Lo scrittore Andrea Saviano, autore del libro “Nei panni di mia moglie” (Editrice Nuovi Autori), intervistato su Bassano del Grappa per Comuni-Italiani.it
Un talento poliedrico che spazia dall’illustrazione alla letteratura, passando per il giornalismo ed il management. Come coniuga questi aspetti, all’apparenza contrastanti, nel suo percorso artistico?
Tutte le attività che svolgo (sia artistiche che lavorative) sono accumunate da due elementi: il metodo e la creatività. Molti miei scritti o disegni (mi ritengo un disegnatore, non un pittore) nascono spesso dal voler sperimentare nuove tecniche o confrontarmi con lo stile dei “maestri”; in fin dei conti si tratta degli stessi principi alla base del miglioramento continuo che diffondo con la mia professione, il cosiddetto “approccio ingegneristico”. Tuttavia questa “estrosità” costituisce anche una sorta di “maledizione”. Il pubblico e gli editori amano chi s’inserisce all’interno di un genere letterario, io invece amo raccontare delle storie; come i pittori risento piuttosto del mio stato umorale.
Potrei asserire che nasco come autore letterario a 3 anni, cioè quando seguendo mia sorella durante le lezioni private per entrare alle elementari anticipatamente, imparo a scrivere e comincio a fermare sulla carta le storie da raccontare a mia sorella per farla addormentare (nonostante avesse 3 anni più di me, aveva paura del “mostro che vive sotto il letto”). Tuttavia la vera svolta è stata nel 2006, perché quell’anno ho conosciuto mia moglie ed è stata lei a spingermi prima verso la pubblicazione e poi a partecipare ai concorsi letterari, perché io ho sempre preferito l’essere letto a l’essere pubblicato (il cosiddetto Vanity Press) ed è per questo motivo che, ancora oggi, veicolo attraverso il mio sito personale i miei lavori.
Se in un suo libro dovesse presentare Bassano del Grappa, cosa scriverebbe?
Sto proprio lavorando a un giallo (pieno di elementi esoterici) ambientato a Bassano. Spero di terminarne la stesura per il 2010. Per scelta l’ho voluto ambientare in un “indesiderabile” futuro urbanistico in cui la città è stata scelleratamente deturpata dalla speculazione. A mio avviso non c’è niente di peggio per una città della mancanza di una propria identità storica.
Io sono nato a Chioggia, una città con una radicata identità e unicità. Bassano, attualmente è molto divisa tra ciò che è sempre stata e ciò che vorrebbe diventare, ma non credo che i grattacieli e i centri commerciali potranno rivelarsi come punti di forza del tessuto urbano. Una viabilità a misura di bici e di pedone li vedrei molto più moderni che dei palazzoni di oltre venti piani. Chi viene a Bassano, ci viene per l’arte, la cultura, il paesaggio non per un improponibile skyline in stile Manahattan.
Cosa ha da offrire Bassano del Grappa, in termini di opportunità culturali, a chi come lei coltiva una passione artistica?
Segnalerei innanzitutto il programma di “Opera Estate” per le prestigiose presenze e la completezza, poiché spazia in tutte le espressioni dell’arte. Aggiungerei il programma di attività teatrali e operistiche invernali e, se non bastasse tutto ciò, le librerie bassanesi offrono spesso l’opportunità di conoscere i principali autori letterari, attraverso l’organizzazione di presentazioni delle novità librarie.
Infine, ogni fine settimana, la città offre il proprio centro storico per delle interessanti manifestazioni in piazza o presso i palazzi adibiti a sedi espositive.
Per quanto concerne i circoli culturali, anche a Bassano, come altrove, risultano un po’ chiusi su sé stessi, ma questo conferisce a loro e ai loro membri quel sottile fascino che da sempre ha reso seducenti le logge massoniche.
Qual è il luogo della città che preferisce?
Non esiste un luogo prediletto, piuttosto amo passeggiare transitando per quelli che definirei i “mirini ottici” della città. Luoghi da cui si gode una particolare visuale del panorama della città o della vallata (tra questi e a buon diritto il terrazzino di casa mia, anche se non lo inserirei in una guida turistica).
Dovessi dare dei consigli: lo specchio d’acqua ai piedi del ponte ligneo del Palladio è molto ameno; lo spiazzo prima di via dei Martiri apre una bella visuale sulla Valsugana; il ponte Diaz offre una stupenda vista della città; lo spiazzo di fronte alla chiesa di Sant’Eusebio, nell’omonima frazione, permette una visuale di Bassano senza uguali; Villa Angarano-Michiel da sola giustificherebbe un viaggio fino a qui.
Infine, ultima solo per ordine di elencazione, aggiungerei la pala di Jacopo da Ponte nella chiesa della Trinità, perché oltre ad essere un’opera ben riuscita, ha un effetto cromatico molto azzeccato e particolare.
Quali sono, a suo dire, i simboli che meglio rappresentano l’essenza della città?
Senza alcun dubbio il ponte palladiano degli Alpini identifica Bassano del Grappa e viceversa, una sorta di anello nuziale tra la città e gli alpini. Bassano e il cappello con la piuma sono un connubio irripetibile altrove e le varie amministrazioni non si son mai tirate indietro per proporre la città come luogo d’accoglienza di raduni nazionali o regionali. Questo però non significa che Bassano sia solo una città per vecchi nostalgici della leva alpina.
