30 Gennaio 2010

Divertirsi come una volta per non dimenticare chi si è stati

di Maria Salerno (Blog San Salvatore di Fitalia. Racconti di Viaggio)

San Salvatore di Fitalia

San Salvatore di Fitalia

Una gita sul finire dell’estate. La meta scelta è un paesino arroccatissimo sui Nebrodi, di quelli che a stento figurano sulle cartine geografiche. Prima di arrivare avevo immaginato strade silenziose, quasi deserte, un posto immerso nella calma meditabonda della montagna. Invece, inaspettatamente c’è fermento in paese. Per le strade del centro tutti si muovono con concitazione. Siamo a San Salvatore di Fitalia in Provincia di Messina, piccolo centro adagiato su una collina che domina l’omonima vallata di Fitalia.

Giunti nel paese, io e i miei amici, non facciamo fatica a cogliere una sorta di atmosfera d’attesa, mista a entusiasmo per qualcosa che è lì lì per accadere. Scopriamo che i fitatesi (nemmeno duemila anime), attraverso veri e propri comitati, lavorano, per mesi, alacremente, all’organizzazione dei festeggiamenti che coinvolgono oltre al loro piccolo comune anche i paesi limitrofi.

Non si tratta di una sagra o di una festa religiosa o di una fiera di paese, come ce ne sono tante in tutta Italia - ci spiegano con orgoglio - quanto piuttosto di un insieme di feste che si svolgono durante l’intero arco di settembre, volte a coniugare un’intensa spiritualità alla voglia di divertirsi e rinsaldare le comuni origini paesane, grazie ad una tradizione sempre viva.

Protagoniste dei festeggiamenti le diverse contrade del paese: Contrada San Antonio Mallina, Contrada Sant’Adriano, Contrada Grazia e Contrada Bufana. Tutte fanno a gara per realizzare gli eventi più belli, che possono andare da una gara all’ultimo spaghetto, al torneo di briscola e tressette. Non mancano i concerti per il pubblico più giovane e gli immancabili fuochi d’artificio che, come in tutte le migliori tradizioni paesane che si rispettino, concludono le serate di festa.

L’aspetto, tuttavia, che più di ogni altro contribuisce a creare quell’atmosfera di goliardico divertimento, capace di coinvolgere anche il più discreto dei visitatori di passaggio - fosse siciliano come me o anche altoatesino, non fa molta differenza - è quello relativo ai giochi. Giochi semplici come il tiro alla fune o il gioco di “pignateddi” che riportano indietro nel tempo, a un godimento genuino, pieno di disincanto, quando il divertimento era fatto di queste semplici cose e stare insieme agli amici era ciò che contava di più.

Passeggiando per le strade del centro storico di impianto medievale, respiro un’atmosfera antica, ovunque si promana il sapore di cose che furono, complici le case rurali, la splendida chiesa Madre, la chiesa dell’Assunta e quella di San Calogero Eremita, patrono del paese di cui si venera il culto, tra le testimonianze più ricche della storia del paese.

Ci spostiamo dal centro, per andare alla Rocca di Pietra Giuda. La Rocca rappresenta il ricordo di un antico insediamento ebraico, prima che il paese fosse conquistato dai Normanni, e sorge su un monte non molto lontano dal cimitero. A quel punto una puntatina alla Torre del Capitano è d’obbligo! La datazione della sua edificazione è incerta (alcuni la vogliono di epoca romana, altri la fanno risalire al periodo saraceno). E’ posta sulla sommità di un’altura e oggi è ridotta a poco più di un rudere, mentre un tempo svolgeva una funzione importante, vale a dire quella di individuare le possibili incursioni nemiche e arginarle anzitempo.

Con difficoltà, vedendo le strade del paese in festa, riesco a immaginare quello che da lì a pochi giorni tornerà ad essere questo paesino. Avvolto dal religioso silenzio della montagna, San Salvatore assume una fisionomia nuova. “Deve tornare - mi dice una vecchiarella, mentre posiziona le fioriere fuori dalla finestra - a passeggiare per queste stesse strade a festeggiamenti conclusi: può regalare un’emozione nuova”. “Quale?” Domando io. “Quella della pace e della calma serenità dei boschi”.

(Foto di Gabriella Desogus per gentile concessione)

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