Il sindaco di Nemoli Antonio Filardi intervistato per Comuni-Italiani.it
Nemoli capitale dei piccoli comuni d’Italia per l’edizione 2008 della festa dell’Anpci.
La festa dell’Anpci, giunta alla quarta edizione, è un modo per farci sentire, per dire che ci siamo. Il fatto è che in tanti si riempiono la bocca sull’operato dei piccoli comuni, quando si passa al dato concreto dimostrano tutta la loro incoerenza.
Quest’anno si è parlato principalmente di federalismo fiscale e di come quest’ultimo possa influire sul futuro dei piccoli comuni. Toccati altri due tematiche molto sentiti nei piccoli centri: il tema della sicurezza condizionato dalle limitate risorse economiche, per cui spesso i comuni si vedono preclusa la possibilità di dotarsi di una caserma dei carabinieri; quello dello sviluppo, tra nuove ipotesi e possibilità.
La festa ha posto Nemoli e il suo territorio all’attenzione delle istituzioni comunali e sovracomunali e del Governo centrale, rappresentato nell’occasione da Michelino Davico sottosegretario al Ministero dell’Interno.
Per Nemoli cos’ha significato questo appuntamento?
È stata un’occasione per valorizzare il nostro territorio, le nostre tradizioni e produzioni tipiche e in generale per conoscere la Basilicata. Filo conduttore della festa la lucanità.
Da un lato spazio dunque ai prodotti della nostra tavola: le carni di montagna, la polenta – cui è dedicata una sagra nelle celebrazioni del carnevale – peculiarità lucana, che contraddistingue rispetto alla cucina tipica del sud.
Dall’altro si è offerto un saggio della vasta tradizione artigianale del territorio: dal cuoio al vetro, dalle ceramiche alle piccole produzioni.
A vivacizzare la manifestazione le performance di due gruppi artistici lucani: il trio comico La Ricotta, protagonisti della trasmissione televisiva Zelig; il gruppo Ethnos, che esegue musica popolare lucana e di altre regioni del sud Italia.
L’esistenza di Nemoli è in discussione?
Siamo poco più di 1.500 e non corriamo il pericolo di un forte spopolamento rispetto alle zone più interne. Sotto certi punti di vista, c’è una tendenza da parte dei comuni limitrofi più grandi ad assorbirci; noi però cerchiamo di essere quanto più possibile autonomi, almeno fino a quando ne avremo la forza.
Riusciamo ad assicurare tutti i servizi fondamentali. Ci preoccupano le nuove disposizioni sulla scuola, perché siamo al limite dei 50 bambini, quindi potrebbero accorparci con istituti di comuni vicini e per noi sarebbe una grave perdita, visto che ciò potrebbe comportare il trasferimento di molte famiglie.
Su questo aspetto il Governo ci ha rassicurato e pare che quest’aspetto del decreto Gelmini sia stato rinviato al 2010.
Per evitare brutte sorprese siamo ricorsi a una sorta di “campagna acquisti”: abbiamo attirato numerosi bambini dagli altri comuni, offrendo loro la mensa e il trasporto pubblico gratis.
Oltre i bambini, ci sono nuovi arrivi tra la popolazione?
La nostra collocazione favorevole dal punto di vista degli spostamenti e i prezzi più convenienti spingono molti abitanti di paesi vicini ad acquistare casa qui.
Stranieri pochi, una cinquantina in tutto e per lo più si tratta di badanti di origine polacca.
Il numero degli abitanti è sempre stato sugli standard attuali, la soglia massima raggiunta è di 1.800 unità. Dagli anni ‘80 ci attestiamo più o meno sui 1.500. In ciò siamo fortunati rispetto agli altri comuni della regione, interessati da un consistente fenomeno di spopolamento.
Quelle poche perdite che registriamo riguardano, triste consuetudine per il sud, soprattutto i giovani che vanno a studiare o in cerca di occupazione da Roma in su.
Un elemento di vitalità della vostra economia è il turismo.
Per l’appunto e in ciò risulta determinante la collocazione strategica. Nemoli sorge al centro della Valle del Noce, circondata dai fiumi Noce, Sonante e Torbido. Il suo territorio passa dalla collina alla montagna con il Monte Sirino la cui vetta raggiunge quota 1.908m.
Al Sirino e alla sua macchia boschiva sono legate le nostre potenzialità turistiche.
