C’è una Sicilia per lo più sconosciuta, fatta di dolci declivi e sconfinati spazi verdi, lontana dal mare e - forse proprio per questa ragione - tagliata fuori dai circuiti turistici tradizionali.
Ė quella più interna, collinare, quella dove non si trovano certo i grandi alberghi, ma piuttosto piccole e accoglienti strutture che hanno il potere di farti sentire sempre come a casa tua.
A questa Sicilia appartiene Contessa Entellina, in provincia di Palermo: uno scrigno che racchiude paesaggi mozzafiato, tesori archeologici e naturalistici di rara bellezza.
Per una fruizione ideale consiglio di montare su una bicicletta, divaricare le braccia e librarsi in volo verso orizzonti dove è assai raro incontrare le automobili. Una sana pedalata fino al monastero medievale di Santa Maria del Bosco tanto per cominciare.
Il panorama che si può godere dal Monte Genuardo, dove l’abbazia è ubicata, ci ripaga senza dubbio della fatica fatta per giungere fin lì. Il monastero, circondato da un fitto querceto, in origine rappresentò un eremo per quanti nel silenzio e nella solitudine di queste valli coltivarono la propria fede. Nel quattrocento fu trasformata in abbazia e negli anni subì numerosi rifacimenti, fino a quando nel 1968 il terremoto che colpì la vasta area del Belice ne devastò una parte considerevole compresa la Cappella intitolata a Santa Rosalia, protettrice di Palermo.
La strada del ritorno costeggia la vecchia strada ferrata, che oltre un secolo fa fungeva da raccordo fra il capoluogo, Agrigento e Trapani, e percorrendola fino in fondo si arriva ai ruderi della vecchia stazione di Contessa Entellina: un mix di decori in stile liberty, ponti ad arco in pietra e piccole gallerie.
Il piccolo borgo medievale, noto ai suoi abitanti semplicemente come Contissa, deve il suo nome all’unione fra il vecchio toponimo di Comitissa con quello della vicina Entella, un tempo potente città degli elimi.
I resti di Entella sono stati rinvenuti negli anni ‘80 grazie ad una campagna di scavi condotta dalla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Una decina d’anni or sono fu istituita nei pressi del sito archeologico la Riserva Naturale della Grotta di Entella, interessante non solo sotto il profilo archeologico, ma anche sotto quello geologico e botanico.
Man mano che procediamo in salita verso ovest ritroviamo i ruderi del Castello di Calatamauro, che qualcuno fa risalire addirittura ai Saraceni, ma che certamente per la sua posizione strategica fece parte di un vasto sistema difensivo presente nella zona, a causa delle innumerevoli dominazioni che sul territorio si succedettero.
Riscendendo a valle dalla collina su cui si trova Castel Calatamauro ritroviamo le antiche vestigia di tre mulini ad acqua che contribuirono un tempo alla massiccia produzione di grano, che veniva trasformato in loco dai contadini di Contessa.
Per finire il nostro viaggio in una terra che sembra rubata ai romanzi di Tolkien, una curiosità di cui pochi sono a conoscenza: a Contessa Entellina si parla ancora l’arbereshe, la lingua degli antichi antenati albanesi. Pochi la sanno leggere né tanto meno scrivere, ma non è così inusuale che venga parlata in famiglia.
In occasione di alcune feste popolari e ricorrenze religiose poi, vengono ancora oggi indossati costumi tipici dai colori sgargianti, impreziositi con ricami e finemente decorati. Sono presenti, inoltre, sul territorio numerose chiese, come quella della Santissima Annunziata e San Nicolò, dove è ancora possibile assistere al rito bizantino.
Scrivi un commento
Per inviare un commento devi fare il login.