIA VISIONARIA CIO’ì CHE GL ALTRI IN NEMMENO TRE VITE RIUSCIREBBERO A FARE AVANTI AVANTI SEMPRE LA GENTE HA BISOGNO DI LOTTATORI LIBERI E DI GLADIATORRI SEMPRE PRONTI A SCENDERE NELL’ ARENA PER COMBATTERE SUR MUN GUDIO VITTORIO CIAOOOOO AXEL 24 ALIS NOIUTA