Funes è un comune della provincia autonoma di Bolzano ed è anche il nome con cui viene chiamata la valle, appunto Val di Funes, in mezzo alla quale scorre l’omonimo rio.
Andai in questo splendido posto l’estate scorsa, accompagnata dal mio ragazzo che, come me, adora la montagna e fare delle lunghe escursioni in mezzo ai boschi.
Devo ammettere che la Val di Funes è uno dei luoghi che si presta molto a questo tipo di “avventure”. La valle è molto estesa e si ramifica tra Bressanone e Chiusa, fino a giungere all’ultimo centro abitato che è Santa Maddalena, luogo quest’ultimo che divenne la nostra base per due giorni.
Tutta la valle è incantevole, tra i prati di malga in fiore e i boschi di conifere si estendono le Odle, che altro non sono che i tanto narrati “monti pallidi” che con la loro imponenza sembrano proteggere la valle. Proprio per questo motivo le Odle sono il simbolo di Funes. Anche nel suo stemma, infatti, sono rappresentate tre cime bianche su uno sfondo azzurro.
Come dicevo, noi alloggiammo a Santa Maddalena, anch’esso un piccolo paesino in mezzo al verde. Trovammo un posto pittoresco per albergare. Capivamo poco quello che diceva la proprietaria in quanto parlava con una forte cadenza austriaca, ma questo per noi fu motivo di divertimento, il capire “Roma per Toma” fu una specie di “valore aggiunto”.
Ovviamente, anche in questa parte della provincia c’è una chiara influenza austriaca e anche qui, come nelle altre zone circostanti, sembra di essere all’estero più che in Italia. L’aria che si respira è diversa, non solo perché è splendidamente più pulita rispetto a quella di città; mi riferisco piuttosto al loro modo di vivere, di costruire gli edifici, di comportarsi. È diverso. Non so come spiegarlo, bisogna andare a vedere e viverla.
Le nostre giornate si svolgevano alla scoperta della valle durante il dì e all’insegna del riposo e del relax la sera. Le escursioni da fare sono diverse, dalle più semplici alle più impegnative, ognuna con una caratteristica differente e non bisogna dimenticare che questa è una delle valli in cui Messner, il grande alpinista, imparò ad affrontare e a conoscere le Alpi.
Durante le nostre scampagnate, ci imbattemmo non solo in giovani come noi ma anche in persone di una certa età con tanta voglia di vivere la natura e la bellezza del luogo; quello che più ci colpì fu la quantità di famiglie con bambini che affrontavano i sentieri. Molto bello!
La partenza dall’alloggio è stata sempre molto “mattutina” ma, quando arrivavamo ai rifugi, venivamo ripagati dalla “albeggiante sveglia”. Arrivammo dapprima al rifugio Genova, che si trova a 2.306 metri e segna il confine tra la Val di Funes e le valli dolomitiche ladine. Il riparo venne costruito nel 1898 e, quando vi giungemmo, potemmo ammirare uno spettacolo indescrivibile: ci trovavamo tra il Gruppo delle Odle e il Sass Putia. Realmente meraviglioso!
Devo ammettere che a quel punto ero un po’ stanchina; tuttavia, dopo una breve pausa e una bella bevuta ci siamo rimessi in cammino. Prima però abbiamo comprato una cartolina del rifugio e l’abbiamo timbrata in ricordo del luogo visitato e della quota raggiunta.
Riprendemmo il percorso sino ad arrivare al Sass de Putia, a 2.875 metri. Una mazzata ma… che spettacolo da lassù!!!
Ritornammo a Santa Maddalena prima che scendesse il buio e decidemmo di andare in giro per il paesino. Tra salite e discese arrivammo alla chiesa del paese. Questa non solo è molto bella ma anche antica e una signora, seduta sulla panchina fuori dalla parrocchia, ci svelò che, lo stesso luogo in cui oggi ammiriamo l’edificio, un tempo era un luogo di culto preistorico dove si offrivano sacrifici alle divinità pagane. Entrammo ad ammirare il suo interno scoprendo che è improntato sullo stile barocco.
La chiesa di Santa Maddalena ospita, in un pezzetto di verde nel recinto della struttura, un piccolo cimitero. Lo trovammo suggestivo. Da vedere!
Passeggiammo ancora un pò nel verde di Santa Maddalena, infine ci dirigemmo verso il meritato riposo e una buona cena.
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