6 Maggio 2009

La città del Satiro e i suoi misteri

di Maria Salerno (Blog Mazara del Vallo. Alla Scoperta della nostra Italia)

Arco normanno in Piazza Mokarta

Arco normanno in Piazza Mokarta

A farla balzare sotto i riflettori di tutto il mondo è stato senza dubbio il ritrovamento, nel 1998, nelle sue acque di una statua bronzea di circa due metri e mezzo chiamata Satiro danzante. Fino a quel momento, infatti, Mazara del Vallo, in provincia di Trapani, era una località marinara nota soprattutto per l’attività della pesca, avendo il porto peschereccio più grande d’Italia e uno dei più grandi del Mediterraneo.

Da una decina d’anni or sono, invece, Mazara è anche e soprattutto la città del Satiro, opera di inestimabile valore artistico attribuita niente meno che allo scultore greco Prassitele. E’ stata esposta in tutto il mondo (dal Museo nazionale di Tokio al Louvre di Parigi, passando per Montecitorio e numerose esposizioni internazionali) e oggi è ospitata all’interno del Museo del Satiro danzante allestito nell’ex Chiesa di Sant’Egidio proprio nel centro cittadino.

Così una città a forte vocazione marinara, con ben altre tradizioni alle spalle, si è ritrovata meta di appassionati d’arte provenienti da tutto il mondo. Ma prima del Satiro, cos’era Mazara?

Innanzitutto era (e lo è ancora) l’unico comune italiano con una vera e propria casbah, ossia un quartiere arabo, ospitando la comunità magrebina più numerosa nel nostro Paese, da 25 anni immigrata nella città trapanese e che ha trovato impiego principalmente nella marineria (la maggior parte, infatti, lavora a bordo dei pescherecci).
Mazara dista appena duecento chilometri da Tunisi - quindi rappresenta un facile approdo per la popolazione africana - ma l’insediamento di una comunità così numerosa in questa terra è certamente dovuto anche all’aspetto arabo che, nei secoli, la città ha conservato pressoché immutato.
Il suo centro storico, infatti, è fatto di cortili e viuzze tortuose in perfetto stile arabo e sopravvive, antistante la porta del Castello normanno, la Piazza Mokarta, intitolata al generale arabo sconfitto da Ruggero I.

Oltre a queste arabe, la città reca numerosissime testimonianze della dominazione normanna: la Cattedrale del Santissimo Salvatore (sorta al posto della precedente moschea), l’arco normanno (che è ciò che rimane del poderoso castello che dominava il centro della vita cittadina e che rappresenta tutt’oggi il simbolo della città), la chiesetta di San Nicolò Regale e la chiesa di Santa Maria delle Giummare.

Da non dimenticare che la città è devota a San Vito, la cui statua si trova in un punto del paese sotto il quale si dice alberghi un minaccioso vulcano sottomarino. La statua starebbe lì per fungere da “tappo”.
La devozione dei mazaresi per questo santo si esprime nella famosa celebrazione del 15 di giugno. Si tratta  di una suggestiva processione condotta sul mare con tutte le barche che vanno al seguito del santo. Una volta giunte al largo, le barche, si svuotano dei fedeli che si tuffano e tutti insieme fanno il bagno.

Mazara è altresì terra di un mistero ancora insoluto, quello dell’omu cani. Tra il 1940 e il 1973 si aggirava per le strade del paese un barbone che diceva di venire dall’Africa e dormiva presso i ruderi del castello normanno. Veniva chiamato “uomo cane” e alcuni lo associano al famoso scienziato Ettore Majorana, scomparso nel 1938 in circostanze misteriose. A suffragare questa ipotesi sarebbero le testimonianze di alcuni mazaresi che hanno avuto occasione di parlargli, ricavandone l’impressione che fosse uomo di scienza per le conoscenze matematiche che sembrava possedere, oltre che per il linguaggio che utilizzava.
Sono numerosi gli studi su questo argomento e magari un giorno, come il Satiro emerso dalle acque, verrà alla luce anche la verità sul più grande mistero di Mazara del Vallo.

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