Ho percorso l’autostrada A26, il tratto che da Gallarate porta a Genova, in un giovedì di luglio.
Il sole brillava nel cielo e l’asfalto che emanava calore era libero da qualsiasi ingorgo. Accanto a me c’erano solo campi immensi che venivano bagnati da lunghi irrigatori che in senso orario si muovevano rinfrescando il verde sottostante. Ad ogni metro il paesaggio cambiava. Le verdi distese si alternavano a gialli campi di girasoli e a distese di risaie con le mondine nel mezzo che vi lavoravano e ancora campi di grano e alberi che costeggiavano l’autostrada. Poi iniziavano a intravedersi dei paesini in lontananza con tutte le case vicine e pian piano superavamo i castelli presenti in alcuni di questi posti. Potevo godermi in pieno il paesaggio dato che non ero io il conducente e con lui potevo commentare tutto ciò che vedevo!
Percorremmo una serie di gallerie che mi riportarono alla memoria la mia infanzia. Ognuna di esse ha un nome diverso e io e i miei fratelli giocavamo a chiamarci con quei nomi, a volte strani, mentre i miei genitori davanti sorridevano alle nostre fantasie.
Dopo un’ora e quaranta minuti arrivammo ad Albissola Superiore in provincia di Savona in Liguria. Eravamo provvisti di frigo da viaggio, quelli rigidi che si usavano una volta, carichi di frutta, pomodori e acqua. Ci fermammo in un supermercato del centro per comprare dei panini che avremmo mangiato in spiaggia. Con più esattezza devo dire che ci fermammo ad Albisola Capo o Il Capo che altro non è che una frazione di Albisola Superiore e che un tempo costituiva un comune a sé. Tra le altre cose scoprimmo che una parte di Albisola si trova sotto il livello del mare, seppur di pochi metri. Ci risultò curioso e affascinante tale informazione.
Iniziammo a passeggiare per il lungomare scoprendo che un ponte divide Albisola Superiore, dove ci trovavamo noi, ad Albissola Marina che è un altro comune limitrofo. Proseguimmo per via Colombo nella zona più vecchia de Il Capo, percorremmo la pavimentazione a beole e sotto l’ombra degli edifici e case antiche cercammo un po’ di ristoro. Le case sono quelle tipiche delle zone di mare e vedemmo diverse spiagge attrezzate sia a pagamento che… libere, quelle che servivano a noi!
Nell’aria si respirava un buon odore di fritto misto, che voglia di pesce!! Ogni volta che andiamo al mare non vediamo l’ora di mangiare del buon pesce d’acqua salata… Comunque oltre alla fame che cominciava a farsi sentire notammo diverse zone ricche di verde, anche se piccole vi erano parti adibite per il gioco dei bambini e un po’ di erba per sdraiarsi sotto gli alberi.
Le case ristrutturate e le ville di un tempo ci resero la passeggiata del lungo mare ancora più affascinante. Le spiagge erano affollatissime ma resero il percorso nella cittadina più piacevole. Mentre camminavamo notammo una serie di biciclette tutte uguali, leggemmo il cartello e scoprimmo che era possibile prenderle gratuitamente se in possesso di una tessera, probabilmente rilasciata dal Comune.
Ritengo che sia un’ottima iniziativa che incentiva l’utilizzo di mezzi ecologici per il trasporto al posto della macchina!
Continuammo la nostra piccola avventura per Albisola fino a giungere al Museo della Ceramica; è importante sapere che sia questo Comune che Albissola Marina sono famosi per la lavorazione delle ceramiche, delle splendide ceramiche direi… e dopo una dovuta visita ai vari negozietti ci ritrovammo ad osservare da lontano la cupola della Chiesa di Santa Stella Maris, ossia Stella del Mare, dove la statua della Madonna vigila dall’alto sul comune.
Passeggiammo ancora un po’ per Albisola Superiore sino a goderci un “meritato” riposo lungo la spiaggia libera del Comune e trascorremmo lì il resto della giornata fino a quando giunse per noi il momento di ritornare verso casa.
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