Questo “strano” paese del meridione italiano, Montenero di Bisaccia, merita veramente di essere raccontato. Posto in cima ad una grande collina, è una bella località turistica, grazie alle estese strutture sviluppatesi nell’attiguo mare, ma è anche un punto di partenza per le escursioni montane, dato che a pochi chilometri iniziano le impegnative montagne abruzzesi.
Per raccontare vita, morte e miracoli di Montenero basta seguire i cardini fondamentali di ogni piccola realtà italiana che si rispetti: le tradizioni religiose, il paesaggio naturalistico e, dulcis in fundo, le prelibatezze culinarie.
Partiamo dall’aspetto religioso perché, si sa, in Italia il Cristianesimo affonda le sue radici nei secoli più remoti. Le quasi 7000 anime che popolano la cittadina sentono in maniera forte il culto dei Santi. La celebrazione più importante è quella della Madonna della Bisaccia, celebrata il 1° maggio di ogni anno. Seguono le venerazioni dei Santi Matteo e Paolo.
Ma il vero evento religioso (per il quale nutro, a prescindere da tutto e tutti, un’infinita ammirazione) è il presepe vivente. A Montenero la rievocazione della nascita di Cristo diventa un manuale antropologico per capire le usanze dei suoi abitanti e vi si possono scorgere addirittura gli antichi mestieri, realmente svolti fino a qualche decennio fa. A giudicare dalle attuali rappresentazioni, sembra che tra i più diffusi ci sia stato quello del ceramista e del calzolaio.
Il vero valore aggiunto del presepe, che annualmente richiama visitatori da tutta Italia, sono le grotte arenarie appena sotto il borgo. Già utilizzate dagli autoctoni durante le invasioni barbariche come rifugio, sono state sapientemente coreografate per l’evento natalizio con suggestivi effetti.
Esco a malincuore dalla scenografia del presepe per proiettarvi, con l’immaginazione, nel centro abitato e più antico della città. Avvicinandosi, spicca per altezza l’alto campanile della chiesa centrale, ben al di sopra del borgo.
Passando alla parte naturalistica, la lunga estensione territoriale del comune lo proietta fino al vicino mare. Il breve tratto litoraneo ha un nome assai pittoresco: la Costa verde. Anch’io credevo inizialmente che tale denominazione fosse dovuta a qualche effetto ottico che riserva il mare, ma in realtà il motivo di tale appellativo è più banale: nell’immediato entroterra c’è una fitta e lunga pineta, in pieno stile abruzzese-molisano.
Ora eccoci giunti alla parte più “appetibile”! La città si distingue per un insaccato del tutto particolare, ossia la Ventricina di Bisaccia. Ciò che la distingue dagli altri salumi è il particolare taglio di carne suina di cui è fatta, oltre alle spezie che vengono utilizzate. Le trattorie ne offrono in gran quantità.
Ai turisti viene anche servito un primo piatto dal nome anch’esso particolare: cuzzutilli. Si tratta di un tipo di pasta fresca, lavorata a mano e dalla forma leggermente allungata, condita proprio con la Ventricina.
E poi c’è l’olio. Entrando in città, ci si imbatte nel cartello con la scritta “Città dell’olio”: infatti l’olivo è una delle importanti colture del territorio, tanto da aver favorito la nascita di molti frantoi a conduzione familiare e l’olio che vi si produce è veramente buono, parola di produttore!
Nel complesso, quindi, se la cittadina è vittima delle solite lacune del meridione, come il poco lavoro e le economie di scala limitate, c’è un certo vigore intellettuale e tanta voglia di affermare il proprio passato. Molto divertente è leggere i detti popolari monteneresi che i cittadini inseriscono in siti tematici. Addirittura hanno dato vita al primo ebook di canti popolari in Italia.
(Foto di Butred77 in licenza GFDL)
Scrivi un commento
Per inviare un commento devi fare il login.