La giovane scrittrice Lisa Pietrobon, autrice del libro “Se avesse avuto qualche certezza non sarebbe di certo la roccia che è ora” (Ibiskos Editrice), intervistata su Castelfranco Veneto per Comuni-Italiani.it
Scrittrice, ideatrice e direttrice della rassegna letteraria “Mal di Storie”. Chi è davvero Lisa Pietrobon?
Lisa, in verità, non è altro che una giovane donna impegnata a fare ciò che le è sempre interessato: creare le condizioni necessarie e migliori per divulgare informazioni di carattere culturale, facendo in modo di coinvolgere quegli organi, come ad esempio il comune di Castelfranco Veneto che, pur essendo attenti alla promozione di iniziative culturali, finora non hanno dato il giusto spazio e l’attenzione meritata a quel pubblico non attempato e bisognoso di una gestione del tempo libero e degli interessi diverso da come è sempre stato. La provincia, veneta o qualsiasi altra italiana (chiamata in causa da comuni caratteristiche socio-geografiche), pur essendo luogo fertile di idee e talenti, troppo spesso non presta attenzione ai “gioielli di casa”, costringendoli a infeconde peregrinazioni o al totale oblio.
Questo è ciò contro cui sto cercando di combattere e l’amministrazione di Castelfranco si è mostrata aperta e fiduciosa a una iniziativa che, già dal primo appuntamento, ha visto coinvolti molti giovani e interessati spettatori.
Il fatto di essere una scrittrice mi rende ovviamente più sensibile a certe problematiche che, in quanto giovane, mi riguardano da vicino. Il mio libro è stato vincitore di parecchi premi e il desiderio di presentarlo anche nella mia città ha dato origine al progetto della Rassegna Letteraria “Mal di Storie” che ha poi coinvolto altri sette scrittori emergenti.
Quali altre opportunità offre la città, in termini di arte e cultura, ai cittadini e ai visitatori?
La città, borgo medievale sorto in posizione strategica tra le province di Treviso, Vicenza e Padova è un luogo dalle molte potenzialità, sebbene ritenga che, storica fucina di talenti artistici, si potrebbe fare molto di più per sfruttare questo potenziale.
Le iniziative sono molte e i turisti, attratti dalla storia artistica castellana, sono sempre di più. Tra gli appuntamenti fissi devo ricordare una stagione teatrale ben curata e con grandi ospiti e una stagione della musica - supportata dalla presenza del rinomato conservatorio “A. Stefani” - altrettanto pregiata.
Il “Palio di Castelfranco Veneto”, che si svolge nelle prime settimane di settembre, è una manifestazione folcloristica che riporta la città agli antichi splendori medievali, organizzando giochi e situazioni tipiche dello storico passato.
Castelfranco è una città di artisti, tradizione inaugurata dal grande pittore Giorgione (la cui famosa “Pala” è custodita e visibile presso il Duomo) e vanta cittadini illustri come lo scomparso giornalista Giorgio Lago o il famoso violoncellista Mario Brunello, per non parlare dello scrittore Giorgio Saviane, finalista al Campiello negli anni ottanta.
Qual è, a suo dire, il simbolo che meglio rappresenta l’essenza della città?
Questa è una risposta difficile perché, probabilmente, ogni generazione avrà i suoi luoghi, monumenti e posti di riferimento. Personalmente, ritengo che il simbolo della città siano, ovviamente, le mura del castello da cui prende il nome appunto e il giardino che le circonda, sul quale si trova anche un monumento al già citato Giorgione. Poi, ci sono numerosi luoghi entrati a far parte dell’immaginario comune della cittadinanza, come il Pavejon, mercato storico ora sede di un bar, o il Parco Revedin-Bolasco, dimora attorniata da un meraviglioso parco e sede di monumenti dove spesso vengono ospitati concerti o kermesse estive.
Un motivo per cui andar fiera di essere castellana e uno per cui non esserlo.
Come ho già detto, Castelfranco è una città d’arte, culla di molte personalità di spicco e credo che questo possa essere un motivo di vanto per quanto riguarda la mia provenienza. Un motivo, invece, per cui non essere fiera del mio paese è, a costo di sembrare ripetitiva, la scarsa attenzione alle politiche culturali che rischiano di ripiegarsi su sé stesse diventando vecchie e obsolete, senza essere in grado di aprirsi ai nuovi modelli di relazioni sociali e senza essere in grado di catturare nuovi fruitori.