Il centro, di sera, è sempre pieno di comitive di giovani intente a conversare piacevolmente, con in mano il tipico spritz. La città, inoltre, lega il proprio nome anche al tipico distillato locale: la grappa e, per gli amanti dell’acquavite, le grapperie storiche offrono non solo l’occasione di effettuare delle degustazioni, ma anche quella di vedere come avviene il processo di separazione delle varie frazioni alcooliche.
Se poi si amano le tradizioni, il circondario offre eventi quasi unici come “la partita a scacchi viventi” di Marostica, “la colonna della cucagna” a Cartigliano o “la pessotta” di Nove, “Il ballo del millennio” di Bassano.
Quali sono tre buoni motivi per visitare Bassano del Grappa?
I tre principali motivi per visitare la città di Bassano del Grappa sono indubbiamente il cibo, per l’alta qualità dei prodotti locali (formaggi, ortaggi, vini, salumi e via discorrendo), la storicità del territorio non solo dal punto di vista artistico e culturale (musei, mostre, rassegne), ma anche per gli eventi storici che qui si sono svolti (dall’epoca paleolitica, fino ai giorni nostri), la vivacità della città che offre iniziative con una continuità che ha pochi pari in Italia.
Un forestiero le si avvicina per strada e le chiede un suggerimento per un itinerario turistico cittadino. Dove lo indirizza?
La città conserva quasi tutto il suo patrimonio artistico-culturale all’interno del centro storico (l’anello delle mura) ed è da lì che farei cominciare il percorso esplorativo. Lo farei partire sicuramente dalla chiesa dell’Ossario e da lì, lungo via Verci, fino alla zona delle piazze (piazza Libertà con la chiesa di san Giovanni e il municipio, piazza Garibaldi con la chiesa di San Francesco, il museo civico e palazzo Agostinelli, via Jacopo da Ponte con i negozi e soprattutto le librerie); da qui lungo via delle Fosse li farei andare fino al monumento al generale Giardina per rientrare all’interno delle mura in corrispondenza di via dei Martiri.
A quel punto li farei puntare al castello e al duomo e da lì, scendendo verso il Brenta, li farei transitare sul ponte degli alpini. Una volta oltrepassato il fiume, una capatina per visitare la chiesa della Trinità. Quindi li farei tornare a ritroso per visitare il museo degli alpini, palazzo Strurm e il museo Remondini. A quel punto, ritornando verso le piazze, una visita ai negozi di via Roma, dove potrebbero visitare la mostra di turno allestita nella chiesetta dell’Angelo.
Tornati al punto di partenza, suggerirei loro di prendere l’auto o meglio ancora la bici per visitare le bellissime ville storiche, con particolare riguardo alla villa palladiana Angarano-Michiel presso la frazione di san Eusebio (dove c’è anche una chiesetta particolarmente interessante), villa Ca’ Rezzonico, villa Giusti, villa Campostella, villa Cà Baroncello e villa Cà Erizzo. Infine, per gli amanti della letteratura come me, consiglierei una visita alla frazione di Campese dove c’è la tomba di Teofilo Folegno.
Qual è un motivo per cui andar fiero di vivere a Bassano del Grappa e uno per cui non esserlo?
Nato a Chioggia e un cognome che tradisce origini napoletane, il mio albero genealogico si dirama lungo tutta l’Italia peggio di una gramigna (dopotutto è l’erba cattiva che non muore mai), cosicché m’è difficile dire d’essere orgoglioso di appartenere ad una città piuttosto che ad un’altra; al contrario è l’insieme che mi rende nel suo totale fiero d’essere ciò che sono: un italiano.
Per quello che riguarda invece le pecche di Bassano, forse la cosa mi viene più facile perché balza all’occhio anche a un “turista per caso”: c’è una scarsa sensibilità al territorio, visto nella sua accezione più ampia (urbana e urbanistica). La città sembra troppo concentrata ad apparire piuttosto che essere, legata com’è a concetti troppo vicini alla speculazione, mentre nei secoli ciò che l’ha resa centro d’aggregazione è stato lo stretto legame tra territorio e persone.
Una città e un territorio quindi in grado di offrire molte opportunità a chi nutra ambizioni, ma una competizione a volte spietata che lascia poco spazio alla solidarietà (la carne è forte, ma lo spirito è debole).
Qual è il suo ricordo personale più bello legato alla città?
Ovviamente, il ricordo più bello a questa città non può che essere il fatto di averci conosciuto mia moglie. Sono diventato bassanese d’adozione proprio a seguito del matrimonio. Diventa così quasi comico dover raccontare dei luoghi a cui sono legato, perché sono: un supermercato, un bar, una gelateria, un fiorista, un cinema. Insomma luoghi in cui è sbocciata, cresciuta e tutt’oggi si dipana la mia vita a due.
Riferimenti:
Sito web: www.webalice.it/saviano.andrea
1 commento a “La città del ponte degli Alpini”
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Integrazione: si precisa che Andrea Saviano è anche autore di “Imago mortis. Un’esca per la regina nera” edito da “Gruppo Albatros - Il filo”