8 Dicembre 2008

Bindo e Ranuccio che fecero la storia di Baschi

di Sara Radicia (Blog Baschi. Alla Scoperta della nostra Italia)

Baschi sorge su uno sperone, guardando il Tevere scorrere lento e possente. Il suo territorio si estende su varie frazioni, otto in tutto, che si trovano nelle zone collinari circostanti. Già abitata in epoca romana, presenta ancora oggi diversi ritrovamenti del periodo, quando il suo nome era Vescuim.

Il primo complesso architettonico di rilievo del comune, il castello, fu innalzato tra il novecento e l’anno mille.
Il comune fu teatro di molti scontri e battaglie in epoca romana, ma soprattutto nel periodo delle signorie, quando fu territorio dei Baschi, i quali portarono la città al massimo splendore.
La nobile famiglia dei Baschi regnò sul territorio per almeno otto secoli, o almeno questa è l’estensione del periodo di cui abbiamo notizia certa nelle cronache, secondo le quali il dominio della famiglia parte almeno dall’undicesimo secolo.

Veduta del castello

Veduta del castello

Sotto i Baschi la città estese il suo potere dalla Toscana fino alle Marche, estendendosi su castelli e castelli, fino al numero di sessanta, riuscendo a tenerne il comando grazie alla numerosa discendenza della famiglia.
In seguito alla decadenza della famiglia degli Orsini, i Baschi riuscirono in parte a sostituirvisi, facendo appello al desiderio di rimanere compatti di fronte alle congiure dei nemici, che riuscirono abilmente a superare più di una volta, non senza affrontare qualche discordia interna.

La storia del comune, che sotto l’egida di questa potente famiglia prese l’attuale nome, si lega nel bene e nel male a molti suoi esponenti che ebbero una storia romanzesca e avventurosa prima che la discendenza si estinguesse alle soglie dell’Ottocento.

Due personaggi in particolare sono ricordati nelle cronache e nelle memorie degli abitanti: Bindo e Ranuccio.

Bindo, uno dei più famosi componenti della famiglia, fu a capo delle truppe ghibelline. Morì nella battaglia di Montemolino, combattendo a fianco di Perugia; fu fatto a pezzi e il resto dei suoi alleati subì la messa a ferro e fuoco delle terre.

Il conte Ranuccio, invece, sfuggì da piccolo alla congiura familiare in cui perse la madre. Per la ferocia con cui l’assassinio fu perpetrato i responsabili furono presi, giustiziati e il castello di loro proprietà raso al suolo per ordine del Papa. Nonostante l’infanzia rotta, egli riuscì a sollevare le sorti del casato che sotto di lui conquistò un nuovo splendore e fece costruire il palazzo del Comune e ricostruire gran parte della città. Serbò però rancore verso la gente del contado che non salvò la madre dall’assassinio, divenendo un signore molto autoritario e perseguitando coloro che riteneva i responsabili indiretti dell’assassinio.

La sua ultima grande opera fu commissionare il rifacimento della chiesa di San Niccolò che è forse l’opera artistica più notevole del paese. Questa presenta una facciata molto semplice, ma un interno molto interessante con un polittico di Giovanni di Paolo, un’artista del XV secolo. L’architetto responsabile, Ippolito Scalza rifece la precedente chiesa risalente al dodicesimo secolo. Lo stile richiama quello dei grandi maestri rinascimentali, quali il Bramante e il Brunelleschi. All’interno della chiesa si trova un favoloso organo risalente al 1700, che serviva da accompagnamento ai canti corali e la salma di San Longino il secondo patrono del paese.

(Foto concessa da Micheylal2)

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