Pare che questa tendenza si stia sovvertendo e io non posso lamentarmi vista la fiducia riposta in me per quanto riguarda “Mal di Storie”. Per fare un esempio, Castelfranco non ha un circolo culturale indipendente perché sono state fatte pressioni affinché l’unico esistente sul territorio - un comune delle nostre dimensione deve fare i conti anche con i paesini di campagna che lo circondano - venisse chiuso.
Mi piacerebbe, da cittadina e da scrittrice, che le iniziative culturali potessero essere prese in maniere più libera e autonoma e non sempre dover passare al vaglio di una istituzione.
C’è un altro motivo che mi impedisce di godere a pieno della mia città, ovvero lo scempio che ha subito il territorio negli ultimi anni ad opera di un sindaco troppo impegnato a costruire palazzine spesso inabitate o in contesti non giustificabili, senza prestare attenzione invece alla costruzione di strutture di cui ci sarebbe stato realmente bisogno. Rimane il fatto che Castelfranco è una piccola città davvero bella e questo, agli occhi, dovrebbe bastare.
Quali sono tre buoni motivi per visitare Castelfranco Veneto?
Cibo, cultura e musica: credo che questi potrebbero essere tre buoni motivi per visitarla.
Cibo perché la zona offre un’ottima scelta di ristorazione e perché l’attenzione ai prodotti del territorio è di qualità. Il Radicchio di Castelfranco è una pietanza rinomata in tutto il mondo, ma anche l’industria e l’artigianato dolciario mantengo alto il buon nome della città.
Cultura, perché sebbene ci siano le difficoltà oggettive di ogni piccolo comune che si trova a fare i conti con le esigenze di una popolazione in continuo aumento, come ho già detto, Castelfranco è città d’arte e borgo medievale, posizionata al centro di una zona che consente facili spostamenti ai luoghi di maggiore interesse come Asolo, Treviso, Vicenza e le ville venete, nonché tutti i paesini di campagna che vantano, ognuno, una caratteristica particolare.
Musica che potrebbe rientrare nella categoria cultura ma qui occupa un posto particolare perché la presenza del conservatorio ci permette di godere sempre della presenza di musicisti di altissimo livello ed è un ambito al quale è prestata molta attenzione. L’offerta di concerti è davvero vastissima, sia in città che nella zona, dove operano anche aziende private che gestiscono appunto l’offerta musicale.
Qual è il suo ricordo personale più bello legato alla città?
Ce ne sono talmente tanti che non posso trovarne uno di particolare. Ci sono le domeniche adolescenziali con gli amici a scorrazzare per le vie, i pomeriggi di primavera distesa all’ombra di un albero, i giorni di rientro da viaggi lunghissimi in cui la mia città mi lascia a bocca aperta per la sua bellezza.
E’ che io, nonostante tutto, lo amo il mio paese e ne conosco ogni angolo, ogni via e forse, in fondo in fondo, è questo il bello dello stare in provincia.
Rovistando in soffitta trova una vecchia lampada polverosa. La strofina e d’un tratto, come in una fiaba, esce fuori il genio che vuole esaudire tre suoi desideri: l’unica condizione è che riguardino dei miglioramenti da apportare alla collettività locale. Cosa chiede?
Sono felice di potere, finalmente, dire la mia.
Vorrei delle strutture sportive adeguate al livello agonistico che hanno raggiunto, ormai da molti anni, le nostre squadre e dove potrebbero allenarsi tutti quei bambini che si affacciano allo sport.
Vorrei un circolo culturale dove poter gestire una programmazione culturale attenta alle esigenze dei più giovani e anche a quelle dei più anziani: un luogo dove possa regnare realmente la libertà di espressione e che sia una giusta alternativa al solito passatempo offerto da locali e bar.
Vorrei che la si smettesse di spendere i soldi della cittadinanza in inutili rotonde che invece di smaltire il traffico lo aumentano a dismisura. Vorrei che venissero destinati dei fondi alle politiche sociali e di integrazione. Vorrei una rete wi-fi gratuita, per lo meno nella biblioteca comunale.
Ecco cosa vorrei, ma forse non troverò mai il genio della lampada…
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