17 Febbraio 2009

Il saggio, lo sciocco e le buone prassi amministrative

di Marcello Di Sarno (Blog Provincia di Pescara. Interviste Province)

Il Presidente della Provincia di Pescara Giuseppe De Dominicis intervistato per Comuni-Italiani.it

Il voto è alle porte. Ricorda con quali premesse cinque anni fa entrò a Palazzo Pilotti?
Pensavo di creare un ente efficiente coniugando quest’obiettivo con la cultura della solidarietà, che è poi io credo sia nel Dna del centrosinistra.
Sul primo punto, più che il sottoscritto, a parlare sono i tanti riconoscimenti ottenuti dalla Provincia, anche in sede internazionale, come nel caso del premio ottenuto a Lucerna, circa la forte qualità e innovazione che questa amministrazione ha saputo introdurre. Oppure la citazione tra le “buone prassi amministrative” che ne ha fatto il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, pure assai poco tenero verso tutto il comparto degli enti locali.

Nel campo della solidarietà?
Abbiamo racchiuso in uno slogan, “Provincia solidale”, il senso di un lavoro che ci ha posto all’avanguardia nel campo delle politiche sociali, delle politiche attive verso gli immigrati, i diversamente abili, il mondo del volontariato e dell’associazionismo presenti sul territorio. E siamo stati all’avanguardia anche nella gestione del servizio civile.

Pescara - Giuseppe De Dominicis

Quando è stata scritta secondo lei la pagina più importante di quest’esperienza?
Trovo forse difficoltà a indicare una circostanza precisa. In Provincia ho passato quindici anni della mia vita, prima da vicepresidente e poi da presidente. In tutto questo lungo arco di tempo ho incontrato migliaia di volti: di tutti conservo un ricordo straordinario.

Dall’alto della sua esperienza in materia urbanistica, quali aspetti, secondo lei, consegnano la cifra architettonica del territorio pescarese?
Secondo me, in un’area relativamente giovane come la provincia pescarese, il punto centrale è dato dal giusto dosaggio che deve esserci tra la qualità del costruito, in particolare dei nuovi insediamenti pubblici e privati, e il recupero rigoroso dei segni architettonici presenti.
Nel nostro caso, con il restauro a Pescara del conservatorio, del liceo scientifico di via Balilla e a Montesilvano con quello dell’ex colonia “Stella Maris” abbiamo provato a mostrare cosa voglia dire questo tentativo di sintesi.

Cos’è che fa ricco questo territorio dal punto vista culturale e naturalistico?
La presenza di un tessuto di piccoli comuni dal valore turistico e culturale ancora tutto da scoprire. Un patrimonio, ricco di tradizioni, di realtà museali a torto ritenute “minori”, che può diventare, in una provincia dove sono presenti ben due parchi nazionali (Parco nazionale del Gran Sasso e Parco Nazionale della Majella, N.d.A.) e che gode come dicevo prima della fortuna di essere la naturale porta d’ingresso dell’Abruzzo, quel valore aggiunto di cui si avverte il bisogno.

La Provincia di Pescara nel quadro regionale e nazionale.
La nostra è terra di cerniera tra il nord e il sud del Paese, e nello stesso tempo porta d’ingresso dell’Abruzzo intero, non fosse altro che per la presenza di tutte le principali infrastrutture di trasporto, come la stazione ferroviaria, il porto, l’aeroporto. In questo quadro Pescara deve potenziare soprattutto quell’offerta di servizi che ne ha fatto un punto di riferimento per un’area vasta.
Il Censis, qualche mese fa, ha inserito il Pescarese – unico caso assieme a Roma tra le province del centro-sud – nel novero delle aree italiane più avanzate, e ciò dopo aver soppesato ben 154 indicatori, di cui 114 di carattere socio-economico e 40 relativi alla struttura della finanza locale.
Ecco, tutti - istituzioni, imprese, forze sociali - devono impegnarsi per mantenere questo profilo alto che insieme abbiamo raggiunto.

Tra sostenitori e detrattori del ruolo istituzionale della Provincia, rispetto alle Regioni e ai Comuni, come vede il futuro di questo ente?
Dice il vecchio proverbio cinese che “mentre il saggio indica la luna, lo sciocco guarda la mano”.
Il saggio dice che occorre ripensare l’assetto istituzionale complessivo del Paese, lo sciocco grida alla riduzione del costo della politica, ma non dice che nelle province italiane, complessivamente, tra indennità di carica e quant’altro, assorbe la miseria dello 0,84% del totale dei bilanci. Il saggio dice che occorrono Regioni che gestiscano il meno possibile, facciano più programmazione e lascino invece più gestione agli enti intermedi come le Province, espressione pur sempre di un’area vasta e coesa, o a più diretto contatto coi cittadini, come i Comuni; lo sciocco agita davanti all’opinione pubblica il simulacro delle Province, ma si tiene ben stretti tutti quei centri di potere anomali che sono invece i tantissimi enti d’ambito, gli infiniti consorzi, le miriadi di partecipate di ogni ordine e grado, con consigli di amministrazione e direttori generali.
E con questo credo di aver espresso con chiarezza quale sia il mio pensiero.

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