La zona, ricca di attrezzature ricettive, è meta ambita soprattutto d’estate, per via delle oasi di verde che raccoglie, per il suo clima fresco e per l’omonimo lago – a 800m slm – che attrae numerosi amanti della pesca. Tra i visitatori abbiamo una predominanza di pugliesi, amanti della montagna, che vengono qui anche d’inverno, attirati dai vicini impianti sciistici di Lagonegro e di Lauria.
Altro aspetto tutt’altro che irrilevante, è il fatto di trovarsi a soli 15 minuti dal mare di Maratea e dalla costa calabra. Per cui molti, approfittando dei prezzi di gran lunga più abbordabili rispetto alla zona costiera, prendono alloggio qui.
In tema di attrattive turistiche, calendario alla mano, tra un po’ è Natale.
Da sempre rispettiamo un rito antichissimo nei festeggiamenti del Natale. Il 24 dicembre diamo vita a un enorme falò, alimentato con ceppi di quercia fino all’Epifania, tempo permettendo. Intorno al fuoco, ogni sera, ci si raccoglie a discutere e ad ascoltare i suonatori di ciaramelle e zampogne.
Un suono, quello della zampogna, che mi porta alla mente i ricordi dell’infanzia. Mio nonno la suonava e oggi mio fratello ha raccolto un’arte che nella mia famiglia, e in altre della regione, si tramanda da generazione in generazione.
Pensi che la zampogna di mio fratello ha 100 anni e come questa non se ne fanno più, anche se permane una piccola produzione artigianale nell’area del Pollino.
Lei è un appassionato di archeologia. A Nemoli ci sono tracce importanti?
La nostra non può dirsi una zona ricca di reperti archeologici, pur trovandosi sulla rotta di due antiche vie di collegamento molto importanti: la via Pompilia (che da Napoli scendeva a Reggio Calabria) e quella che collegava le città greche della costa tirrenica con quelle della costa ionica.
I resti di cocciame, fornai, etc., fanno ipotizzare che l’attuale Nemoli fosse in epoca romana una “stazione di posta”, cioè un luogo di ristoro per i viaggiatori e per i loro cavalli.
Nelle vicinanze è emerso il sito archeologico di una città greco-romana che, pare, si chiamasse Sirinos, come la nostra montagna, di cui però si sa ancora molto poco.
Questa mia passione fa sì che ogni volta che si avvia uno scavo in un cantiere, i miei occhi sono sempre attenti su quello che è restituito dal suolo, avendo ormai acquisita una certa familiarità con i materiali antichi.
Possiamo dunque dire che la veste urbanistica della città è abbastanza recente.
Esatto. Tra le costruzioni più antiche c’è Palazzo Filizzola, datato intorno al 1.700 e su cui c’è in cantiere il progetto di farne un centro culturale.
Il paese, come appare oggi, ha iniziato a prendere forma a partire dal XVII secolo, passando, nel giro di un secolo, da poche decine a 1000 abitanti. Nel 1700 si è avuta la prima forma di parrocchia. Nel 1834 è divenuto Comune autonomo per volere di Ferdinando II, che lo divise da Rivello.
Lei è in scadenza di mandato. Proviamo a fare un bilancio.
Sono al primo mandato e vorrei proseguire un discorso iniziato in questi anni, portando avanti quei progetti che non sono riuscito a realizzare. Non si tratta di grandi cose, non potrebbe essere altrimenti viste le scarse possibilità.
Tra le nostre priorità c’è soprattutto la gestione dei servizi il cui costo aumenta in corrispondenza della diminuzione dei fondi che ci arrivano dallo Stato. Il nostro impegno è stato di migliorare alcuni servizi riducendo le spese. Si è migliorato la pubblica illuminazione improntandola a una logica di risparmio energetico, con un conseguente abbattimento dei costi. Si è riqualificato il personale del comune, evitando così l’affidamento esterno dei servizi.
Abbiamo inoltre accelerato gli interventi di ricostruzione post-terremoto del ’98, ottenendo dalla Regione il riconoscimento quale primo comune ad aver utilizzato i fondi in tempi brevi.
Una priorità per Nemoli se fosse rieletto.
Un settore delicato è la difesa del suolo. Il nostro territorio, per la presenza di acqua, è frequentemente esposto al rischio di frane. E’ stata portata a termine una prima fase di consolidamento, ora restano da farne altre.
Dobbiamo salvaguardare le nostre opere, visto che abbiamo una popolazione molto sparpagliata sul territorio. Il che comporta non poche difficoltà nella gestione della rete stradale.
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