Pordenone è uno dei quattro capoluoghi di provincia del Friuli-Venezia Giulia, ed è una gemma di inestimabile valore incastonata negli scenari del ricco Nord Est. Conta poco più di 50.000 abitanti, ma ha da offrire a una famiglia tutto quello che si richiede ad una città, tenendo fuori quelli che sono i problemi. La criminalità non esiste (se non per sporadici episodi), il clima non è sfavorevole, lo smog non è ancora un’emergenza. Quasi tutto funziona a dovere. Se in più si conta che è a un passo da Austria e Slovenia, oltre che da Venezia e da svariati scenari di interesse storico, davvero si comprende la bellezza e la fortuna che Pordenone ha!
La nascita della città si perde tra quella dei comuni medievali, anche se i primi insediamenti vengono fatti risalire addirittura all’epoca romana, quando la zona abitata era quella dell’attuale borgo di Torre, nella parte alta del corso del Noncello. Proprio dal fiume che l’attraversa, la città prende il suo nome: anticamente era difatti Portus Naonis, ovvero “porto sul Noncello”.
Da subito Pordenone dimostrò una certa peculiarità che la distinse dagli altri borghi che crescevano in quel tempo. Ad esempio, invece che essere da un punto di vista amministrativo parte del Friuli, Portus Naonis apparteneva al sovrano di Boemia e, dal 1278, agli Asburgo. Ma fu solo una parentesi, perché presto (dal 1508 prima, ma dal 1537 in maniera definitiva), divenne parte della Serenissima.
La dominazione degli Asburgo, però, diede vita a quella che nei secoli sarà l’anima di Pordenone, perché crebbero attività che col passare degli anni sarebbero diventate fondamentali nella vita del paese: mulini, botteghe di ceramica e oro, cartiere e addirittura studi notarili. Per rendere un’idea dell’impronta asburgica rimasta impressa su Pordenone, basti pensare che il Mulino è ancora attivo, e irrora una buona fetta del nordest di prodotti della macinazione. Questo “boom” economico e l’ottima posizione geografica giustificano ampiamente l’interesse delle dinastie dominatrici. Infatti la dominazione da parte della Repubblica Serenissima fu solo una parentesi tra le due dominazioni Asburgo prima di passare, definitivamente, ai Savoia nel 1866.
La produzione industriale di Pordenone conobbe un ulteriore incremento a partire dal 1888, quando la città venne munita di energia elettrica, facendo girare a mille l’industria del cotone. La Grande Guerra, però, ebbe un effetto devastante sui cotonifici, che vennero saccheggiati dalle truppe austriache che, nella razzia, distrussero anche tutti i macchinari, arrecando danni “non quantificabili”, come dissero al tempo gli amministratori. La Crisi del ’29 e la Seconda Guerra Mondiale fecero vivere un periodo nerissimo a Pordenone, dove c’era il timore di non riprendersi più.
Fu Lino Zanussi, valorizzando l’industria fondata dal padre Antonio nel 1916 a dare l’incipit. La sua piccola fabbrica di stufe (la “Zanussi”, appunto) servì notevolmente a rilanciare l’economia pordenonese, e, più in generale, quella di tutto il nord-est. Sull’onda lunga del boom economico degli anni ’50 Pordenone si arricchì ulteriormente e, dal 1968, le venne assegnato lo status di capoluogo di Provincia. Negli anni a seguire la “Zanussi” diventò leader del settore (basti pensare che nel 1984 fu addirittura sponsor nelle maglie del Real Madrid) e si impose anche a livello europeo. Poi venne inglobata dall’Electrolux.
In tema di vita mondana Pordenone non può certo essere annoverata tra le “big”, ma ogni anno è protagonista di due eventi che portano in città artisti e spettatori da tutta l’Europa: stiamo parlando delle manifestazioni “Pordenonelegge” (che si tiene in settembre) e “Le Giornate del Cinema Muto” (ottobre).
Pordenonelegge, seppur più giovane dell’altra kermesse, l’ha in brevissimo tempo scalzata dal primato in quanto importanza. Iniziata nel 2000, ha portato in città autori del calibro di Luis Sepulveda, oltre a massime autorità nel campo della filosofia come della scienza (Margherita Hack), politologi (quali Magdi Allam), politici e quant’altro. La grande particolarità di questa kermesse è che non si tiene in un posto preciso e prestabilito di Pordenone, ma coinvolge svariati luoghi in tutta la città, che per l’occasione si tinge di giallo tra striscioni, manifesti, tende e staff.
Per quanto concerne invece Le Giornate del Cinema Muto (“Silent Film Festival”), si può dire che la manifestazione si tiene ininterrottamente dal 1982. Durante questi anni il “Muto” si è sempre svolto a Pordenone, salvo nel periodo 1999-2006, durante il quale, per motivi legati alla ristrutturazione del Teatro Verdi, si svolse nella vicina Sacile.
Pordenone, come tutte le piccole realtà provinciali, si è sempre accodata alle novità sorte nelle grandi metropoli, ma in qualche occasione si è distinta dominando la scena dalla prima fila e risultando di conseguenza come un paese pioniere e all’avanguardia. E’ il caso, ad esempio, della nascita della cultura punk. Dopo Detroit, fu la volta di Londra, che importò le nuove sonorità in Europa. In Italia ci pensò Pordenone a far conoscere la nuova cultura emergente, grazie al “The Great Complotto”. Restando sempre in tema di pionierismo, Pordenone potrebbe inoltre essere a breve il primo comune italiano a irrorare tutto il centro cittadino con la tecnologia wireless.
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